La consulenza manageriale è un affare da big

Secondo il report di Assoconsult, il settore chiuderà il 2020 in calo. Fanno eccezione le società di grandi dimensioni.

Questo è un anno molto particolare per tutta l’economia mondiale, e il settore della consulenza non è esente dalle sue ripercussioni. Nel 2020, infatti, il fatturato del management consulting in Italia è previsto in calo dell’8,9% rispetto all’anno precedente: calo che investe anche l’occupazione e la gestione del Personale. Assoconsult, l’associazione di categoria che rappresenta le imprese di consulenza, di management e di ricerca e selezione del Personale in Italia, ha condotto un monitoraggio su 61 società di piccole, medie e grandi dimensioni: il benchmark scelto per il confronto è stato il livello di performance del 2019. E il quadro è positivo solo per le grandi.

Le previsioni per la chiusura del 2020 si differenziano infatti in base alle dimensioni delle società: ricordiamo che il settore del management consulting in Italia è composto da circa 24mila imprese, di cui 35 sono grandi società (con più di 50 addetti), 460 sono medie (tra 10 e 49 addetti), 2.700 sono piccole (tra tre e nove addetti), e le restanti (quasi 21mila) sono le micro società con meno di tre addetti. Secondo il rapporto, le grandi società nel 2020 hanno mantenuto in media un fatturato stabile (+0,1% rispetto al 2019), mentre le medie sono calate dell’11,6%. Questo perché nei primi mesi del lockdown hanno dovuto affrontare molti casi di discontinuità operative.

Le perdite sono diverse in base alla dimensione delle società

Le piccole e le micro società hanno invece risentito in maniera significativa dell’impatto negativo delle misure di contenimento, e prevedono di chiudere l’anno in calo rispettivamente del 17,9% e del 27,8%. L’impatto negativo sull’occupazione, invece, è stato più limitato di quello sul fatturato. Nel 2020 l’impiego di professionisti è previsto in calo del 4,1% rispetto all’anno precedente. L’analisi si è basata sulle attività che riguardano: strategia, corporate finance e assistenza all’internazionalizzazione; marketing e vendite; amministrazione e controllo, risk management e compliance; organizzazione e Risorse Umane, formazione, IT consulting; operations.

Per quanto riguarda il valore della produzione – cioè il valore dei servizi di consulenza fatturabili ai clienti – dal momento dell’annuncio delle prime misure di restrizione operate dal Governo, è calato in maniera istantanea, con il punto di minima (-21,7%) raggiunto nel mese di aprile. Gran parte di questa frenata è stata provocata dalla sospensione da parte di molti clienti dei lavori in corso e dall’attivazione dello Smart working, quindi dai tempi di dotazione della strumentazione e del software ai lavoratori. Anche in questo caso, le perdite sono state molto diverse a seconda della grandezza e della modalità di gestione delle società.

Chi era già pronto a lavorare da remoto ha sofferto meno la crisi

Le aziende di consulenza con fatturato superiore ai 10 milioni di euro, infatti, hanno registrato un calo limitato nella produzione a causa di tre fattori principali: erano già attrezzate ad operare in remoto, quindi il loro sforzo di riconversione allo Smart working è stato modesto e breve; hanno in media progetti di durata medio alta e possono quindi far leva su ‘tempi morti’ naturali nei momenti di discontinuità; la loro base clienti, in larga misura, non ha sofferto importanti interruzioni nell’operatività (servizi finanziari, telecomunicazioni, utilities, pubblica amministrazione, Gdo).

Le aziende di consulenza con fatturati più bassi, che non erano pronte alla remotizzazione dei servizi, hanno registrato invece un significativo calo nella produzione già ad aprile, con una graduale ripresa a settembre. Il livello di criticità dei settori clienti, inoltre, è stato valutato in base all’impatto che l’emergenza sanitaria ha avuto sui progetti. In base al report emerge, per esempio, che la Manifattura e i trasporti hanno sospeso o dilazionato in maniera molto significativa i progetti di consulenza. Il Retail, l’energia, l’high tech e i prodotti di consumo di base hanno fatto registrare solo alcuni casi di sospensione o dilazione dei progetti.

Business continuity e nuove competenze per gestire il cambiamento

La Pubblica amministrazione, la sanità e le utilities hanno fatto registrare solo alcune aree isolate di criticità, mentre il settore telecomunicazioni e quello finanziario non hanno segnalato quasi nessun caso di cancellazione o blocco di progetti. “Nuove competenze, che implicheranno nuovi comportamenti, più adattivi, e la capacità di lavorare sia in presenza sia da remoto: saranno questi i mezzi da usare per gestire un cambiamento per alcuni settori che solo un anno fa era inimmaginabile”, ha commentato Marco Valerio Morelli, Presidente Confindustria Assoconsult e Amministratore Delegato di Mercer Italia.

Il punto fermo da cui è partito il report è stata la business continuity, e l’indagine si è svolta tra marzo e settembre 2020. “Da febbraio ci siamo messi al lavoro – oltre che sulla sintesi del 2019 – sullo sviluppo di un’osservazione in tempo reale che riguardasse l’impatto del Covid 19 sulle nostre aziende”, scrive Morelli nell’introduzione del documento. “Perché qualunque siano il business e il settore si deve poter garantire la continuità dei processi produttivi e commerciali, assieme a quelli di gestione del Personale”, ha aggiunto.

Rivedere i piani di investimento aziendali in ottica 2021

Le principali misure adottate dalle aziende di consulenza per far fronte alla situazione di emergenza hanno riguardato però il taglio dei costi. La quasi totalità delle aziende intervistate ha optato per: lo Smart working, visto in chiave di alleggerimento dei costi; la riduzione nell’utilizzo di subcontractor (molte aziende hanno infatti sostituito il personale esterno con interni); la gestione delle Risorse Umane incentivando l’utilizzo delle ferie pregresse, dei vari permessi familiari (quando disponibili, in base ai provvedimenti governativi), il ricorso al part time dove possibile; la cassa integrazione nelle aziende di minore dimensione; il blocco delle assunzioni.

Il report rivela che anche la revisione dei piani di investimento aziendali dovrà essere oggetto di un forte impegno nel corso di questa fine anno e del prossimo. “Con la recessione quasi a doppia cifra che si prospetta sul 2020, le aziende lanceranno profondi piani di ristrutturazione a partire dal 2021, che serviranno da un lato a sopravvivere e dall’altro a ripensare il business con uno sforzo di what if per catturare la ripartenza, mai fatto in passato”, è la previsione di Morelli. La recente crisi impone quindi una necessaria azione di upskilling e reskilling delle competenze, in ogni campo.

consulenza, Covid, Assoconsult


Elisa Marasca

Elisa Marasca

Elisa Marasca è giornalista professionista e consulente di comunicazione. Laureata in Lettere Moderne all’Università di Pisa, ha conseguito il diploma post lauream presso la Scuola di Giornalismo Massimo Baldini dell’Università Luiss e ha poi ottenuto la laurea magistrale in Storia dell’arte presso l’Università di Urbino. Nel suo percorso di giornalista si è occupata prevalentemente di temi ambientali, sociali, artistici e di innovazione tecnologica. Da sempre interessata al mondo della comunicazione digital, ha lavorato anche come addetta stampa e social media manager di organizzazioni pubbliche e private nazionali e internazionali, soprattutto in ambito culturale.

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