Bolder_Boulder

Riscoprire la leggerezza della corsa

In questi giorni di quarantena forzata e di stop all’attività agonistica (più o meno volontaria), sto praticando la corsa sul posto, come avevo scritto nell’articolo precedente. In realtà dopo i primi tentativi, ho deciso di alternarla agli esercizi di potenziamento, perché l’effetto alienante è altissimo. E poi ne approfitto per irrobustire gli arti superiori, facendo felice il mio mentore di running secondo cui “si corre con le braccia e si lancia con le gambe“.

Ma anche gli esercizi di potenziamento sono una noia infinita. E così, per sentirmi meno solo, proietto in tivù qualche video di YouTube. Ovviamente di gente che corre! Ho scoperto che spopolano i video di chi si allena o corre le gare con la GoPro, riprendendo l’intero percorso. Senza volerlo e a esclusione di una tappa a Londra, mi sono accorto di aver sempre scelto video di allenamenti e gare negli Usa. E così sto iniziando a farmi un’idea di che cosa sia il running dall’altra parte dell’Oceano.

Per esempio, domenica 19 aprile 2020 mi sono ritrovato in Colorado nel bel mezzo della Bolder Boulder 2018, che ho scoperto essere considerata la “miglior gara da 10mila metri” dalla rivista Runner’s World: nata nel 1979 con appena 2.700 partecipanti, nel corso del tempo ha visto crescere la partecipazione fino a sfondare quota 51mila dopo 40 anni di gare (per chi volesse, nel 2020 l’appuntamento è il 7 settembre).

Queste informazioni le ho raccolte solo dopo l’allenamento. E pensare che per tutto il tempo ho creduto di essere finito dentro una classica tapasciata della domenica: una di quelle gare non competitive che si svolgono ben lontano dalle metropoli e nella quali la competizione è sostituita dallo spirito goliardico e dalla voglia di condividere una mattinata di sport (l’organizzazione amatoriale è affidata a volenterosi volontari che si spendono anima e corpo perché tutto funzioni e spesso le cose funzionano meglio che nelle gare competitive sponsorizzate dai grandi brand).

Correre e divertirsi: la lezione Usa

Ma torniamo in Colorado. Essere ‘partito’ con la seconda wave (si tratta delle gabbie di partenza, cioè i blocchi per suddividere i runner secondo il tempo dichiarato per concludere la distanza di gara), mi avrebbe dovuto insospettire, invece ho ignorato totalmente questo aspetto, concentrandomi su altri particolari. Per esempio l’incredibile numero di runner travestiti da supereroi o da altri personaggi (Forrest Gump vince di gran lunga), fenomeno che, almeno nelle gare che frequento in Italia, è piuttosto isolato (ci sono anche da noi, ma sono pochissimi). E poi già dopo appena 500 metri c’era gente che camminava…

Proseguendo il percorso, scopro che ci sono i ristori ogni miglio (circa ogni 1,6 chilometri) e inizio a pensare che gli statunitensi sono davvero organizzati! Da noi nelle gare da 10 chilometri c’è – solitamente – appena un ristoro a metà percorso… Ma oltre ai ristori ‘ufficiali’, nella Bolder Boulder ci sono quelli organizzati dal pubblico a bordo strada: gente che offre nachos e pancetta… E pure particolari giochi che non avevo mai visto durante una gara: in questo caso c’è un tappeto insaponato che permette ai partecipanti di scivolare lanciandosi con una breve ricorsa. Anche questi elementi mi hanno convinto di non essere in una gara competitiva.

Noto, tuttavia, anche i bagni chimici sul percorso. Ci saranno pure elementi particolari, ma almeno l’organizzazione è perfetta. Nelle gare italiane che ho corso, ho sempre visto runner (uomini e donne) fermarsi in qualche angolo – non sempre alberato! – per espletare le proprie funzioni vitali…

Tra un esercizio e l’altro, corro circa 3 chilometri in compagnia dei partecipanti della Bolder Boulder e mi fermo giusto a metà gara. Spengo il video e inizio la giornata con due pensieri fissi: l’organizzazione è alla base di ogni attività; la corsa non è solo competizione è – soprattutto – divertimento. E nel conciliare goliardia e serietà gli statunitensi sono bravissimi. Credo che sarà da qui che, quando si potrà, ripartirò con le mie corse all’aperto. Un giorno, magari, correndo per davvero la Bolder Boulder.

organizzazione, corsa, Bolder Boulder, allenamento


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Dario Colombo

Articolo a cura di

Giornalista professionista e specialista della comunicazione, da novembre 2015 Dario Colombo è Caporedattore della casa editrice ESTE ed è responsabile dei contenuti delle testate giornalistiche del gruppo. Da luglio 2020 è Direttore Responsabile di Parole di Management, quotidiano di cultura d'impresa. Ha maturato importanti esperienze in diversi ambiti, legati in particolare ai temi della digitalizzazione, welfare aziendale e benessere organizzativo. Su questi temi ha all’attivo la moderazione di numerosi eventi – tavole rotonde e convegni – nei quali ha gestito la partecipazione di accademici, manager d’azienda e player di mercato. Ha iniziato a lavorare come giornalista durante gli ultimi anni di università presso un service editoriale che a tutt’oggi considera la sua ‘palestra giornalistica’. Dopo il praticantato giornalistico svolto nei quotidiani di Rcs, è stato redattore centrale presso il quotidiano online Lettera43.it. Tra le esperienze più recenti, ha lavorato nell’Ufficio stampa delle Ferrovie dello Stato italiane, collaborando per la rivista Le Frecce. È laureato in Scienze Sociali e Scienze della Comunicazione con Master in Marketing e Comunicazione digitale e dal 2011 è Giornalista professionista.

Dario Colombo


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