Costruire un’Italia più competitiva

Abbiamo l’occasione di riprogettare la nostra economia e la nostra società a partire dall’utilizzo dei fondi Next Generation Eu.

Chiediamoci quale tipo di futuro vogliamo come persone, come imprese e come Paese. E mettiamo in campo tutte le energie perché si possa realizzare. Queste le parole che Luigi Abete scrive nella prefazione del Nuovo Rinascimento, Imprese e società post Covid-19 (Edizioni ESTE, 2020). Questo è il tempo delle decisioni, scrive il suo autore Giovanni Volpe (ascolta la puntata del podcast Tra le righe con il confronto con l’autore) e, se l’oggetto della discussione è il futuro, bisogna attrezzarsi nel modo corretto per affrontarlo. Partendo dall’utilizzo dei fondi Next Generation Eu, che ci danno la possibilità di riprogettare la nostra economia e la nostra società.

Possiamo dire che partiamo in vantaggio: il nostro sistema industriale sa reagire. Dopo il primo lockdown della primavera 2020, tra maggio e agosto abbiamo assistito a una crescita che si è tradotta in un rimbalzo del Prodotto interno lordo del 16%. Dopo la seconda ondata il sistema ha subito una battuta d’arresto, ma le fabbriche non si sono chiuse. Che previsioni possiamo fare?

Utilizzare i fondi per garantire lo sviluppo

Il calo del Manifatturiero è stimato per il 2020 del 12%. Ci sarà nel 2021 e 2022 una ripresa importante, circa del 6-6,5% come media dei due anni. Dobbiamo anche tenere conto del fatto che abbiamo problemi strutturali di bassa crescita e bassa produttività lontani dall’essere risolti, e la crisi non è stata per tutti uguale. Il Farmaceutico tiene e cresce, anche perché può contare su competenze, skill e processi organizzati e all’avanguardia. Hanno retto anche Alimentare e Largo consumo, mentre si registra un calo moderato per gli Elettrodomestici. A essere fortemente penalizzato è tutto il sistema Moda e Tessile.

La produzione industriale in ottobre ha registrato +1,3%, una mini ripresina contro il -5,1% di settembre. Ci sono opportunità per il sistema italiano legato alla trasformazione digitale e ambientale che l’Europa è disposta a finanziare. Rispetto ai temi ambientali, l’Italia parte da un punto molto interessante perché il nostro Manifatturiero è poco energy intensive ed è il meno inquinante d’Europa.

Dobbiamo puntare sul green in tanti settori, dal packaging alla componentistica auto, all’edilizia. Il nuovo Presidente Usa, Joe Biden, si insedia a gennaio 2021 e, a differenza dell’attuale inquilino della Casa Bianca, darà molto più spazio a investimenti green: si parla di 2 trilioni di dollari per l’economia ambientale. Affermarsi per tempo in questo ambito significa assumere una leadership a livello mondiale. Questa la fotografia che ci ha trasmesso Gregorio De Felice, Chief Economist di Intesa Sanpaolo in occasione della presentazione del libro di Volpe organizzato dall’associazione Todo.It.

Il nostro Manifatturiero ha potenzialmente le risorse per costruire la propria antifragilità, ma non possiamo ignorare gli avvertimenti che, sempre in questi giorni, arrivano da Mario Draghi e che riguardano sussidi pubblici e crediti garantiti destinati a realtà che hanno poche probabilità di sopravvivere, anche con iniezioni supplementari di liquidità. Il pericolo di operazioni che mettano a rischio i capitali delle banche esiste e, anche per questo, i fondi Next Generation Eu devono essere destinati a garantire sviluppo futuro e non già a salvare un passato per quale nessuna cura potrà essere efficace. Su un totale di 209 miliardi, ha precisato De Felice, 123 sono prestiti. Indebitarsi per sprecare i fondi significa scaricare sulle generazioni future gli errori del presente.

