Il Manufacturing nell’era della Zoom economy
Il World Manufacturing Forum 2020 individua le priorità in quattro p: people, policy, preparedness e productivity.
Persone, policy, preparazione e produttività, ovvero le quattro p che segneranno il futuro della Manifattura post Covid. È questo l’elenco di priorità tracciato durante la prima giornata del World Manufacturing Forum, il summit internazionale sull’industria manifatturiera trasmesso in diretta streaming da Cernobbio.
Per rafforzare l’innovazione e lo sviluppo del settore manifatturiero e migliorarne la competitività sullo scenario internazionale, più di 160 esperti (oltre 40 le donne) di 35 nazionalità diverse hanno ragionato in 13 focus group sul futuro del Manufacturing in uno scenario in continua evoluzione. “Le decisioni che prendiamo oggi avranno un impatto sulle vite dei nostri figli e dei nostri nipoti”, ha ricordato in apertura Alberto Ribolla, Presidente della World Manufacturing Foundation. “Vogliamo continuare con le p: il prossimo anno sarà la volta di planet, pupils e proficiency, per parlare di ambiente e attrarre i giovani verso le materie tecniche”.
Back to the future, dunque, come recita il titolo di uno dei primi panel. Perché è tempo di guardare alle opportunità del domani, a partire dai nuovi modi di lavorare. “Il Covid ha avuto un impatto enorme sulle persone e ha accelerato la spinta verso l’Industrial Smart working”, ha detto Marco Taisch, Scientific Chairman del World Manufacturing Forum. “Il lavoro da remoto è diventato realtà per i white collar, ma anche i blue collar sono stati forzati a imparare a operare a distanza. Abbiamo bisogno di estendere la nuova modalità a tutti i settori del Manufacturing”. La pandemia ha aumentato anche l’importanza di skill specifiche: non solo le competenze digitali, ma anche quelle comunicative. Le persone oggi hanno bisogno di incrementare la capacità di essere affidabili, resilienti e pronte a cambiamenti repentini.
Attenzione alle skill ed eliminazione delle disuguaglianze
“La cosiddetta Zoom economy non andrà via e continuerà a influenzare non solo il modo in cui lavoriamo, ma anche quello in cui prendiamo le decisioni”. Per Randy Zadra, Managing Director di Integris Software e Ambassador della World Manufacturing Foundation, negli ultimi mesi le aziende hanno appreso come comportarsi nella pratica diretta, attraverso un approccio learning by doing, ma è importante continuare il dialogo con dipendenti e sindacati. “Il mondo cambia e dobbiamo lavorare insieme per il meglio”.
Il Covid può essere, poi, l’occasione per porre rimedio alle diseguaglianze esistenti nell’industria manifatturiera. Le donne e i più giovani sono state le categorie più colpite dagli effetti della crisi pandemica, ma sono anche quelle che potrebbero beneficiare in misura maggiore dei nuovi trend in atto: flessibilità e digitalizzazione del lavoro. “L’impatto della crisi non è stato gender-neutral”, ha sottolineato Cristina Oyón, Director of Technology, Innovation and Sustainability dell’Agenzia per lo sviluppo imprenditoriale del Governo Basco.
La situazione delle donne nel Manufacturing era già difficile nel periodo pre-Covid: occupate in attività a bassa specializzazione e in lavori temporanei o part time, sono state le prime a essere messe da parte dalla crisi. Il nuovo paradigma dell’impresa manifatturiera, orientato su digitalizzazione, sostenibilità e servitizzazione, potrebbe premiare però proprio le loro capacità, aiutando l’accesso, il permanere e anche l’ascesa verso posizioni di leadership delle donne. Anche per recuperare il coinvolgimento dei giovani, secondo Daria Taglioni, Research Manager Trade and International Integration del Development Research Group della World Bank, “è tempo di una nuova globalizzazione più inclusiva. Ciò di cui abbiamo bisogno nel new normal sono politiche focalizzate su cambiamento climatico, environmental economy e digitalizzazione”.
