Lavoro e Intelligenza Artificiale, l’impatto delle nuove tecnologie
L’avvento delle nuove tecnologie, in grado di automatizzare compiti più tradizionali e routinari, sta facendo sorgere nuove necessità legate a un ambito rimasto finora sottotraccia, indicato come Emotional Intelligence (EI).
Con questo termine si vuole intendere la consapevolezza di sé e quella sociale, l’autogestione e la gestione delle relazioni. Per le aziende che vogliono raggiungere il successo nei prossimi anni, queste skill saranno un requisito fondamentale nella scelta di dipendenti e manager.
Con l’implementazione a livello operativo dell’Intelligenza Artificiale (AI), infatti, le imprese si concentreranno maggiormente sulle capacità relazionali e comunicative dei propri lavoratori.
EI skill: le competenze dell’era digitale
Secondo i manager intervistati da Capgemini nell’ultimo report del Capgemini Research Institute, EI – the essential skillset for the age of AI, i dipendenti devono sviluppare queste nuove competenze in modo da potersi adattare a ruoli a contatto con il pubblico o maggiormente orientati alla cura del cliente (76%) e per intraprendere compiti che richiedono competenze come empatia, capacità di influenzare le persone e teamwork, che non possono essere automatizzate (di nuovo il 76%).
Il 61% dei dirigenti ha dichiarato che l’EI si convertirà in un must have entro i prossimi cinque anni, affermazione che trova d’accordo il 41% dei dipendenti impiegati in ruoli non legati alla supervisione.
Nel complesso, l’83% delle aziende ha affermato che avere una forza lavoro altamente intelligente, dal punto di vista emotivo, sarà un prerequisito per raggiungere gli obiettivi e quindi il successo. Tuttavia, le stesse aziende non si stanno muovendo abbastanza rapidamente per investire in tali skill.
AI e recruiting: quali competenze?
Nel mercato del lavoro attuale, con la ‘disruption’ creata da innovazioni come l’AI, le aziende hanno bisogno di attrarre nelle proprie organizzazioni i migliori talenti che possano guidare la digital transformation in azienda.
Tuttavia, come rilevato dal report di Capgemini The digital talent gap – are companies doing enough?, una società su due riconosce che il gap sulle competenze digitali si sta espandendo e che questo divario stia ostacolando i loro programmi per la digital transformation. Inoltre, la carenza di talenti digitali ha compromesso il loro vantaggio competitivo.
Sebbene la forbice, in termini di competenze digitali, si faccia sempre più ampia, i budget per la formazione digitale sono rimasti invariati o hanno addirittura subito un calo in oltre la metà (52%) delle aziende. Il 50% degli intervistati afferma inoltre che il gap digitale è uno dei temi più discussi, ma che, allo stesso tempo, non vengono intraprese delle azioni per colmarlo.
Come conseguenza di questa situazione, c’è stato un incremento della domanda per i professionisti con esperienza in hard skill digitali, in aree come l’AI, oltre ad Advanced analytics, automazione e cybersecurity.
Ma non solo: soft skill digitali, come la centralità del cliente e la passione per l’apprendimento, sono tra le più richieste dalle imprese e rappresentano una caratteristica sempre più importante per un professionista digitale a tutto tondo.
Parallelamente, con l’automazione delle mansioni e man mano che le aziende scoprono i benefici dell’EI, anche questa diventa sempre più necessaria. L’esperienza delle aziende che hanno avuto maggior successo in quest’area, infatti, dimostra che le imprese devono dare priorità all’EI durante il processo di recruiting, nella formazione e nella cultura aziendale, al fine di costruire un team resiliente in un mondo in costante cambiamento.
Nuove generazioni al lavoro
Il principale impatto che le nuove generazioni hanno avuto sulle organizzazioni, riguarda l’evoluzione delle modalità di lavoro. In particolare, sono sempre più comuni spazi di lavoro aperti e collaborativi, e aziende che creano partnership con startup per promuovere l’innovazione.
Queste caratteristiche sono importanti, se non addirittura fondamentali, per attrarre e trattenere i giovani talenti digitali. Inoltre le nuove generazioni, a differenza di quelle precedenti, si rapportano con un atteggiamento diverso nei confronti del lavoro: affrontano con impegno le attività a loro assegnate, aspettandosi però di conoscerne e discuterne gli obiettivi.
Alessandra Miata è HR Director di Capgemini
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