Allo Smart working non c’è mai fine

Google lo prolunga fino a giugno 2021. In attesa di una direttiva Ue, c’è già un nuovo disegno di legge.

Tutti in Smart working fino a giugno 2021. Secondo il Wall Street Journal, Google starebbe pianificando di mantenere in modalità di lavoro da remoto 200mila dipendenti a tempo pieno. Altre tech company statunitensi, come Twitter, Facebook e Slack, hanno già annunciato la volontà di consentire ai propri lavoratori di operare da casa senza limiti di tempo in seguito alle restrizioni dovute alla pandemia da coronavirus, ma Google è la prima a estendere il Remote working fino alla metà del 2021.

La compagnia di Mountain View aveva già annunciato un piano di riapertura degli uffici per un numero limitato di dipendenti a partire dal 6 luglio 2020, prevedendo, però, che il ritorno ‘fisico’ al lavoro fosse opzionale. Adesso Sundar Pichai, CEO della casa madre Alphabet, avrebbe scelto di fornire una cornice temporale più precisa al Remote working per dare maggiore certezza ai dipendenti e alle loro famiglie. Proprio di recente sarebbe stata comunicata via mail al personale l’intenzione di prolungare il piano globale di lavoro da remoto volontario fino al 30 giugno 2021 per i ruoli che non richiedono una presenza necessaria in sede.

In Italia il Remote working diventa la ‘nuova normalità’

Se negli Usa lo Smart working sembra candidarsi come ‘normale’ modalità di lavoro, in Italia la discussione è aperta, in particolare dopo la decisione di prolungare, su richiesta del Governo, lo stato di emergenza fino al 15 ottobre 2020 (l’Esecutivo avrebbe voluto fino al 31 ottobre) che abilita i lavoratori pubblici e privati – senza bisogno di un accordo tra le parti – a proseguire con il Remote working.

Secondo l’ultimo Rapporto Istat, l’incidenza del lavoro da casa a marzo 2020 è salita al 12,6%, con un aumento su base annua di 8,1 punti. Nel mese di aprile è arrivata al 18,5%, coinvolgendo oltre 4 milioni di occupati, la metà di quelli che l’Istituto di statistica stima come potenziali smart worker.

Il lavoro agile non può essere, però, la soluzione a tutti i problemi del mondo del lavoro, anche una volta rientrata l’emergenza sanitaria. Nonostante gli evidenti vantaggi in termini di flessibilità, il rischio è di finire con l’assimilare troppo la figura del dipendente da remoto a quelle del lavoratore autonomo. Non a caso la normativa italiana che ha disciplinato il lavoro agile è contenuta nel cosiddetto Jobs Act del lavoro autonomo (la Legge 81 del 2017).

In arrivo nuove regole sullo Smart working

A complicare il quadro è anche la proposta dell’Unione europea di confezionare una direttiva sullo Smart working entro il 2021 per garantire i diritti di tutte le persone che operano in telelavoro, compresi i lavoratori autonomi e gli atipici. Nonostante – almeno in Italia – il lavoro agile sia riservato ai lavoratori dipendenti, la nuova tutela si estenderebbe anche alle partite Iva, includendo il diritto alla disconnessione, alla salute e alla formazione, oltre che un salario adeguato.

Nel nostro Paese, invece, c’è addirittura un disegno di legge, depositato a fine maggio presso la Commissione Lavoro del Senato che ha come cardine la regolamentazione del diritto alla disconnessione per il benessere psico-fisico dei lavoratori e dei loro affetti. Tra gli aspetti che la legge intende regolare, ci sono l’introduzione di fasce concordate di reperibilità del lavoratore, al di fuori delle quali non può essere chiamato, la prestazione da svolgersi in un arco temporale non superiore alle 13 ore giornaliere, un periodo di riposo minimo di 11 ore ogni 24, che salgono a 48 dopo cinque giorni di lavoro consecutivo; e poi sorveglianza sanitaria e tutela in caso di malattia e infortunio analoga a quella di chi lavora in sede.

“L’aumento del lavoro a distanza merita di essere regolamentato in modo da garantire efficienza e diritti dei lavoratori”, ha detto al quotidiano La Repubblica Paola Pisano, Ministra per l’Innovazione. “L’orario di lavoro non può essere il solo criterio di valutazione dell’attività svolta, nei servizi va adottata anche la valutazione per obiettivi. Di certo va garantito il diritto alla disconnessione. Questo tema va sicuramente affrontato con le parti sociali”. Che, però, seguendo l’impostazione dell’attuale legge che regolamenta il lavoro agile scartano l’ipotesi di quote e regole calate dall’alto, preferendo demandare alla contrattazione di secondo livello.

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