L’Intelligenza Artificiale assume ruoli di leadership: come cambia il futuro del lavoro
Tra le ultime cose scritte da Stephen Hawking ci fu questa frase: “Il vero rischio con l’intelligenza Artificiale (AI) non è la cattiveria ma la competenza”. Con queste parole, il grande scienziato avvertiva chi in azienda occupa posizioni di leadership di utilizzare l’AI con cautela e giudizio, ma restando pronti ad abbracciare il cambiamento.
Stiamo entrando in un’epoca in cui l’AI sta diventano un elemento importante anche nei livelli aziendali di leadership, preparandoci per un futuro in cui umani e macchine lavoreranno insieme, collaborando in maniera non conflittuale.
È ancora presto per conoscere l’impatto reale che l’AI nella leadership avrà sulle organizzazioni ma, essenzialmente, crediamo che riuscirà a migliorare la capacità decisionale degli uomini, portando nei board metodologie di problem solving più complesse e analisi imparziali di dati che difficilmente sarebbero possibili senza il suo aiuto, pur senza negare il valore della creatività e dell’innovazione umana.
Maggiore efficienza con l’uso dell’AI
Oggi, il mondo del business è già immerso nell’Intelligenza Artificiale e in diversi mercati essa ha aperto le porte a modi di lavorare più precisi e più innovativi. Di conseguenza, non è affatto esagerato pensare che l’AI possa essere messa alla prova anche in un contesto di leadership.
In realtà, uno studio recente di Infosys, La Leadership ai tempi dell’Intelligenza Artificiale ha rilevato che per il 45% delle aziende a livello globale, i deployment che coinvolgono l’AI stanno già sorpassando per precisione e produttività di gran lunga l’attività umana.
Da un report di PwC, emerge inoltre che il 62% degli executive ritiene che il proprio processo decisionale sarà più efficiente grazie ad analisi predittive che porteranno a migliorare sempre più l’efficacia negli anni a venire.
Sebbene tali cambiamenti siano oggetto di inevitabile preoccupazione per chi occupa posizioni di leadership, è importante focalizzarsi sulle opportunità e capire come l’AI possa essere usata per potenziare la capacità decisionale degli uomini in futuro.
In riunione con il robot
Tieto è un’azienda scandinava partner (e cliente) di Citrix e, recentemente, è diventata la prima azienda europea che ha ‘assunto’ un bot nel leadership team di una nuova divisione aziendale data-driven. Con il nome di Alicia T, il bot può partecipare a riunioni e detiene il diritto di voto sulle decisioni di business.
“Sono sicuro che Alicia T ci aiuterà a trovare le informazioni e a prendere decisioni basate sui dati elaborando soluzioni a cui gli umani possono non pensare e quindi a creare qualcosa di probabilmente ancora non visto”, ha detto Ari Järvelä, a capo della divisione Data-Driven Businesses di Tieto, in una recente intervista.
Mentre queste cose possono sembrare premature per alcuni, Tieto non è l’unica azienda a sperimentare con i bot a livello di leadership. Nel 2014, il fondo di Hong Kong Deep Knowledge Ventures ha inserito nel proprio board un algoritmo, permettendogli di votare in merito alle startup sulle quali investire. In Giappone, l’agenzia pubblicitaria McCann ha sperimentato invece un sistema logico chiamato AI-CD ß come direttore creativo, dandogli clienti e campagne reali da gestire.
Le opportunità nei processi HR
Gli umani possono apportare intelligenza emotiva, capacità organizzativa, pensiero critico, giudizio morale e afflato creativo alla leadership d’azienda. Ma il cervello umano ha anche dei limiti e deve fare i conti con alcuni bias naturali che l’AI può contrastare con una solida e massiva analisi di dati.
Nel campo della selezione del personale, soprattutto per i profili con maggiore esperienza, l’AI potrebbe aiutare a dipanare questioni generate da bias inconsci, che hanno spesso rappresentato un problema a livello decisionale e sono difficili da eradicare. Nel momento in cui si deve decidere di assumere qualcuno, l’AI potrebbe per esempio utilizzare l’analisi dei dati per fare in modo che vi sia equilibrio e diversità a livello di genere, età, origini e Paesi di provenienza.
In ultima analisi, l’AI offre ai leader d’azienda evidenze basate su dati, possibili risultati e previsioni che possono aiutarli a prendere decisioni ben informate, ponderate, non influenzate negativamente dalle emozioni e basate sull’evidenza dei dati.
Sfide etiche e legali
Tutto questo pone questioni sui diritti che i bot dovrebbero avere quando inseriti in un contesto di leadership rispetto agli umani, soprattutto quando si tratta di licenze d’uso per gli utenti finali. Dovrebbero avere gli stessi diritti legali? È probabile che le aziende saranno portate a pensare in maniera diversa e dovranno misurarsi con le percezioni esistenti del modo in cui si interagisce con un cliente e quali termini contrattuali vengono concordati nel momento in cui si sta negoziando con un bot.
Il panorama dell’AI è ancora in fase di sviluppo e non è chiaro come evolverà in futuro. Per esempio, chi sarà responsabile per una decisione di alto livello presa da un bot? Alcuni mercati decideranno le questioni legali più velocemente di altri, ma serviranno linee guida chiare per un’etica degli algoritmi e policy interne di business a questo riguardo.
Il periodo di transizione
In questo periodo evolutivo è importante che i leader riconoscano che in molti mercati emergenti gli affari si fanno ancora con una stretta di mano e le decisioni vengono prese esclusivamente dagli uomini. Mentre alcuni clienti di Citrix parlano di assumere impiegati digitali, altri stanno esplorando il ruolo di un operatore AI che possa offrire la supervisione della collaborazione tra uomo e macchina.
Sebbene le organizzazioni debbano essere pronte per affrontare la presenza dell’AI in un contesto di leadership, ci sarà chiaramente un periodo di transizione in cui chi si muove più lentamente si metterà al passo.
Di base, è importante che ogni leader d’azienda consideri il contesto in cui opera, la cultura aziendale e il segmento di mercato in cui si muove. Di sicuro l’AI ha il potenziale per risolvere problemi complessi e prendere decisioni complicate. Ma solo perché ciò è possibile, non significa che sia anche necessario. Tutte le innovazioni tecniche devono avere un senso per l’azienda che le adotta. I leader dovrebbero pensare a conoscere tutto ciò che esse comportano e considerare le opportunità che derivano dal loro utilizzo.
Mario Derba è Area Vice President for Eastern and Southern Europe di Citrix, società che fornisce tecnologie per la virtualizzazione desktop e server, networking, Software-as-a-service e Cloud computing. Ha maturato 25 anni di esperienza nel mercato IT alla guida di aziende internazionali e locali. Con riporto a Sherif Seddik, Senior Vice President and Managing Director Citrix EMEA, è responsabile della crescita e dello sviluppo di vendite e servizi nell’area di competenza, aumentando i ricavi e aiutando le aziende a adottare un modello ‘cloud-first’. Prima di entrare in Citrix, Mario Derba è stato Regional VP, Cloud Infrastructures Business Unit, South Europe presso Oracle e, precedentemente a questo incarico, è stato Country Manager per l’Italia della divisione Software & Solutions di Hewlett-Packard’s e Managing Director di Microsoft Italia. Ha iniziato la sua carriera in IBM, ricoprendo diversi incarichi locali e internazionali nell’arco di oltre 10 anni. È laureato in Ingegneria Elettronica all’Università di Bologna.
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