Fidarsi è bene, controllare è meglio
L’80% dei manager teme che il telelavoro possa avere un effetto negativo sulla produttività dei team.
L’uso massiccio del lavoro da remoto durante la pandemia di Covid-19 ha riacceso in tanti Paesi i riflettori sulle normative che lo regolano. C’è un aspetto dello Smart working a cui le persone sono particolarmente sensibili e riguarda la privacy: si tratta della sorveglianza digitale da parte dei manager per controllare l’attività dei dipendenti a distanza.
Secondo uno studio condotto nel 2019 negli Stati Uniti da Owl Labs, l’azienda che produce dispositivi per video conferenze, l’80% dei manager teme che il telelavoro possa avere un effetto negativo sulla concentrazione e sulla produttività dei team. Da qui l’esigenza di controllare a distanza l’efficienza del personale.
Attualmente diverse soluzioni tecnologiche permettono di farlo. Uno dei leder di produzione del software di monitoraggio dei lavoratori, l’azienda statunitense Awareness Technologies, ha fatto sapere che già nelle prime settimane dall’inizio della pandemia la loro base di clienti è triplicata.
I programmi di questo tipo, conosciuti come “Bossware”, sono molto simili a quelli utilizzati per l’hackeraggio, con la sola differenza che in questo caso è tutto legale. ll programma di monitoraggio può essere già installato sul Pc del lavoratore, oppure può essere chiesto alle persone di scaricarlo. Ma il software può agire anche all’insaputa del dipendente, grazie a soluzioni che consentono di condurre controlli random. Alcune versioni dei Bossware possono essere attivati dal dipendente quando inizia a lavorare e disattivati a fine lavoro, ma le soluzioni più richieste sono quelle che funzionano in background.
L’obiettivo di questa sorveglianza è duplice. Vuole misurare l’efficienza del lavoratore attraverso i dati della sua attività digitale, dal numero di clic alla registrazione video del suo schermo. Ci sono alcune soluzioni che permettono alla webcam del dipendente di fare autoscatti a intervalli random. Se al momento dello scatto il dipendente risulta assente, c’è il rischio addirittura di non essere retribuiti per alcune ore. Inoltre, il monitoraggio digitale mira a garantire la sicurezza dell’azienda. È un ‘dissuasore’ nei confronti di chi volesse sottrarre dati preziosi o compiere operazioni illecite.
Probabilmente, anche quando si tornerà al lavoro in presenza, la sorveglianza digitale dei lavoratori non finirà, visto che tante aziende hanno investito in questi strumenti di controllo che si sono dimostrati efficaci. Ma per conciliare l’efficienza con la privacy, già da ora entra in agenda la questione di regolamentare l’uso di questi strumenti.
Fonte: RBC
Giornalista professionista dal 2015, da sette anni collabora con varie testate sui temi legati alla Russia e all’Europa dell’Est. Dal 2013 scrive sulle tematiche ebraiche per i canali di comunicazione della Comunità ebraica di Milano. Nel 2016 ha avuto una parentesi giornalistica in Francia come stagista presso il settimanale La Vie del gruppo Le Monde e nel 2015 ha fatto parte del team dell’ufficio stampa del Media Centre di Expo Milano. Nel 2014 ha scritto anche per Lettera43.it. È stata allieva della Scuola di giornalismo Walter Tobagi dell’Università Statale di Milano (biennio 2012-14). Prima di trasferirsi in Italia, si è laureata in Lingua italiana e Letterature Europee presso l’Università Statale di Mosca M.V. Lomonosov nel 2011.
Smart working, bossware, controllo digitale