HR al centro della Human data transformation
Per innovare la gestione delle Risorse Umane bisogna spiegare il cambiamento in corso e illustrare ai responsabili HR i vantaggi di tecnologie avanzate come l’Intelligenza Artificiale (AI) applicata a questo ambito. Nasce con questa esigenza l’incontro HR Trend Talks organizzato a Torino da Skylab Italia (TeamSystem Company) e In-recruiting (Gruppo Zucchetti).
“Il mercato è più avanti rispetto alle competenze digitali delle persone. Già oggi ci sono tecnologie adeguate, ma c’è un divario tra l’offerta e le competenze di coloro che poi si occupano di gestire le risorse umane. Serve tanta formazione, già solo l’organizzazione di pratiche come lo Smart working impongono l’uso di tecnologie di questo tipo”, ha spiegato Fulvio Talucci di TeamSystem.
“Al centro c’è la Human data transformation: la persona è l’elemento chiave e da qui si analizza come i dati relativi al singolo soggetto possano essere utilizzati al meglio. Grazie alla tecnologia si possono ottenere dati certi e quindi non più basati sulle sensazioni; le soluzioni italiane esistono e sono molto forti”, spiega ancora Talucci.
Relazioni e interessi come chiavi per profilare i lavoratori
“Possiamo gestire il personale come facciamo con i clienti? Su gusti e abitudini dei clienti abbiamo molte informazioni che registriamo e utilizziamo per migliorare il rapporto e la soddisfazione. Dei lavoratori sappiamo solo informazioni standard che non raccontano fino in fondo come le loro attitudini e interessi possono essere utili anche all’azienda. C’è bisogno di una piattaforma basata sulle relazioni”, ha sottolineato Alberto Ferrarotto, Head of Employer Branding Automobili Lamborghini.
Un esempio? Tra i dipendenti della casa automobilistica c’è Andrea, 26 anni, che si occupa di social media e newsletter. Ma ha anche fondato una startup che produce birra, venduta in 150 pub e ristoranti in Italia. “Questa informazione è possibile che la conosca qualcuno in azienda, ma non è registrata, invece sarebbe utilissimo avere questo dato in memoria e sfruttare le sue competenze extra lavorative in un team aziendale che si occupa di innovazione e startup”, ha spiegato ancora Ferrarotto.
Parte invece da una citazione di Fabio Moioli, Direttore Enterprise Microsoft Italia, la visione di Roberto Ferrari, Responsabile dell’Area Sistemi manageriali e servizi HR alle Imprese di Ismo: “L’algoritmo cambierà il futuro, ma il mondo resta nelle mani dell’uomo, l’unico che lo può salvare”.
Il quesito alla base dell’incertezza su come evolverà il futuro mondo del lavoro è se il lavoratore aumentato è un modello ineluttabile o un’opportunità da cogliere. Partendo da questo, per vincere la sfida, cioè utilizzare la potenza di tecnologie, digitalizzazione, AI come risorse complementari alle persone, serve, secondo la visione di Ferrari, “riconsiderare il concetto di impresa come bene sociale”.
“I Responsabili HR, invece, dovrebbero avere coraggio, envisioning, prossimità alle persone, vision of the future e strabismo critico. Inoltre serve ristabilire un sano rapporto tra dipendenza e autonomia che porti a un nuovo umanesimo nel rapporto persona-lavoro. In pratica una nuova etica nel business, nel lavoro, nelle relazioni, nella compensation attraverso una ‘tecnologia del sé’ che porti a una persona più solida e consapevole in una società liquida”.
Reskilling e formazione continua per Hr
“Questi temi di solito sono di competenza dei Responsabili HR, ma anche loro hanno bisogno di essere formati e portati a comprendere i cambiamenti in corso. Tecnologie e risorse umane stanno evolvendo insieme, ma occorre capire qual è l’anima che spinge in avanti l’innovazione all’interno delle aziende. Credo che i progetti ottengano un buon risultato quando è l’HR a condurli e a trascinare la tecnologia e il modo di lavorare. Quindi il cambiamento deve partire dalle competenze personali”, ha affermato Christian Pedergnana, socio di SkyLab Italia e Chief Business Development Officer dei servizi erogati in SaaS. Guardando al futuro, a suo giudizio una parola chiave sarà “bias”.
“Tutti cominciano a capire cosa sono e le implicazioni che hanno. Credo che sarà l’argomento futuro più dibattuto perché più l’AI entrerà nelle aziende più ci sarà la necessità di concentrare su questo punto le discussioni. Semplificando, più si delega a una macchina certi tipi di decisione più bisogna comprendere i possibili condizionamenti che possiede”, ha aggiunto Pedergnana.
Tra le cose che può fare l’AI per l’HR digitale ci sono: la ricerca, il nurturing, la valutazione, l’onboarding e il career pathing. “L’AI cognitiva può aiutare a trasformare sia il lavoro delle risorse umane sia quello dei candidati per trovare le condizioni ottimali per una migliore e più funzionale valorizzazione della collaborazione”, ha riassunto Giuseppe Rizzo di Links Foundation, centro di ricerca che sviluppa tecnologie di ultima generazione e processi innovativi applicati a casi reali con un approccio imprenditoriale multidisciplinare e di problem solving per vincere le sfide poste dalla trasformazione digitale e dal suo impatto sull’ambiente e sulla società.
“La trasformazione digitale di cui abbiamo bisogno non è quella di qualche anno fa”, ha spiegato Matteo Cocciardo, Co-founder e Ceo di In-recruiting. “Si passa da software poco evoluti a sistemi complessi. Le resistenze maggiori con cui ci andiamo a scontrare sono legate alle competenze HR che in passato erano note e delineate mentre oggi sono molto più ampie e devono comprendere processi complessi. Serve tanto reskilling perché si lavora a stretto contatto con il Marketing e l’IT”.