“Lo Stato danneggia e criminalizza l’iniziativa privata”

Con il decreto Rilancio, il Governo sta provando a far ripartire il Paese nella fase 2 dell’emergenza. Ma le modalità (troppo sbilanciamento delle risorse a scapito delle imprese) e le tempistiche tardive di queste misure non lasciano ben sperare sulla loro efficacia a lungo termine. A tutto questo si aggiunge un atteggiamento da parte delle istituzioni che, nel mondo delle imprese, è sempre più percepito come ostile nei confronti dell’iniziativa privata.

“Troppo Stato dentro l’attività delle imprese fa male all’economia italiana e rallenta la ripresa dalla crisi”. Ne è convinto Roberto Siagri, CEO di Eurotech, azienda friulana che produce computer miniaturizzati ad alte prestazioni per impieghi speciali in chiave 4.0, il quale riserva parole molto dure nei confronti delle modalità con cui il Governo ha gestito l’emergenza.

“Fin dall’inizio, questa crisi non è stata affrontata in maniera adeguata. È stata generata un’eccessiva paura nel Paese, che non ci farà uscire facilmente da questa situazione”, dichiara a Parole di Management. Secondo Siagri, il Governo ha preso “decisioni sbagliate, dimostrando tutti i limiti e le carenze del nostro sistema, mentre altri Paesi come la Germania hanno saputo gestire la situazione in modo diverso”.

Invocando maggiore autonomia per le Regioni e i Comuni, il CEO di Eurotech sostiene che “serve un atto di fiducia dello Stato nei confronti dei cittadini, che non sono bambini e scolaretti. Inoltre questo porta ad avere una totale sfiducia nell’iniziativa privata che è devastante e non ci farà ripartire velocemente”.

Un caso recente riguarda la proposta del Vicesegretario del Partito democratico, Andrea Orlando, che ha affermato: “Se lo Stato finanzia le aziende, deve avere un posto nei loro Consigli d’amministrazione”. Definendo questa proposta “una follia”, Siagri concorda con Anna Danieli, Presidente di Confindustria Udine, nel sostenere che “lo Stato è anti-impresa, perché sembra che sia un problema ogni cosa in cui mettono le mani i privati”. Al contrario, la veloce ricostruzione del Ponte Morandi di Genova condotta da privati “dimostra che le deroghe alle procedure della macchina burocratica sono molto più funzionali”.

Roberto Siagri, CEO di Eurotech

“La parola ‘coraggio’ è uscita dal vocabolario”

Nel percorso strategico di sviluppo delle imprese, “troppo Stato nell’economia non fa bene. Un’impresa non deve rientrare in una logica di Stato, è un’iniziativa privata”. L’economia e la ricchezza del Paese “le fanno i singoli imprenditori, non lo Stato a cui spetta invece di agevolare una corretta  concorrenza tra le imprese”. L’Italia deve competere sul mercato con gli altri Paesi, ma finora le restrizioni su settori strategici come turismo e ristorazione dimostrano, secondo Siagri, “una precauzione eccessiva: sembra che la parola ‘coraggio’ sia stata cancellata dal vocabolario”.

Tra l’altro, i  numeri di questa pandemia a livello globale, per il CEO di Eurotech “non sono  accurati e rispetto alla popolazione  non sembrano tali da dover costringere a chiudere le aziende e a relegare le persone sane in casa”. Sono stati quindi rovesciati i modelli: “L’eroe non è più colui che rischia, ma chi sta chiuso in casa”.

Pur sapendo che questa posizione attira facilmente critiche da chi mette la salute al primo posto, Siagri sostiene che “serve il coraggio di prendere decisioni  impopolari e dolorose affinché il sistema nel suo complesso  continui a funzionare. Purtroppo, per vincere le battaglie si devono mettere in conto perdite. Tra l’altro non si tiene conto dei danni collaterali: molte persone che non hanno contratto il virus, ma hanno altre patologie, non sono state curate prontamente. Solo tra un po’ di tempo sapremo i reali numeri dei decessi totali e i danni causati all’economia. Allora capiremo se è valsa la pena comportarsi così”.

“Il lockdown ci massacrerà per lungo tempo”

La salute delle persone è strettamente legata all’economia, che nel pensiero di Siagri deve avere la priorità: “La longevità e la qualità della vita dipendono molto dal reddito pro capite, quindi le aziende avrebbero potuto restare aperte in sicurezza attraverso lo Smart working e adeguate misure per rispettare la sicurezza”, mentre con le misure restrittive “stanno danneggiando l’iniziativa privata, demotivandola, per non parlare della norma secondo cui un caso di covid in azienda si trasforma in infortunio sul lavoro: non è  forse questa criminalizzazione dell’iniziativa privata?”.

Quanto alle tempistiche della fase 2, probabilmente per molte imprese è  troppo tardi. “Il lockdown ci massacrerà per lungo tempo, solo fra un po’ di anni scopriremo i numeri veri e capiremo i danni fatti oggi attraverso la creazione di questo clima di paura e sfiducia, a cui si accompagna la lentezza della macchina burocratica nell’erogazione degli aiuti finanziari alle imprese”.

Nel decreto Rilancio del Governo, sembra essere stata dimenticata la digitalizzazione delle imprese, che però è fondamentale per l’economia. “Più digitalizzati sono i processi aziendali, più è possibile organizzarsi secondo logiche Smart, per esempio lavorando da remoto, smaterializzando, presidiando le macchine con meno persone grazie alle tecnologie dell’industria 4.0 e affidandosi di più all’ecommerce. Con il digitale è più facile tenere le attività in funzione anche in situazioni particolari come l’attuale”, conclude Siagri.

 

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Gabriele Perrone

Gabriele Perrone, giornalista professionista con oltre 10 anni di esperienza, è redattore della casa editrice ESTE. Nel corso della sua carriera ha lavorato per importanti gruppi editoriali, dove ha maturato competenze sia in ambito redazionale sia nelle pubbliche relazioni. Negli anni si è occupato di economia, politica internazionale, innovazione tecnologica, management e cultura d'impresa su riviste cartacee e giornali online. Ha presentato eventi e ha moderato tavole rotonde con protagonisti manager di aziende di fronte a professionisti di vari settori in location di alto livello. Tra le sue esperienze lavorative precedenti, ci sono quelle al quotidiano online Lettera43.it e in LC Publishing Group, oltre a numerose collaborazioni con testate italiane e straniere, da Pambianco all'Independent. Laureato in Lettere moderne presso l'Università degli Studi di Milano, ha conseguito un postgraduate diploma alla London School of Journalism.

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