Tra arte e leadership, ripartire nell’era Covid
La contemplazione e l’ammirazione di prodotti artistici sono occasione di ispirazione e insieme fonte di crescita. Forse possono persino offrire risposte alle problematiche manageriali che le organizzazioni si trovano ad affrontare in un momento così delicato come quello attuale, investito dalla pandemia del Covid-19. In questo articolo vogliamo aprire una finestra sulla ricerca internazionale di organizzazione, raccogliendo contributi di interesse sulle riviste scientifiche più accreditate, call for papers e conferenze di ricerca. Il filo conduttore che lega questi paper è il legame tra arte e leadership.
Ripartire nell’incertezza
Le organizzazioni che si confrontano con la realtà di un mondo colpito dal Covid-19 si trovano a gestire richieste impegnative e senza precedenti: reimpiegare i talenti, creare una forza lavoro a distanza, costruire le capacità necessarie, sostenere le catene di fornitura in difficoltà, contribuire agli sforzi umanitari, scegliere tra licenziamento, sviluppo o conservazione dei dipendenti e pianificare la riapertura in mezzo all’incertezza.
In questo contesto, la crisi ha rivelato tre implicazioni per la ricerca e la pratica su organizzazioni agili e sostenibili in ambienti volatili, incerti, complessi e ambigui (Vuca). In primis, non è chiaro come affrontare il Coronavirus; ciò che è chiaro è che eravamo impreparati. In secondo luogo, nonostante la retorica, troppe organizzazioni non avevano le capacità di rispondere a una tale crisi. Dire di essere agili non rende, infatti, tali le organizzazioni. Infine, la pandemia rivela il silenzio della nostra comunità sulla disuguaglianza strutturale (per esempio finanziaria, sociale e razziale).
Gli autori definiscono allora l’agilità dell’organizzazione come la capacità di realizzare un cambiamento tempestivo, efficace e duraturo quando si traduce in un vantaggio in termini di performance (Worley et al., 2014). Le organizzazioni sostenibili espandono questo termine per affrontare l’ottimizzazione dei risultati ambientali, sociali e di governance (Esg), così come i risultati finanziari. Poiché l’enfasi relativa a questi risultati cambia nel tempo, come anche i metodi per raggiungerli, non c’è sostenibilità senza agilità (Lawler e Worley, 2011).
Worley C. G., Jules C. (2020), “Covid-19’s uncomfortable revelations about agile and sustainable organizations in a Vuca World”, The Journal of Applied Behavioral Science, 56 (3), 279-283
Arte e modelli di leadership
Fin dai primi Anni 2000 il settore imprenditoriale, sia professionale sia accademico, si è più volte espresso a favore del trasferimento delle pratiche artistiche, in particolare di quelle ritenute forme esemplari di creatività, a un mondo manageriale alle prese con nuove sfide; una pretesa che gli autori definiscono “tesi di trasferibilità” per considerare le risposte date a quella che altri studiosi (Boltanski e Chiapello, 1999) definiscono una critica artistica del capitalismo. Attingendo alla vasta gamma di letteratura accademica pertinente, questo articolo esamina criticamente la plausibilità della ‘tesi’. A tal fine, i ricercatori passano in rassegna la letteratura analitica che propugna il trasferimento artistico accanto al lavoro empirico che esamina gli interventi artistici all’interno delle organizzazioni.
Entrambi sono componenti importanti di un approccio estetico- organizzativo più ampio, anche se, sostengono gli autori, nessuno dei due filoni di ricerca fornisce un argomento plausibile per una trasferibilità significativa. Gli autori si basano, dunque, sulla letteratura artistica, sulla teoria manageriale e sulla psicologia per confrontare le nozioni di creatività a entrambe le estremità del processo di trasferimento proposto.
Evidenziano, inoltre, la convergenza e la varianza nel pensiero artistico e imprenditoriale, rilevando fondamentali disallineamenti in termini di utilità, razionalizzazione ed eteronomia: tre livelli di incompatibilità che rendono altamente improbabile un vero e proprio trapianto di idee artistiche.
Infine, discutono il loro contributo critico in relazione allo status pretestuoso della ‘tesi’ e alla centralità del modello triadico del capitalismo di altri studiosi (ibidem). In conclusione, suggeriscono che sono necessarie ulteriori ricerche per esaminare la natura simbolica degli appelli alla creatività artistica dalla Direzione.
Ancelin-Bourguignon A., Dorsett C., Azambuja R. (2019), “Lost in translation? Transferring creativity insights from arts into management”, Organization, 22 (5), 717-741.
Per informazioni sull’acquisto di copie e abbonamenti scrivi a daniela.bobbiese@este.it (tel. 02.91434400)