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Articolo 18, specchio di un Paese che non guarda avanti

Leggendo i quotidiani si ha l’impressione di fare un balzo indietro nel tempo. E di balzi indietro già ne facciamo parecchi, complice la crescita zero e le crisi che scoppiano.

A farci fare un tuffo nel passato è stata la notizia che Movimento 5 Stelle e Liberi e uguali chiedono la reintroduzione dell’articolo 18. Ci si domanda se chi fa queste proposte si prenda la briga di analizzare i dati. E visto che, come si va dicendo, i dati sono il nuovo petrolio, sarebbe bene che i nostri governanti prendessero un po’ più sul serio i numeri.

In termini assoluti ragionare di articolo 18 significa discutere del nulla. Ripristinare la reintegra per le aziende che hanno più di 15 dipendenti significa occuparsi, più o meno, del 5% delle aziende italiane, visto che il 95% delle nostre imprese hanno meno di 10 dipendenti. Tanto per iniziare.

L’atavico problema italico è che nel nostro Paese le norme non sono mai ‘per sempre’: ogni Governo mette in discussione tutto quanto è stato deliberato nel passato e a ogni legislatura si parte dal via, come nel Gioco dell’oca.

Ma fare impresa non è un gioco. E sarà forse anche per tutta questa incertezza che non riusciamo ad attrarre capitali stranieri. La recente vicenda Ilva insegna, anche se, in quel caso, l’impressione è di essere riusciti, eliminando lo scudo penale, a mettere su un piatto d’argento un’occasione ai Mittal per sfilarsi dal suolo italico. Vedremo.

Serve riformare il sistema formativo

Per tornare ai numeri, quello che servirebbe all’Italia è una riflessione profonda sul sistema educativo e sulla formazione utile a ridurre il mismatch tra competenze richieste dal mercato del lavoro e offerta di professionalità. Questo il nostro dramma ma, per questo tipo di riflessioni, servono visioni strategiche, competenze, volontà di impostare politiche di lungo periodo.

Mentre noi ragioniamo per tornate elettorali, ora tutto è paralizzato fino alle elezioni in Emilia-Romagna che decreteranno la tenuta del Governo. Abbiamo bisogno di guardare al futuro e non di perdere tempo con inutili discussioni che ci riportano al secolo scorso, a un mercato del lavoro che non esiste più.

Certo, il dibattito sull’articolo 18 è una straordinaria occasione per parlare del nulla, per tornare a un sistema di tutele del tutto inadeguate a dare certezze al lavoro. Il lavoro viene garantito dalle competenze e si farebbe bene a ragionare su come impostare piani di formazione continua. Le dimissioni del Ministro dell’Istruzione ci auguriamo abbiano come effetto quello di farci riflettere sui pericoli che corriamo tagliando gli investimenti alla scuola. Non investire in formazione significa bloccare gli ascensori sociali e questo sì ci riporta al passato.

Nel nostro Paese, che è il secondo manifatturiero d’Europa, c’è una grande offerta di lavoro di qualità. Il dramma è che mancano le professionalità. Mancano tecnici, ingegneri, laureati in discipline Stem. Invece che intavolare inutili discussioni su temi del passato avremmo bisogno di persone al Governo capaci di ragionare sul futuro. Ma poiché il futuro non è materia di previsione, ma di progetto, il vero dramma è che siamo ormai incapaci di azioni politiche che durino più dello spazio di un tweet.

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Chiara Lupi

Articolo a cura di

Chiara Lupi ha collaborato per un decennio con quotidiani e testate focalizzati sull’innovazione tecnologica e il governo digitale. Nel 2006 ha partecipato all’acquisizione della ESTE, casa editrice storica specializzata in edizioni dedicate all’organizzazione aziendale, che pubblica le riviste Sistemi&Impresa, Sviluppo&Organizzazione e Persone&Conoscenze. Dirige la rivista Sistemi&Impresa e governa i contenuti del progetto multicanale FabbricaFuturo sin dalla sua nascita nel 2012. Si occupa anche di lavoro femminile e la sua rubrica "Dirigenti disperate" pubblicata su Persone&Conoscenze ha ispirato diverse pubblicazioni sul tema e un blog, dirigentidisperate.it. Nel 2013 insieme con Gianfranco Rebora e Renato Boniardi ha pubblicato il libro Leadership e organizzazione. Riflessioni tratte dalle esperienze di ‘altri’ manager. Nel 2019 ha curato i contenuti del Manuale di Sistemi&Impresa Il futuro della fabbrica.

Chiara Lupi


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