Resilienza, ascolto e condivisione: la leadership in tempi di crisi
In momenti straordinari di crisi come quello che stiamo vivendo per l’emergenza coronavirus, quali caratteristiche deve avere un leader? Le risorse necessarie che un capo deve trovare in se stesso per riuscire a prendere decisioni importanti per l’organizzazione e per gli altri in situazioni difficili cambiano rispetto alle situazioni di normalità.
Nella prima puntata di PdM TALK, il nuovo format live della casa editrice ESTE, dal titolo La leadership in tempi di crisi e la solitudine del capo, si è discusso proprio di come stia cambiando la figura del leader e quali siano le competenze necessarie per guidare un’organizzazione in scenari difficili.
Al leader sono richiesti coordinamento e comprensione
“Oggi diventa inevitabile riconsiderare i parametri con cui eravamo abituati a definire la leadership“, sostiene Pier Luigi Celli, Senior advisor di Poste Italiane, dirigente d’azienda di lungo corso, saggista e scrittore. “I sistemi organizzativi si stanno de-standardizzando e c’è grande complessità e incertezza, con tante variabili senza soluzioni chiare”.
In queste condizioni, chi ha il potere si trova di fronte al fatto che la gestione delle persone non può più essere legata ai sistemi standardizzati: le persone, secondo Celli, “hanno bisogno di trovare un senso in questa situazione, necessitano di un coordinamento e di comprensione”.
Queste attività spettano al leader, che però non è da considerare come una figura solitaria: “La solitudine per chi ha il potere è una banalità, non esiste un leader solitario”, afferma Celli. “Un vero leader sa sfruttare la varietà di competenze interna dell’organizzazione, attraverso la collaborazione tra persone, per affrontare la varietà esterna”.
Resilienza ed empatia per trovare soluzioni
Una caratteristica importante richiesta al leader in tempi di crisi è la resilienza, intesa come la capacità di mantenere una direzione. “Le donne, in particolare, hanno grande resilienza perché essa si sviluppa nei momenti di difficoltà e le donne spesso si trovano in situazioni di minoranza”, spiega Riccarda Zezza, Ceo di Life Based Value. “Diventare maggioranza fa sì che ci si omologhi al sistema di potere, senza mettersi più in discussione, perché questi sistemi sono fatti per difendersi dal cambiamento”.
In momenti di crisi come questo, secondo Zezza, “serve molta resilienza e le minoranze hanno le risorse per navigare in questa situazione di incertezza”. Altre caratteristiche importanti del leader (ma non solo), sono la capacità di adattamento e il senso della possibilità, intesa come “la capacità di alzare lo sguardo, nonostante la situazione difficile, per trovare soluzioni”.
Molto importante è anche l’empatia, che permette di comunicare meglio e di aprire le porte alle emozioni. “La leadership diffusa deve diventare sempre più un tema di relazione e non di controllo”, sostiene Zezza. “Per l’uomo è istintivo chiedere una guida forte in momenti difficili, ma ogni persona ha grandi responsabilità che rappresentano un ampliamento del potere”.
La leadership si allena con l’esperienza di vita
Quello della leadership è un concetto spesso abusato, ma in realtà è difficile definirla davvero. “La leadership non va legata al carisma, nasce invece dall’esperienza”, spiega Gianfranco Vercellone, Senior Partner di Ideamanagement Human Capital. “Può essere favorita da condizioni innate, ma è la vita che permette di costruirla”.
In Italia, il pensiero di leader è legato al concetto del capo forte che conduce le persone, ma secondo Vercellone “significa invece servire le persone” e si apprende “solo nell’esperienza personale”. Il motore della leadership sono quindi le capacità maturate e allenate nel corso del tempo.
Chi guida, oltre a saper decidere, “deve puntare sulla condivisione con i propri collaboratori creando le condizioni perché le persone possano lavorare motivate e con profitto”. Inoltre servono “la creazione di senso, soprattutto nei ‘discepoli’ del leader, la capacità di delega per far crescere le persone, la flessibilità e l’iniziativa”.
L’intelligenza emotiva come strumento di leadership
In questo contesto, in che modo l’intelligenza emotiva può venirci in aiuto? “L’intelligenza emotiva ci aiuta a interpretare meglio queste situazioni, perché il leader deve dare spazio alle emozioni, con capacità di ascolto, massimizzando la propria esperienza cognitiva insieme con quella emotiva”, evidenzia Diego Ingrassia, Master Coach e CEO di I&G Management. La crisi ci mette di fronte a emozioni, ma ci costringe anche a fermarci. Rallentando, oggi, siamo obbligati a sentire maggiormente le emozioni.
Secondo Igrassia, il leader è chiamato a “esplorare le emozioni proprie e altrui. Solo attraverso una maggiore consapevolezza si possono mettere in atto strategie adeguate”. Nel coaching, in particolare, sono due gli strumenti principali: “La capacità di ascolto per cogliere tutti i segnali di comunicazione delle persone (anche non verbali) e l’avvicinamento alle paura degli altri per dimostrare il nostro lato umano e vulnerabile”.
Il leader deve saper rischiare. In questa attività è solo: una solitudine che, per Ingrassia, “può far riscoprire immaginazione e creatività per essere resilienti e tornare a gestire situazioni complesse con flessibilità”. Il manager chiude il suo pensiero citando un detto coreano: “Lo stelo del riso si piega quando è maturo”.
Gabriele Perrone, giornalista professionista con oltre 10 anni di esperienza, è redattore della casa editrice ESTE. Nel corso della sua carriera ha lavorato per importanti gruppi editoriali, dove ha maturato competenze sia in ambito redazionale sia nelle pubbliche relazioni. Negli anni si è occupato di economia, politica internazionale, innovazione tecnologica, management e cultura d’impresa su riviste cartacee e giornali online. Ha presentato eventi e ha moderato tavole rotonde con protagonisti manager di aziende di fronte a professionisti di vari settori in location di alto livello.
Tra le sue esperienze lavorative precedenti, ci sono quelle al quotidiano online Lettera43.it e in LC Publishing Group, oltre a numerose collaborazioni con testate italiane e straniere, da Pambianco all’Independent. Laureato in Lettere moderne presso l’Università degli Studi di Milano, ha conseguito un postgraduate diploma alla London School of Journalism.
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