Anche il lavoro si è spostato nel cloud
La pandemia ha dimostrato la necessità per le imprese di rimanere aggiornate sulle ultime tecnologie, per farsi trovare pronte quando ciò che sembrava una possibilità per il futuro è diventata una necessità del presente. Trovatesi all’improvviso davanti al lockdown e alle chiusure forzate, le organizzazioni già preparate per continuare a lavorare con gli uffici chiusi si sono trovate avvantaggiate. Per chi non era pronto la sfida principale è stata dotarsi in fretta dei mezzi e dei servizi adeguati per tornare operative con gli uffici serrati.
I dati relativi al 2020 dell’osservatorio di Centro Computer dimostrano che c’è stato un picco di domanda soprattutto per la strumentazione necessaria al modello di lavoro in Smart working. Il business legato agli strumenti hardware di Unified communications è cresciuto del 200%, così come si è confermato un forte incremento nella richiesta di dispositivi mobili, soprattutto tramite i servizi di Mobility management per la gestione della dotazione aziendale di smartphone e tablet, anche questi ultimi protagonisti di una crescita triplicata rispetto al 2019.
Per quanto riguarda più in generale il comparto dei servizi, il 2020 ha fatto registrare un incremento del 16% rispetto al 2019, con la richiesta maggiore focalizzata sui servizi cloud. Molto diffuse, sempre secondo i dati di Centro Computer, la piattaforma Microsoft 365, Microsoft Azure e i servizi di supporto Managed service provider (MSP). Dal punto di vista hardware un brand molto apprezzato dalle imprese è stato HP; per quanto riguarda i settori più in crescita del 2020 si trovano Samsung (progetti di Mobility management), e Logitech, Jabra e Poly (Unified communications).
“Il 2020 ha visto la definitiva affermazione del concetto di cloud”, ha commentato Roberto Vicenzi, Vicepresidente di Centro Computer. “Ormai possiamo definire il cloud come una commodity. Per le organizzazioni non è più questione se servirsene o meno, ma come sfruttarlo in modo ottimale”.
Farsi trovare pronti al lavoro digitale
Centro Computer ha saputo sfruttare le sfide del 2020 per chiudere l’anno con una crescita dell’8%, attestando il fatturato su circa 50 milioni di euro. Un risultato maturato grazie alla scelta di aver applicato prima di tutto su di sé i servizi che offrono ai clienti, risultando così un’azienda ‘anti-fragile’, capace di superare eventi imprevisti e potenzialmente distruttivi. Quando è scattato il primo lockdown nella primavera del 2020 l’impresa, ha spiegato Vicenzi, non si è fermata un giorno, iniziando subito a lavorare in Smart working.
“Eravamo già preparati sin dal 2017. Anche se fino a prima della pandemia i dipendenti ne usufruivano poco, circa il 3-4%. Però l’aver già testato lo Smart working ci ha permesso di farci trovare pronti quando è stato necessario far lavorare da casa tutto il personale. Riteniamo fondamentale che un’organizzazione abbia pronta l’infrastruttura e gli strumenti per usufruire di servizi digitali top quando si presenta la necessità”, ha spiegato il manager.
La vision di Centro Computer non si esaurisce nel fornire servizi digitali, ma anche nel formare all’uso che non travolga l’aspetto umano. Il lavoro interamente virtuale, è la tesi, ha pregi e difetti che si deve imparare a gestire nel modo corretto attraverso la formazione. Per esempio, tramite corsi con psicologi in cui i dipendenti imparano sia a migliorare la relazione con clienti e colleghi attraverso uno schermo sia a non farsi sopraffare dallo stress. Oppure organizzando al termine di una videoconferenza un momento conviviale di degustazione cocktail con la partecipazione di esperti.
“Otto ore in Smart working sono diverse dallo stesso tempo in ufficio”, ha affermato Vicenzi. “E sembra di assistere a volte a una sorta di corsa al meeting, disconnessi da uno se ne apre subito un altro, a discapito dell’efficienza e dei momenti di riflessione che pure servono. Tramite le videoconferenze si può migliorare la relazione con i propri clienti, ma bisogna conoscere le regole del gioco”.