Tecnologie per la servitizzazione, valore aggiunto oltre al prodotto
Nel settore manifatturiero, l’avvento della digitalizzazione ha portato le imprese a instaurare una nuova relazione con gli stakeholder (principalmente clienti e fornitori) modificando l’organizzazione, la gestione dei processi e a volte i prodotti stessi.
Il passaggio dalla vendita di un prodotto alla vendita di un servizio legato a esso rende necessario un cambiamento del modello di business, alla cui base c’è la tecnologia che permette al prodotto di essere connesso generando servizi ulteriori.
Il nuovo modello di business impone nuove competenze, non sempre presenti all’interno dell’impresa. La servitizzazione resta però un’opportunità per la crescita delle imprese, tuttavia ci sono anche numerosi ostacoli e problematiche da risolvere.
È qui che entrano in gioco le società di consulenza, che guidano le aziende verso un corretto utilizzo delle tecnologie per la servitizzazione e soprattutto tutto nell’impostazione di un nuovo modello di business: abbiamo interpellato esperti e player del mercato, che hanno raccontato il proprio ruolo e la propria visione in questo scenario.
Sergio Cavalieri, Professore Ordinario di Operations Management dell’Università di Bergamo: “Il progettista – o il team di progettisti – deve pensare all’intero ciclo di vita del prodotto, avere una visione a tutto tondo, dall’inizio alla fine, e di conseguenza le piattaforme di progettazione dovrebbero essere ibride e integrate. Le tecnologie per la servitizzazione ci sono e stanno maturando, ma serve un cambiamento culturale e generazionale per usarle nel modo giusto, a partire dall’aggiornamento delle competenze”.
Giorgio Torresani, Managing Director, Industry X.0 e Digital Supply Chain di Accenture: “Negli ultimi anni, abbiamo cominciato a costruire processi in ambito manufacturing, per gestire le logiche con cui lavorano le varie macchine all’interno dell’azienda. Ci occupiamo, per esempio, dei software che fanno dialogare un robot con l’altro: le configurazioni vanno modificate sempre più velocemente, perché il mercato richiede flessibilità”.
Emanuele Veratti, Partner e Digital Practice Leader di Bain & Company Italia: “L’impatto organizzativo è molto forte e punta alla cross funzionalità: è l’approccio che proponiamo, assieme allo sviluppo e alla produzione di contenuti, servizi e prodotti. “Sono indispensabili le competenze relative al mondo dei dati, che utilizziamo per capire meglio il cliente dato che il ‘vecchio’ metodo è ormai obsoleto: il focus group o la user research non riescono più a dare le informazioni necessarie per l’abilitazione di nuovi processi organizzativi”.
Jacopo Brunelli, Managing Director & Partner di Bcg: “La capacità di raccogliere i dati grazie all’Internet of Things, analizzarli e tradurli con l’AI è la tecnologia più utile per la servitizzazione, ed è anche la competenza che cerchiamo maggiormente. Mentre tutti hanno capito l’importanza della digitalizzazione dei processi e dei servizi, a mio avviso sono ancora pochi quelli che hanno monetizzato i servizi stessi”.
Marco Mignani, EY Mediterranean Diversified Industrial Product Leader: “La servitizzazione non è un fatto nuovo: un tempo si utilizzava un termine meno nobile, post vendita o aftersales, per identificare un business generato come corollario del prodotto, dove i ricambi avevano un ruolo spesso centrale con ampia redditività. Solo poche aziende di eccellenza sono state in grado di far evolvere il servizio da mero accessorio del prodotto a un business con una sua autentica dignità”.
Andrea Bontempi, Partner di Kpmg Advisory: “Le imprese manifatturiere italiane sanno vendere prodotti, ma sono meno preparate a vendere servizi, almeno in una fase iniziale. In alcuni casi si corre il rischio di incappare in situazioni che si possono definire di ‘cannibalizzazione’, cioè quando il servizio viene ‘affogato’ nella trattativa di vendita del prodotto fisico, che è visto come prioritario”.
Daniele Vitali, Partner di Connect Reply: “Aiutiamo le imprese a costruire il sistema di connettività e sofisticazione, poi a gestirli in sicurezza. Non meno importante, ci occupiamo della trasformazione naturale delle aziende che vogliono intraprendere il percorso della servitizzazione”.
Enrico Borca, Sales & Partner Manager di PRO.FILE Italia: “Alle aziende che vogliono intraprendere il percorso di digitalizzazione offriamo la nostra piattaforma che permette di organizzare vari aspetti dell’azienda, compresa la servitizzazione. All’interno del nostro sistema PLM è presente un common repository, quello che noi definiamo il Product Data Backbone, cioè la base d’informazione centralizzata per tutti i dipartimenti dell’azienda”.
L’articolo integrale è pubblicato sul numero di Novembre 2019 di Sistemi&Impresa.
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Elisa Marasca è giornalista professionista e consulente di comunicazione. Laureata in Lettere Moderne all’Università di Pisa, ha conseguito il diploma post lauream presso la Scuola di Giornalismo Massimo Baldini dell’Università Luiss e ha poi ottenuto la laurea magistrale in Storia dell’arte presso l’Università di Urbino.
Nel suo percorso di giornalista si è occupata prevalentemente di temi ambientali, sociali, artistici e di innovazione tecnologica.
Da sempre interessata al mondo della comunicazione digital, ha lavorato anche come addetta stampa e social media manager di organizzazioni pubbliche e private nazionali e internazionali, soprattutto in ambito culturale.
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