L’Intelligenza Artificiale tra produttività ed etica

Con la tecnologia si possono immaginare nuovi modelli di business. È questo che ci suggerisce il presente. Negli Anni 80 è nato il tema del robot in sostituzione alle persone: numerosi film ce lo hanno descritto. Adesso, invece, la macchina si affianca all’essere umano e lo supporta in varie attività. Il retaggio culturale talvolta spaventa, e forse il futuro di più; è noto che la storia si ripete, ma è altrettanto vero che l’andamento può essere diverso, se si utilizzano gli strumenti giusti. Disponendo di competenze e preparazione, si possono gestire in modo efficace novità e cambiamenti.

Oggi abbiamo a disposizione una mole di dati – i cosiddetti Big data – che possiamo utilizzare per il Machine learning, impiegandoli nelle loro diverse e possibili applicazioni, comprese quelle per il settore manifatturiero. È necessario riprogettare, dunque, la Manifattura puntando sulla digitalizzazione: con l’Intelligenza Artificiale (AI) lo scenario che si prospetta è quello di un rinnovamento della produzione immaginando nuovi servizi.

Secondo l’ultimo report della World Manufacturing Foundation, è emerso come il ruolo dell’AI nel Manifatturiero sia sempre più rilevante. La tecnologia è sempre più utilizzata come strumento di revisione dei processi organizzativi e della digitalizzazione della fabbrica; la sua adozione aumenta il vantaggio competitivo e la riduzione di costi risulta soltanto un tema secondario. Il tema è stato al centro del dibattito della prima tappa del 2021 del progetto FabbricaFuturo, l’evento multicanale promosso dalla casa editrice ESTE e di cui Parole di Management è Media Partner.

“Il Manifatturiero è il secondo settore in termini di investimenti sul fronte della digitalizzazione”, ha spiegato Marco Taisch, Presidente del Made Competence Center e Professore Ordinario di Advanced & Sustainable Manufacturing al Politecnico di Milano e membro del Comitato Scientifico della rivista Sistemi&Impresa, pubblicata, come il nostro quotidiano, dalla ESTE. “L’AI non rappresenta più un promotore di processi interni, bensì risulta un abilitatore di nuovi business per le aziende che adottano questa tecnologia”. In generale, nel Manifatturiero è utilizzata a sostegno della smart production, all’interno dell’ambito dell’Industria 4.0: questo è il più grande spazio in cui trova applicazione. E solo successivamente diventa il supporto a nuovi prodotti e nuovi servizi.

L’AI come alleato: dalla produzione alla Supply chain

Più nel dettaglio, la Supply chain, ormai centrale in molte organizzazioni, è una delle aree della Manifattura in cui l’AI può agire. Il grande vantaggio in questo senso è quello che deriva dal demand planning, cioè fare previsioni sul futuro. “Nonostante eventi disruptive, il futuro è prevedibile perché ha storie simili al passato: i comportamenti dei consumatori hanno atteggiamenti consolidati”, ha spiegato Taisch.

Uno scenario, dunque, future-proof, in cui si cerca di ridurre al minimo gli eventuali danni dati da avvenimenti dirompenti, di prevedere momenti di crisi e si ha, dunque, una certa tolleranza all’errore. Oltre a questo, ci sono altre aree in cui l’AI trova un riscontro positivo, come la gestione del magazzino, la progettazione e, non meno importante, l’ambito dei servizi. È qui che trova concretezza il manufacturing as a service.

In fabbrica gli ambiti di applicazione delle tecnologie più avanzate possono essere quello dell’efficienza energetica, della convergenza tra digitale e sostenibile, della schedulazione: in quest’ultimo caso la tecnologia è a supporto delle persone; o meglio, di quelle attività che sono ripetitive. Queste ultime possono essere gestite da un algoritmo, lasciando agli esseri umani la possibilità di dedicarsi ad altro. “Nella ripetitività la tecnologia diventa vincente”, ha sottolineato Taisch. Ma tutto questo porta con sé una sfida sulle persone: se non si possiedono le giuste competenze, il rischio è quello di una presa di posizione tra una macchina intelligente e un cervello pensante.

Formare le competenze per la Fabbrica 4.0

Ci si ritrova così nel campo dell’etica: la mole di dati di cui disponiamo deve essere gestita in modo trasparente. Se le informazioni vengono manipolate, si ottengono algoritmi non eticamente corretti; questo suggerirebbe alle persone messaggi errati e, di conseguenza, si rischierebbe di prendere decisioni inesatte. “Il tema non è la tecnologia in quanto tale, ma l’uso che l’uomo ne fa”, è la posizione dell’accademico. Il tema delle competenze torna quindi centrale.

In quest’ottica ci troviamo di fronte a un tema di trust: perché tutto ciò avvenga dobbiamo essere eticamente e psicologicamente pronti ad accettare che un robot decida al nostro posto (sebbene in parte, per esempio con i navigatori satellitari, questo già avviene). “Sono molto confidente sull’aiuto che la tecnologia darà alle persone, però bisogna capire come utilizzarle in modo efficiente all’interno delle nostre fabbriche”, ha concluso Taisch. Sicuramente tutto questo merita riflessioni profonde. E non scontate.

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Federica Biffi

Laureata magistrale in Comunicazione, Informazione, editoria, classe di laurea in Informazione e sistemi editoriali, Federica Biffi ha seguito corsi di storytelling, scrittura, narrazione. È appassionata di cinema e si interessa a tematiche riguardanti la sostenibilità, l'uguaglianza, l'inclusion e la diversity, anche in ambito digital e social, contribuendo a contenuti in siti web. Ha lavorato nell'ambito della comunicazione e collabora con la casa editrice ESTE come editor e redattrice.

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