Sicuri che una mamma sia un peso per l’azienda?
Sono ancora vivi i ricordi delle celebrazioni dell’ultima giornata internazionale dei diritti delle donne. Una festa nata per non dimenticare gli abusi e le discriminazioni (tuttora) subite dal genere femminile e che, nel contempo, ne ricorda le conquiste politiche, sociali ed economiche. Ma ancora nel 2021, la situazione delle donne al lavoro è l’antitesi delle conquiste.
Perché è facile spendere parole per le lavoratrici e sostenere quanto siano importanti per il business e l’azienda, ma poi nei fatti (spesso) le cose vanno diversamente. E gli esempi recenti non mancano, tanto che sono ancora molte le donne costrette a lasciare il lavoro a seguito di una gravidanza (secondo i dati dell’Ispettorato del Lavoro, nel 2019 sono state 37.611, in aumento rispetto all’anno precedente). È la storia di Lara Lugli, giocatrice di pallavolo che si è vista rescindere il contratto perché incinta e – oltre il danno la beffa – è stata citata per danni dopo aver chiesto di ricevere il suo ultimo stipendio. Un danno, un’inadempienza. Ecco come molte aziende vedono la maternità.
Quando giunge la notizia di una gravidanza, infatti, sembra tutto cambiare. La donna improvvisamente si trasforma in mamma e, si sa, diventa brava solo ad accudire i figli. Ma le aziende che allontanano un genitore dal posto di lavoro, non solo commettono un atto eticamente discutibile, bensì perdono un professionista con competenze importantissime.
Ne abbiamo parlato con Sabrina Colombo CEO di Digital Learning, azienda che ha sviluppato MasterMamma, un prodotto formativo premiato di recente dalla casa editrice ESTE all’interno della sesta edizione del Premio Prodotto Formativo, svoltasi al termine de Il Convivio di Persone&Conoscenze, di cui Parole di Management è stato Media Partner. La piattaforma è una soluzione di supporto alla genitorialità e al caregiving, che si pone l’obiettivo di creare nei genitori consapevolezza delle capacità che si acquisiscono con l’arrivo dei figli. Skill che rendono le mamme – ma anche i papà – risorse fondamentali, in grado di offrire valore aggiunto in azienda.
Imprese divise fra retaggi e lungimiranza
D’altra parte, le imprese investono tempo e denaro nella formazione e nello sviluppo delle proprie risorse, senza le quali non potrebbero portare avanti il proprio business. Perché allora quando le stesse sono coinvolte dalla genitorialità diventano un problema? “È incredibile che in un mondo proiettato alla digitalizzazione, con aziende che hanno appositi dipartimenti di sviluppo, vi siano ancora comportamenti così discriminanti nei confronti della figura materna: è una contraddizione”, commenta Colombo. “Sembra che nel 2021 si viva la maternità come nel Medioevo. E questo denota mancanza di considerazione verso le proprie risorse”.
Ma se molte sono ancora le imprese ancorate a questo retaggio, una ‘speranza’ arriva dalla testimonianza di un’altra donna e giocatrice (calciatrice per la precisione): Alice Pignagnoli. Pignagnoli ha raccontato che, al settimo mese di gravidanza, la sua società calcistica le ha rinnovato il contratto per la stagione successiva. E non solo. Le è stato detto che con la nascita della bambina avrebbero guadagnato una giocatrice in più: ‘Alice-calciatrice’ e ‘Alice-mamma’. Un segnale di grande lungimiranza. Inoltre, questo caso è stato uno stimolo a rinnovare i contratti fra calciatrici e società: dopo la notizia della gravidanza è stato inserito un articolo che prevede, in caso di gravidanza, l’impossibilità di risolvere gli accordi economici presi.
“Sono molto lieta di aver letto la notizia di questa società che appoggia e motiva la propria risorsa, perché ha compreso che una madre che rientra a lavoro darà tutta se stessa per il proprio ruolo”. Questo significa che l’azienda “continua a considerarla una risorsa e non una ‘perdita’. Perdita che rappresenterebbe il guadagno per un’azienda concorrente”.
Solution focus e capacità comunicative
Molte donne, come spiega Colombo, vogliono continuare a lavorare e crescere professionalmente, anche dopo la maternità. E le aziende devono iniziare a comprendere che hanno a disposizione risorse importantissime per gestire il proprio business. Per cominciare le mamme (e i papà) sono molto attente e focalizzate alla risoluzione dei problemi: “Un genitore non ha tempo di ‘stare nel problema’ ed esercita quotidianamente la capacità del solution focus, in quanto è chiamato a trovare prontamente soluzioni a imprevisti”. E ciò si porta dietro la capacità di gestire emotivamente l’imprevisto e reagire celermente ai cambiamenti per far sì che essi non impediscano di portare avanti il lavoro.
Pensiamo, per esempio, ai genitori lavoratori che in questo periodo devono gestire la Didattica a distanza (Dad) dei figli: “Mostrano un alto grado di flessibilità e agilità nel trovare soluzioni immediate, che permettano ai bambini di seguire le lezioni, risolvendo eventuali imprevisti, senza interrompere la propria attività lavorativa o permettere che questi abbassino il loro livello di attenzione”. Ma non finisce qui. I genitori maturano la capacità di gestire il tempo nel modo più ottimale possibile e sviluppano ottime doti comunicative: “Competenze che si consolidano e rinnovano quotidianamente, seguendo la crescita dei figli e le loro necessità”.
Le aziende devono comprendere che non hanno bisogno solo di nuovi strumenti, ma di innovarsi nel mindset rispetto alle risorse, “esattamente come l’hanno cambiato per adattarsi alla digitalizzazione, alla robotica e all’ecommerce”, ha proseguito la CEO di Digital Learning.
Alla fine lo scopo di un imprenditore è quello di proseguire la sua attività, raggiungere risultati di business ed essere competitivo. E per farlo non bastano strategie, servono persone che sappiano sostenere questo tipo di visione e sviluppare pensiero critico. “E i genitori hanno naturalmente solution focus e sviluppano ed esercitano quotidianamente questa attitudine. Siamo proprio sicuri di volercene privare?”.
Laureata in Scienze Umanistiche per la Comunicazione – percorso del teatro e dello spettacolo – Francesca Albergo ha successivamente conseguito un master in Professioni e Prodotti per l’Editoria. Dopo un’esperienza di cinque anni nelle Risorse Umane – durante i quali non ha mai abbandonato lettura e stesura di testi – la passione per le parole, la scrittura e (soprattutto) la grammatica l’ha portata a riprendere la sua strada, imparando a ‘vivere per lavorare’, come le consigliò un professore al liceo.
Amante della carta e del ‘profumo dei libri’ si è adattata alla frontiera digital dell’Editoria, sviluppando anche competenze nella gestione di CMS. Attualmente collabora in qualità di editor e redattrice con case editrici e portali web.
Nella sua borsa non mancano mai un buon libro, una penna (rigorosamente rossa) e un blocco per gli appunti, perché quando un’idea arriva bisogna esser pronti ad accoglierla.
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