Più investimenti e meno assistenzialismo

L’industria ha avuto capacità di riprendersi, il sistema ha dimostrato grande propositività ed è importante che le risorse vengano dirottate sugli investimenti più che sull’assistenzialismo, ha confermato Nicola De Cardenas, Presidente Assolombarda Pavia. Bisogna trovare anche nuovi dialoghi con la rappresentanza per alimentare una sorta di partito del lavoro. Tutto si basa su due elementi: la fiducia e l’utilizzo delle risorse che arriveranno. Per troppi anni la politica si è lamentata dell’impossibilità di fare riforme strutturali per mancanza di risorse. In questo momento le risorse ci sono e bisognerà capire che capacità avremo di scrivere progetti per cambiare il Paese. È una prova decisiva.

Rispetto alla crisi finanziaria del 2008 e alla crisi del debito sovrano del 2011-12, una selezione c’è già stata, e le imprese che hanno superato la crisi sono diventate più forti in termini di capitalizzazione, di strategie aziendali e anche di liquidità. Le imprese ora, ha confermato De Felice, sono in una posizione di attesa, perché per investire ci vuole un clima di fiducia rispetto a cosa l’Italia vuole diventare nei prossimi anni. La pandemia rende tutto più complicato, ma la liquidità c’è e la rivoluzione ambientale ha un consenso politico a livello internazionale. Il Green Deal è stato il primo atto della Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e Next Generation Eu prevede almeno il 37% di fondi a favore dell’ambiente. In Germania a settembre 2021 ci sono le elezioni, e il partito dei Verdi è destinato a entrare nella coalizione di Governo.

A rappresentare una novità in questo significativo piano di ‘recovery’ del Vecchio Continente è il vincolo sulla progettualità e sui risultati. Per questo gli impegni nella progettazione del piano di utilizzo dei fondi genera così tanta preoccupazione: servono visione di lungo periodo, capacità progettuale e di execution. Capacità che noi sfoderiamo solo in casi eccezionali, per questo tanto risalto è stato dato al ‘modello Genova’ in occasione della ricostruzione del Ponte Morandi.

Trasformare in regola l’eccezione è una sfida che deve essere condivisa da tutti, imprese, Pubblica amministrazione, istituzioni. “Dobbiamo focalizzarci per rendere il Paese più efficiente, più attrattivo, più competitivo. Deve essere il primo impegno della nostra classe dirigente e di quella politica, sia a livello centrale sia territoriale”, ha affermato De Felice nel libro di Volpe. Progettare un ‘Nuovo Rinascimento’ deve dunque rappresentare una spinta che sentiamo autenticamente, non soltanto perché è l’Europa a chiedercelo.

Scarica un estratto del libro Nuovo Rinascimento

Manifatturiero, recovery fund, ripresa, Next Generation Eu


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Chiara Lupi

Articolo a cura di

Chiara Lupi ha collaborato per un decennio con quotidiani e testate focalizzati sull’innovazione tecnologica e il governo digitale. Nel 2006 ha partecipato all’acquisizione della ESTE, casa editrice storica specializzata in edizioni dedicate all’organizzazione aziendale, che pubblica le riviste Sistemi&Impresa, Sviluppo&Organizzazione e Persone&Conoscenze. Dirige la rivista Sistemi&Impresa e governa i contenuti del progetto multicanale FabbricaFuturo sin dalla sua nascita nel 2012. Si occupa anche di lavoro femminile e la sua rubrica "Dirigenti disperate" pubblicata su Persone&Conoscenze ha ispirato diverse pubblicazioni sul tema e un blog, dirigentidisperate.it. Nel 2013 insieme con Gianfranco Rebora e Renato Boniardi ha pubblicato il libro Leadership e organizzazione. Riflessioni tratte dalle esperienze di ‘altri’ manager. Nel 2019 ha curato i contenuti del Manuale di Sistemi&Impresa Il futuro della fabbrica.

Chiara Lupi


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