Il digitale entra nella formazione: nasce il Learning experience designer
Da qualche anno si è fatta strada, all’interno del dibattito sui temi dell’educational technology, una nuova definizione, che riunisce diversi spunti di riflessione e che è stata oggetto di analisi da parte di riviste online di settore, come EdSurge ed Elearning Industry.
L’espressione “Learning experience design” ha fatto il suo ingresso nelle job description di LinkedIn, consacrandosi come vero e proprio title di riferimento del settore, per lo meno degli annunci di lingua inglese. Prescindendo dalla moda temporanea, che spesso accompagna la gloria e l’oblio di molte job title, vediamo quali spunti di analisi può offrirci questa definizione.
Un incontro quasi scontato
Questa espressione è il risultato della sintesi e della confluenza di due ambiti disciplinari differenti, ma che con gli anni si sono avvicinati grazie alla diffusione pervasiva delle tecnologie digitali anche in ambito educativo.
Il termine “experience”, infatti, deriva dal mondo digitale e va inteso, nella sua definizione originale, come user experience: definizione che raccoglie il complesso mondo delle reazioni e sensazioni che l’utente vive e sperimenta, a contatto diretto con un’interfaccia digitale (sito, App, ecc.).
In un ambito di competenza di programmatori e designer, piuttosto tecnico a dire il vero, la user experience è stata oggetto, negli ultimi anni, di studi, ricerche empiriche e vere e proprie (rigide) concettualizzazioni.
Dato per assodato che questo ambito applicativo si occupa di disegnare e progettare la nostra esperienza digital, è semplice capire come, in un mondo dove le interfacce grafiche sono punti di accesso e snodo cruciale di milioni di interazioni quotidiane, l’applicazione corretta dei principi di ‘esperienza del consumatore’ possa essere la chiave di successo di prodotti, servizi, processi.
Dall’Instructional design al Learning management system
Gli approcci, derivati dall’analisi dell’interazione utente-interfaccia, sono stati generalmente trascurati da chi si occupa di discipline legate all’apprendimento e al mondo dell’educational technology.
Il metodo che guida la progettazione didattica e, quindi, il disegno e lo sviluppo degli strumenti digitali, a supporto dell’attività di apprendimento, derivano da una serie di strumenti, figli della disciplina dell’Instructional design.
La maggior parte dei Learning management system, con le loro impostazioni di corsi, curricula e strutture derivate, ne è un esempio diretto e abbastanza evidente. Questi due approcci, per certi versi non così distanti, convergono in una sintesi più recente, grazie alla diffusione di App mobile, anche nel mondo dell’educazione.
Tendenza, questa, in forte crescita, che ha costretto molti provider di Learning management system a una faticosa rincorsa, su un terreno ignoto e poco favorevole. L’efficacia di queste applicazioni (e ciò, a mio avviso, vale anche per quelle educative) è intrinsecamente legata al disegno delle interazioni con l’utente che la fruirà. Ed è proprio su questo terreno che le due discipline si incontrano.
Così, gli instructional designer si trovano costretti a esplorare un nuovo campo disciplinare. Da questo primo incontro nascono, però –sul piano pratico-applicativo– le prime divergenze e, quindi, anche le prime esigenze di sintesi: di fronte a prescrizioni differenti, quale criterio dovrebbe guidare la progettazione e il design di interfacce digitali per attività educative?
Per rispondere a questa domanda, vediamo meglio nel dettaglio le differenze e le analogie tra l’approccio Instructional design e quello Learning experience design.
L’articolo integrale è pubblicato sul numero di Novembre 2019 di Persone&Conoscenze.
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