Il futuro sostenibile passa anche dalla parità di genere

Il 6 marzo 2020 la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen aveva sottolineato che la promozione della parità tra uomo e donna spetta all’Unione europea in tutte le attività che le competono in virtù dei trattati: “La parità tra donne e uomini è un valore fondamentale dell’Ue”.

L’obiettivo della transizione al digitale in Europa –già nel documento di marzo 2020– era correlato all’esigenza di una rapida trasformazione dell’economia e a un piano per l’istruzione che avrebbe dovuto coinvolgere sempre di più le donne ai fini del miglioramento degli equilibri di genere rispetto alle professioni per le quali sussiste una predominanza maschile. A giugno 2020, il Piano Colao poneva la parità di genere come uno dei tre pilastri portanti per la ripresa.

Anche il piano Next Generation Eu di alcuni mesi dopo si incentrava su una priorità: “Mettere al centro della ricostruzione economica la parità tra i sessi e non dimenticare il divario di genere”. Il 21 gennaio 2021 è stata approvata la Risoluzione del Parlamento europeo per la parità di genere. Il Piano gap III, che integra la strategia per l’uguaglianza delle persone 2020-25 (presentata la prima volta dalla Commissione Ue il 13 novembre 2020), è volto ad accrescere il contributo dell’Ue per il raggiungimento dell’obiettivo di sviluppo sostenibile numero cinque nell’ambito dell’Agenda 2030.

Il punto fondamentale è che l’aumento della presenza della partecipazione femminile al mondo del lavoro, al di là della dimensione della crescita di redditività che spesso è avocata, dovrebbe rendere la società più equa e giusta consentendo la fioritura dei talenti al di là di discriminanti di genere, come sostiene nei suoi scritti la filosofa Martha Nussbaum. È ben noto, peraltro, il dato del Global Gender Gap Report 2020 del World economic forum, secondo cui nessuno di noi vedrà la parità di genere nella nostra vita, e se continuano così le cose, nessuno dei nostri figli lo farà: la parità non sarà raggiunta per 99,5 anni.

Secondo i dati dell’Ocse, le donne rappresentano solo il 16% dei membri dei Consigli di amministrazione delle prime 500 multinazionali mondiali, con una quota di partecipazione di appena il 12% nel settore tecnologico. Quali dunque le motivazioni di questa situazione e soprattutto le ragioni di un certo arretramento della situazione complessiva della parità di genere nel nostro Paese? Quali le consapevolezze del mondo del lavoro, in particolare di chi si occupa di risorse umane?

L’attualità del tema dell’empowerment femminile

La Fondazione lavoro per la persona (Ellepi), presieduta da Gabriele Gabrielli, ha organizzato il 16 febbraio 2021 il primo di una serie di webinar –coordinato da chi scrive– con il patrocinio di Asvis e con la partecipazione di Rossella Gangi, Responsabile Risorse Umane di Wind, e Dora Iacobelli, Co-Coordinatrice del Gruppo di lavoro del Goal 5 di Asvis e dirigente di Legacoop. Tema: il ruolo delle donne nel prossimo futuro per la costruzione di un futuro migliore, a partire dalla ancor grave mancanza di protagonismo femminile nel nostro Paese.

Gangi ha portato la testimonianza della sua impresa con riferimento alla valorizzazione del lavoro femminile e all’importanza dell’accesso delle donne alla formazione scientifica e alla loro partecipazione al processo di transizione digitale. La manager ha, inoltre, raccontato l’esperienza realizzata durante l’emergenza sanitaria di utilizzo dello Smart working, con le luci e le ombre di questa modalità di organizzazione del lavoro, sottolineando le aree nelle quali si esprimono politiche di genere: parità di accesso, di carriera e di retribuzione (ovvero superamento del gender pay gap).

Iacobelli ha focalizzato il suo intervento sulle conseguenze sia in termini economici sia di qualità della vita e del lavoro determinate dall’insufficiente partecipazione delle donne e dalle discriminazioni in termini di leadership e di rappresentanza femminile, indicando anche qualche strumento per migliorare la situazione.

È parso evidente dalla discussione, condotta anche grazie agli interventi dei partecipanti al webinar, che mai come in questo momento il tema della parità di genere e dell’empowerment femminile sia non solo di grande attualità (anche per le sollecitazioni in tal senso nel discorso programmatico del Presidente del Consiglio Mario Draghi), ma di grande urgenza nella direzione di un’inversione di rotta.

Gender pay gap, parità di genere, empowerment femminile


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Giuditta Alessandrini

Giuditta Alessandrini è Professore ordinario Senior di Pedagogia Sociale, Pedagogia del Lavoro e Pedagogia delle risorse umane e delle organizzazioni presso l’Università degli Studi di Roma Tre. Attualmente è anche Professore Straordinario presso l’Università Mercatorum. Tra i suoi scritti: Pedagogia delle risorse umane e delle organizzazioni, Manuale per l’esperto dei processi formativi, Comunità di pratica e società della conoscenza, Atlante di Pedagogia del lavoro, Sostenibilità e capability approach, Diversity management. È membro del Segretariato AsVis; fa parte dei valutatori del Cineca (Miur); ha svolto attività di consulenza, docenza e progettazione formativa per numerose imprese ed enti.

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