Il Manifatturiero accelera, ma paga in ritardo

Ripartire dal digitale per costruire sistemi più resilienti. Nonostante le restrizioni dovute all’emergenza sanitaria iniziate nel 2020, il Manifatturiero italiano sembra stia accelerando la sua ripresa, con una crescita sostenuta della produzione e una più veloce espansione dei nuovi ordini. Lo conferma la risalita dell’indice Pmi (Purchasing manager index), che misura la capacità di acquisto di beni e servizi e che a gennaio 2021 si è attestato a 55,1 punti, ai massimi da 34 mesi.

È l’occasione per riprogettare il futuro dell’impresa, in modo da ripensare il business, accrescerne la competitività e pianificare la ripartenza. Se ne parlerà giovedì 4 febbraio 2021 al primo appuntamento dell’anno con FabbricaFuturo, il progetto multicanale della casa editrice ESTE di cui Parole di Management è Media Partner, che quest’anno affiancherà alle tappe sul territorio una serie di convegni virtuali, per parlare del futuro della Manifattura.

La situazione di partenza, però, resta ancora critica. Secondo l’Istat, nel 2020 il Pil italiano è sceso dell’8,8%. Un dato poco migliore rispetto alle stime del governo, che nella nota di aggiornamento al Def lo aveva indicato al 9%. Calano invece del 6,8% il Pil nell’Eurozona e del 6,4% quello dell’Unione europea. L’impatto negativo della pandemia ha ridotto le disponibilità di cassa, influenzando il modo in cui le imprese stanno gestendo i rapporti con fornitori e partner commerciali. Secondo i dati elaborati da Cribis sulle abitudini di pagamento delle aziende italiane nel 2020, l’Industria ha registrato l’incremento più alto di ritardi gravi e oltre i 30 giorni rispetto alla fine del 2019 (32,4%).

La società del Gruppo Crif, specializzata in informazioni economiche e commerciali e parte del Dun & Bradstreet Worldwide Network, l’alleanza tra fornitori locali di business information, ha analizzato i trend di pagamento per classi di ritardo, distinguendo per posizione geografica, settore di appartenenza e dimensioni delle imprese. Restituendo un quadro ancora difficile per molte aziende.

A settembre 2020 i pagatori puntuali rappresentavano il 35,2% del totale, mentre i pagamenti con oltre 30 giorni di ritardo raggiungevano quota 12,7%. Le micro imprese hanno confermato una performance positiva, collocandosi nella classe di pagamento alla scadenza, la più puntuale, con una concentrazione del 36,7%, ma hanno registrato anche la maggiore quota di ritardi gravi (13,7%).

Aziende del Nord Est le più puntuali, maglia nera la Sicilia

L’area geografica più affidabile si conferma il Nord Est, con il 43% di pagamenti regolari, ma nella classifica delle Regioni primeggiano Lombardia ed Emilia-Romagna, rispettivamente con il 45% e 44,2%. Faticano ancora le imprese del Sud e delle Isole, con appena il 22,6% di pagamenti alla scadenza: la Sicilia occupa l’ultima posizione del ranking con una quota pari al 18,9%.

Si fanno sentire gli effetti del Covid-19, con variazioni significative rispetto alle abitudini di pagamento pre-pandemia. Tra le Regioni che segnalano un più alto scostamento in termini percentuali nelle tempistiche di saldo delle fatture oltre 30 giorni rispetto agli ultimi mesi del 2019, ci sono la Valle d’Aosta (+40,4%), Friuli Venezia Giulia (+37,5%), Veneto (+32,6%) e Trentino Alto Adige (+31,6%). Crescono in maniera rilevanti i ritardi delle imprese con sede a Lodi (+55,7%), Asti (+53,8%), Pordenone (+50%) e Belluno (+50%).

Nel 2020 il settore più puntuale si è rivelato quello dei servizi finanziari (46,7%), mentre nel commercio al dettaglio i pagamenti alla scadenza interessano solo il 24,8% delle imprese. In termini di variazioni rispetto al 2019, il Manufacturing segna l’incremento maggiore nei ritardi. Quasi un terzo delle imprese produttrici ha allungato i tempi di pagamento a fornitori e partner commerciali come effetto della crisi e del blocco delle attività che ha colpito i settori non essenziali. Crescono a doppia cifra i ritardi anche da parte delle aziende di vendita all’ingrosso (+18,6%), servizi (17,6%), Retail (16,2%) e costruzioni (12,9%).

La classifica dei settori meno virtuosi nei pagamenti per tutto il 2020 riflette l’elenco di attività più duramente colpite dalle restrizioni dovute alla pandemia o più sollecitate durante i periodi di lockdown: ristoranti e bar, trasporto aereo e navale, alimentari, servizi ricreativi e industria dell’intrattenimento, cinematografia, negozi di abbigliamento

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Giorgia Pacino

Articolo a cura di

Giornalista professionista dal 2018, da 10 anni collabora con testate locali e nazionali, tra carta stampata, online e tivù. Ha scritto per il Giornale di Sicilia e la tivù locale Tgs, per Mediaset, CorCom - Corriere delle Comunicazioni e La Repubblica. Da marzo 2019 collabora con la casa editrice ESTE. Negli anni si è occupata di cronaca, cultura, economia, digitale e innovazione. Nata a Palermo, è laureata in Giurisprudenza. Ha frequentato il Master in Giornalismo politico-economico e informazione multimediale alla Business School de Il Sole 24 Ore e la Scuola superiore di Giornalismo “Massimo Baldini” all’Università Luiss Guido Carli.

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