La pandemia ci ha reso più predisposti ad apprendere
Secondo gli esperti, è un effetto della lunga assenza dal luogo di lavoro come lo conoscevamo. Chi è rimasto in sede ha dovuto imparare ad adattarsi alle nuove misure, chi ha lavorato da remoto ha affrontato una trasformazione completa del modo di operare. In entrambi i casi, sembra che la pandemia abbia accresciuto il desiderio di tornare ad apprendere sul campo.
Training on the job, appunto. Secondo un recente report pubblicato dal Milken Institute e dalla società informatica Infosys, la formazione on the job è considerata la più utile e importante dalla maggior parte di dipendenti e manager. Il dato proviene da una survey sottoposta a un campione di aziende statunitensi: agli intervistati è stato chiesto di assegnare un punteggio a quattro diverse modalità di formazione. Il training on the job ha totalizzato il 27% dei punti, seguito da abilitazioni e certificazioni (26%), corsi online (23%) e diplomi universitari (23%).
La ricerca ha indagato anche le specifiche soft skill considerate più rilevanti per farsi strada nel mondo del lavoro. Affidabilità, leadership e socievolezza sono risultate le opzioni più condivise, mentre agli ultimi posti della classifica si sono posizionate creatività, decisionismo e capacità di persuasione. “Viviamo in un momento senza precedenti, in cui le persone sono più a loro agio di quanto siano mai state con i nuovi tool virtuali”, ha detto Monne Williams, Partner di McKinsey&Co.
La pandemia, dunque, con la crescente attenzione sull’apprendimento legato al luogo di lavoro, avrebbe avuto come effetto quello di rendere i dipendenti più predisposti alla formazione. La familiarità con i nuovi strumenti avrebbe, infatti, abbassato le barriere che si frapponevano all’apprendimento di nuove competenze digitali, rendendo le persone più pronte a nuove sfide.
Nonostante il diverso atteggiamento dei dipendenti, molte aziende non hanno affatto migliorato la loro offerta formativa da quando è iniziata la pandemia: secondo un report di novembre 2021, il 66% del personale non ha visto alcun cambiamento nell’approccio della propria organizzazione al tema del reskilling. Con la diffusione di forme ibride di lavoro e la progressiva riapertura degli uffici, occorrerà invece rivedere le modalità di formazione a distanza.
Fonte: HRDive
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Giornalista professionista dal 2018, da 10 anni collabora con testate locali e nazionali, tra carta stampata, online e tivù. Ha scritto per il Giornale di Sicilia e la tivù locale Tgs, per Mediaset, CorCom – Corriere delle Comunicazioni e La Repubblica. Da marzo 2019 collabora con la casa editrice ESTE.
Negli anni si è occupata di cronaca, cultura, economia, digitale e innovazione. Nata a Palermo, è laureata in Giurisprudenza. Ha frequentato il Master in Giornalismo politico-economico e informazione multimediale alla Business School de Il Sole 24 Ore e la Scuola superiore di Giornalismo “Massimo Baldini” all’Università Luiss Guido Carli.
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