Professione CSR Manager
Nell’era del post Covid-19 e della comunicazione digitale sempre più presente nelle nostre vite, non considerare le conseguenze della propria attività sull’ambiente e sulle persone rappresenta un rischio non indifferente. La Responsabilità sociale d’impresa (Corporate social responsibility, CSR), è un tema con cui sempre di più le aziende di tutte le dimensioni devono – e dovranno – confrontarsi.
Già nel 2001, il Libro verde della Commissione europea definiva la CSR come “l’integrazione volontaria delle preoccupazioni sociali e ambientali delle imprese nelle loro operazioni commerciali e nei rapporti con le parti interessate”. Negli ultimi anni sono nate figure professionali specializzate, come il CSR manager, ma in Italia mancava uno studio apposito sulle competenze e i percorsi specifici per accedere a questo tipo di impiego.
Il CSR Manager Network, associazione nazionale dei manager e dei professionisti della sostenibilità, ha cercato di fare chiarezza curando il volume La sostenibilità come professione. Tramite una ricerca su oltre 1.300 persone, elaborata in collaborazione con Altis Università Cattolica e l’Università degli Studi di Milano, e grazie all’elaborazione di 28 casi studio da parte di altrettanti manager della sostenibilità associati al network, il libro propone il profilo più completo e aggiornato di chi oggi in Italia fa della CSR e della sostenibilità la propria professione.
Con questo volume, a cura di Matteo Pedrini (Professore Ordinario di Corporate Strategy presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore e Responsabile dell’Area Ricerca di Altis) e Fulvio Rossi con una prefazione di Mario Molteni, il CSR Manager Network intende anche valorizzare le conoscenze sviluppate in oltre 14 anni di confronto tra i propri associati e promuovere una maggiore consapevolezza attorno alle professioni focalizzate attorno alla sostenibilità e alla CSR, rivolgendosi alle imprese, alle istituzioni e ai giovani che desiderano intraprendere questo percorso.
CSR Manager, da tecnici dei bilanci sociali a gestori di persone e risorse
Innanzitutto, viene chiarito che la CSR è una sfida che implica un cammino di rilevante e continuo cambiamento, e che per gestire questi bisogni di aggiornamento sempre più aziende si affidano professionisti della CSR per promuovere lo sviluppo delle politiche sociali e ambientali dell’azienda.
Sono poi illustrati i risultati di due indagini sulle professioni legate alla sostenibilità condotte dai ricercatori di Altis Università Cattolica e dai ricercatori del Dipartimento di Scienze Sociali e Politiche dell’Università degli Studi di Milano. “Dal libro emerge che c’è una grande variabilità nella professione e si cerca di capire se ci sia un profilo base a cui attingere”, ha dichiarato Fulvio Rossi, Presidente del CSR Manager Network. “Non esiste, a oggi, un database dei professionisti della sostenibilità, ma con le ricerche riportate nel volume ne abbiamo censiti 1.333”.
Ne è emerso che il professionista della sostenibilità oggi è donna nel 62% dei casi (e nel 70% se si osservano i professionisti tra 25 e 40 anni), con un elevato livello di formazione, per lo più di tipo multidisciplinare, ma con una forte impronta manageriale e una consolidata esperienza lavorativa, data anche dall’età per lo più over 40 (il 38% degli operatori ha tra i 41 e i 50 anni e uno su quattro ha più di 50 anni).
Pur non avendo ancora, curiosamente, un nome che lo identifichi in maniera univoca in tutte le organizzazioni (CSR Specialist, Direttore Sostenibilità e Valorizzazione, Head of Sustainability, Sustainability & Risk Manager, ecc.), la sua figura è sempre più rilevante nella governance delle imprese e si trova alle dirette dipendenze del vertice aziendale, in un caso su quattro riportando al Direttore Generale (25,6%) e nel 22% dei casi direttamente al CEO. Questa rilevanza interna si riflette anche nel livello retributivo, in linea con figure allo stesso livello e responsabilità in altre funzioni: il 22,6% ha una retribuzione annuale lorda (Ral) tra i 40 e i 60mila euro.
Inoltre, se inizialmente i professionisti della sostenibilità erano visti come i tecnici dei bilanci di sostenibilità, oggi sempre più assumono un ruolo manageriale. La funzione manageriale si declina, per esempio, nell’implementazione di progetti di CSR per il raggiungimento di obiettivi strategici che siano coerenti con il modello di business dell’organizzazione o assumendo una posizione di leadership e di influenza promuovendo l’attenzione socio ambientale all’interno dell’organizzazione. Il CSR Manager mette in campo le proprie competenze specialistiche occupandosi, tra le varie attività, di reporting, di individuazione dei rischi ambientali e sociali nella catena di fornitura, di progettazione di business model sostenibili, basati su prodotti-servizi con positivi degli impatti e rischi socio-ambientali.
“Oggi, ancor più che in passato, le competenze sviluppate dai professionisti della sostenibilità rappresentano un unicum nelle organizzazioni in cui operano, e in un panorama sempre più attento agli aspetti sociali e ambientali sono un’importante risorsa per il futuro”, ha sottolineato Pedrini. Per Pedrini, la sfida del futuro riguarderà l’implementazione di figure specializzate in CSR soprattutto presso le piccole e medie imprese italiane, che si stanno avvicinando da poco a questo settore.
Un percorso formativo e professionale con competenze trasversali
Nella seconda parte del testo c’è spazio a una serie di contributi e racconti diretti di esperienze di professionisti della CSR attorno a sei aree tematiche: l’integrazione della sostenibilità nelle strategie aziendali; le soluzioni win-win: iniziative socio-ambientali e competitività; la misurazione e rendicontazione la sostenibilità: dietro il sipario; le politiche per la gestione responsabile dei collaboratori; le politiche per valorizzare la relazione con la comunità; la promozione del cambiamento verso la sostenibilità; favorire azioni di sistema.
I casi studio citati sono: Bolton Food, Gruppo Cap, Cirfood, Cns, Enav Group, Feralpi, Generale Conserve, Hitachi Rail Sts, E.on Energia, Cnh Industrial, Humana, Unipol, Whirlpool, Hera, Iren, Lottomatica, Medtronic, Sara Assicurazioni, Acea, Air Plus International, Fiera Milano, Costa Crociere, Heineken Italia, Terna, ConsumerLab, Fondazione Sodalitas, Impronta Etica, Utilitalia.
Da queste esperienze si deduce che il percorso formativo e professionale del manager della sostenibilità può essere molto variegato, a significare la natura profondamente multidisciplinare di chi si occupa di sostenibilità, una materia che pervade settori e ambiti di ogni tipo. Si rilevano tuttavia due tendenze: studi sin dai primi passi focalizzati sull’ambito manageriale o economico (42,2%) oppure un’iniziale laurea in ambito umanistico e la successiva specializzazione in ambito CSR-sostenibilità con l’acquisizione di un master di ambito manageriale.
Elisa Marasca è giornalista professionista e consulente di comunicazione. Laureata in Lettere Moderne all’Università di Pisa, ha conseguito il diploma post lauream presso la Scuola di Giornalismo Massimo Baldini dell’Università Luiss e ha poi ottenuto la laurea magistrale in Storia dell’arte presso l’Università di Urbino.
Nel suo percorso di giornalista si è occupata prevalentemente di temi ambientali, sociali, artistici e di innovazione tecnologica.
Da sempre interessata al mondo della comunicazione digital, ha lavorato anche come addetta stampa e social media manager di organizzazioni pubbliche e private nazionali e internazionali, soprattutto in ambito culturale.
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