Le bugie hanno le gambe corte (non sul lavoro)
La metà dei dipendenti mente sul lavoro. E spesso lo fa per uniformarsi alle idee della maggioranza.
Per evitare problemi, coprire una mancanza o più spesso per non sentirsi una voce fuori dal coro. Le ragioni sono svariate, ma la maggior parte dei dipendenti concorda su un punto: sul posto di lavoro capita di mentire ed è normale farlo almeno una volta nel corso della propria vita lavorativa.
Secondo una ricerca condotta da Glassdoor su un campione di mille lavoratori nel Regno Unito, quasi la metà dei dipendenti ha mentito sul lavoro. Chi lo ha fatto stava cercando di non finire nei guai (44%) o di nascondere un proprio errore (34%). In un buon numero di casi, però, chi mente non lo fa per un proprio tornaconto personale, bensì per evitare di levarsi in piedi e distinguersi dagli altri colleghi: il 40% di chi non è sincero sul lavoro lo fa perché trova più facile essere d’accordo con la maggioranza e il 24% perché sa che il proprio capo o gli altri colleghi non amano ascoltare opinioni differenti. Una percentuale più ridotta (17%) preferisce una bugia a un feedback sincero – e magari troppo diretto – rivolto ai colleghi.
Ma quando la bugia è accettabile sul lavoro? Secondo la ricerca, appena il 22% dei lavoratori ammette che si possa mentire in ufficio, ma più di due terzi sono convinti che una ‘bugia bianca’, ciò che è detto per non urtare i sentimenti dei colleghi, non rappresenti un problema. Anzi, il 75% crede che dire quello che si pensa davvero porti soltanto guai e più della metà (56%) è abituato a nascondere i propri sentimenti sul posto di lavoro.
L’autenticità continua comunque a essere considerato un valore, capace di creare una cultura lavorativa più forte e migliori relazioni tra colleghi e con i clienti. Tuttavia, solo un lavoratore su due ritiene che i propri leader d’azienda siano davvero autentici e che il proprio datore di lavoro attribuisca un valore a questa caratteristica tra i dipendenti.
Fonte: HR News
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Giornalista professionista dal 2018, da 10 anni collabora con testate locali e nazionali, tra carta stampata, online e tivù. Ha scritto per il Giornale di Sicilia e la tivù locale Tgs, per Mediaset, CorCom – Corriere delle Comunicazioni e La Repubblica. Da marzo 2019 collabora con la casa editrice ESTE.
Negli anni si è occupata di cronaca, cultura, economia, digitale e innovazione. Nata a Palermo, è laureata in Giurisprudenza. Ha frequentato il Master in Giornalismo politico-economico e informazione multimediale alla Business School de Il Sole 24 Ore e la Scuola superiore di Giornalismo “Massimo Baldini” all’Università Luiss Guido Carli.