Coronavirus e genitorialità, in Giappone cambia la cultura del lavoro
In un Paese noto per le lunghe ore che i suoi cittadini trascorrono sul posto di lavoro, chiudere le scuole significa sottrarre alle famiglie un servizio fondamentale di cura dei figli. Ecco perché in Giappone l’emergenza coronavirus sta avendo effetti anche sulla cultura del lavoro.
Il Primo Ministro Shinzo Abe ha decretato la chiusura delle scuole fino all’inizio di aprile, per scongiurare la diffusione del virus. Le compagnie nipponiche hanno risposto introducendo orari di lavoro ridotti o flessibili e lavoro a distanza, tutta una serie di misure che per anni il governo ha provato invano a introdurre per modernizzare la cultura del lavoro e reagire al fenomeno noto in Giappone come karoshi, la morte da troppo lavoro.
Per contrastare la tradizione dell’overwork, nel 2018 il Governo di Abe ha avviato una riforma della legislazione sul lavoro imponendo ai datori di lavoro di assicurarsi che i propri dipendenti usufruiscano delle ferie pagate, fissando un limite per gli straordinari e dando maggiore protezione a chi non ha un contratto regolare attraverso la previsione “equal pay for equal work”.
A gennaio 2020, il Ministro dell’Ambiente Shinjiro Koizumi è stato il primo esponente dell’Esecutivo a usufruire del congedo di paternità.
“La chiusura delle scuole in tutto il Paese offre ai genitori un’occasione per pensare a come ritagliarsi tempo libero dal lavoro invece di focalizzarsi sul rimanere in ufficio”, ha spiegato Yasuyuki Tokukura, a capo di un’organizzazione non profit che promuove una riforma dello stile di lavoro giapponese.
Gli esperti vedono nella situazione generata dal covid-19 un’opportunità per migliorare le condizioni delle madri lavoratrici e spingere la riforma voluta dal governo. Resta da vedere se i cambiamenti resisteranno alla fine del periodo di emergenza.
Fonte: Nikkei Asian Review
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Giornalista professionista dal 2018, da 10 anni collabora con testate locali e nazionali, tra carta stampata, online e tivù. Ha scritto per il Giornale di Sicilia e la tivù locale Tgs, per Mediaset, CorCom – Corriere delle Comunicazioni e La Repubblica. Da marzo 2019 collabora con la casa editrice ESTE.
Negli anni si è occupata di cronaca, cultura, economia, digitale e innovazione. Nata a Palermo, è laureata in Giurisprudenza. Ha frequentato il Master in Giornalismo politico-economico e informazione multimediale alla Business School de Il Sole 24 Ore e la Scuola superiore di Giornalismo “Massimo Baldini” all’Università Luiss Guido Carli.
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