Lavorare un solo giorno rende felici (i dipendenti)

La norma sono cinque, l’innovazione punta sui quattro, ma la vera felicità starebbe in uno solo. Secondo uno studio dell’Università di Cambridge, che ha tracciato comportamenti e benessere dei lavoratori durante il lockdown, i più felici sarebbero coloro che lavorano soltanto uno o due giorni alla settimana.

Fin qui, nulla di rivoluzionario. Il progetto di ricerca intitolato The Employment dosage puntava, però, a determinare la quantità di lavoro necessaria per garantire il benessere e la salute delle persone, immaginando un futuro non troppo remoto in cui l’avvento della robotica e del Machine learning e la progressiva riduzione dell’orario lavorativo limiteranno gli spazi di attività per l’uomo.

I risultati della ricerca, all’apparenza scontati, raccontano quindi un dettaglio in più. Secondo il team coordinato da Brendan Burchell, una presenza minima garantisce la stessa soddisfazione della tradizionale settimana lavorativa di cinque giorni, mentre lavorare un solo giorno fornisce un’enorme spinta positiva in termini di salute mentale psicofisica rispetto al non lavorare affatto.

A dispetto dei risultati rivendicati dai sostenitori della four day week, che hanno sperimentato un aumento di produttività riducendo di un solo giorno il carico di lavoro, i ricercatori di Cambridge hanno rilevato che la ‘dose’ di lavoro più corretta per il benessere mentale delle persone è pari a un giorno a settimana. Lavorare anche un solo giorno in più non farebbe alcuna differenza rispetto all’intera settimana.

“Il modello tradizionale, secondo cui ogni persona lavora in media 40 ore alla settimana, non è mai stato basato sulla considerazione di quanto lavoro faccia bene alle persone”, ha detto al Guardian Senhu Wang, uno dei co-autori dell’originale ricerca. “Il nostro studio suggerisce che il micro-job garantisce gli stessi benefici psicologici del lavoro a tempo pieno”.

Fonte: The Guardian

lavoro, benessere mentale, four day week, University of Cambridge


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Giorgia Pacino

Articolo a cura di

Giornalista professionista dal 2018, da 10 anni collabora con testate locali e nazionali, tra carta stampata, online e tivù. Ha scritto per il Giornale di Sicilia e la tivù locale Tgs, per Mediaset, CorCom - Corriere delle Comunicazioni e La Repubblica. Da marzo 2019 collabora con la casa editrice ESTE. Negli anni si è occupata di cronaca, cultura, economia, digitale e innovazione. Nata a Palermo, è laureata in Giurisprudenza. Ha frequentato il Master in Giornalismo politico-economico e informazione multimediale alla Business School de Il Sole 24 Ore e la Scuola superiore di Giornalismo “Massimo Baldini” all’Università Luiss Guido Carli.

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