Rafforzamento del livello regionale e supporto alle PMI
Le policy adottate ai diversi livelli istituzionali restano fondamentali per tracciare la via del cambiamento. Il mondo della Manifattura chiede decisioni da parte dei Governi che aiutino la costruzione di Supply chain globali più resilienti e supportino le Piccole e medie imprese (PMI) per recuperare il gap di risorse e competenze. Se si guarda con interesse alle policy nazionali, ancor più importanti sono considerate quelle regionali: i decisori locali devono prendersi cura dei distretti e aiutare la ripartenza delle realtà più specializzate.
“Le Supply chain sono così intrecciate e interconnesse a livello mondiale che invertire il processo è diventato troppo difficile e costoso. La cosa positiva della globalizzazione, però, è che spinge i Paesi a specializzarsi”, ha fatto notare dal Canada Linda Hasenfratz, CEO di Linamar. “Quando si prende una decisione sulla Supply chain, bisogna tener conto di quattro fattori: costi, tecnologia, qualità assicurata e rischio. Oggi serve qualche cambiamento per ridurre rischi, ma tutti gli elementi restano importanti e vanno riequilibrati”.
Anche per Bruce Kramer, Senior Advisor della National Science Foundation, il futuro non è fatto di minori connessioni, anzi. “Le Supply chain diventeranno ancora più connesse, per la semplice ragione che l’obiettivo della resilienza non si può perseguire su catene del valore individuali. È necessario dare alle imprese maggiore visibilità sulle Supply chain degli altri business, persino di quelli concorrenti”. Se vogliamo mantenere la produzione locale, dobbiamo dare alle imprese di piccole e medie dimensioni le capacità per comprendere i bisogni del mercato e dei clienti. Per dare nuovo impulso al business, la via è la condivisione delle informazioni.
Preparazione per accrescere la produttività
Le imprese con un alto livello di digitalizzazione hanno risposto meglio delle altre alla crisi. Le tecnologie tipiche dell’Industry 4.0 hanno dimostrato di essere preziose per rispondere alle nuove esigenze emerse nel mercato, consentendo alle aziende non più soltanto una maggior produttività, ma spesso l’accesso stesso al mercato. Ecco perché le organizzazioni che non l’hanno ancora fatto devono rivalutare i loro business model in questa direzione.
La manifattura deve, insomma, ricollocarsi più vicino ai bisogni dei consumatori, per compensarne la volatilità. Accanto alla resilienza non va, però, trascurata l’efficienza. “Ciò che hanno in comune l’essere efficienti e il saper rispondere ai cambiamenti è la velocità”, ha fatto notare Lisa Anderson, Presidente di LMA – Consulting Group. “Usare la tecnologia, i Big Data, le Analytics per prevedere la domanda futura significa trovare il modo di combinare efficienza e resilienza”.
La metà delle imprese italiane teme una brusca frenata degli investimenti nei prossimi anni. La riduzione delle spese non dovrebbe, però, andare a scapito dell’innovazione, secondo Mike Lackey, Global Vice President of Solution Management Manufacturing di SAP. “Il Covid ha accelerato la trasformazione digitale e accresciuto l’automazione all’interno delle fabbriche. Il futuro del Manufacturing sarà più tecnico, automatico e fondato su macchine intelligenti e capaci di imparare dai propri errori. È tempo di una nuova business strategy e la tecnologia dev’essere in cima alle priorità”.
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Giornalista professionista dal 2018, da 10 anni collabora con testate locali e nazionali, tra carta stampata, online e tivù. Ha scritto per il Giornale di Sicilia e la tivù locale Tgs, per Mediaset, CorCom – Corriere delle Comunicazioni e La Repubblica. Da marzo 2019 collabora con la casa editrice ESTE.
Negli anni si è occupata di cronaca, cultura, economia, digitale e innovazione. Nata a Palermo, è laureata in Giurisprudenza. Ha frequentato il Master in Giornalismo politico-economico e informazione multimediale alla Business School de Il Sole 24 Ore e la Scuola superiore di Giornalismo “Massimo Baldini” all’Università Luiss Guido Carli.
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