Il ritorno al lavoro e il mal d’ufficio
Tornare al lavoro dopo il lockdown? Non tutti sono entusiasti. Una recente survey condotta da Manpower Group in otto Paesi diversi, intitolata What workers want, suggerisce ampie differenze di opinione tra i lavoratori di Stati Uniti e Regno Unito, da un lato, e i loro colleghi di Germania, Francia, Italia, Spagna, Messico e Singapore, dall’altro. I primi sarebbero, infatti, molto più negativi all’idea di dover riprendere il loro posto in ufficio dopo la pandemia.
Quest’ansia si riflette anche sul numero di quanti sono già tornati al lavoro, esaminati da un’altra ricerca condotta da Alpha Wise per Morgan Stanley. In questo momento, solo il 34% dei dipendenti inglesi è rientrato sul posto di lavoro, contro l’83% dei francesi. Stati Uniti e Regno Unito sono tra i Paesi colpiti più duramente – e più tardi – dal Coronavirus e sono stati più lenti a venir fuori dall’emergenza. L’esperienza pregressa, però, spiega solo in parte la scelta di restare a casa più a lungo: i lavoratori americani e inglesi si rivelano, infatti, più preoccupati di una possibile seconda ondata del contagio di quanto non lo siano i colleghi francesi o tedeschi.
La decisione di tornare – quando e quanto spesso – in ufficio sembra dipendere da un insieme mutevole di fattori. Tra i primi ci sono sicuramente le indicazioni governative: una scarsa fiducia nella gestione dell’emergenza da parte dei decisori pubblici, così come la presenza di messaggi contrastanti tra istituzioni e aziende, può compromettere le poche certezze maturate dai lavoratori. Un secondo elemento determinante è rappresentato dalla volontà e dalla capacità del datore di lavoro di mettere in sicurezza l’ambiente. Molti restano, poi, preoccupati di come verrà affrontato il nodo trasporti: anche una volta garantito il distanziamento in fabbrica o in ufficio, l’esercito dei pendolari si fida poco delle misure applicabili al tragitto casa-lavoro.
Fonte: Financial Times
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Giornalista professionista dal 2018, da 10 anni collabora con testate locali e nazionali, tra carta stampata, online e tivù. Ha scritto per il Giornale di Sicilia e la tivù locale Tgs, per Mediaset, CorCom – Corriere delle Comunicazioni e La Repubblica. Da marzo 2019 collabora con la casa editrice ESTE.
Negli anni si è occupata di cronaca, cultura, economia, digitale e innovazione. Nata a Palermo, è laureata in Giurisprudenza. Ha frequentato il Master in Giornalismo politico-economico e informazione multimediale alla Business School de Il Sole 24 Ore e la Scuola superiore di Giornalismo “Massimo Baldini” all’Università Luiss Guido Carli.
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