Lo stress diventa un rischio professionale
Ansia, stress e disagio psicologico incidono sulle performance dei dipendenti. A rimetterci, però, potrebbe non essere più soltanto la produttività. Almeno in Spagna, dove le aziende che non valutano i pericoli per la salute mentale delle proprie persone d’ora in poi rischiano una multa.
L’Ispettorato del lavoro spagnolo ha adottato, infatti, un nuovo criterio tecnico per la valutazione dei rischi professionali: tra le situazioni che le aziende devono tenere in considerazione nella predisposizione delle loro politiche di prevenzione dei rischi sono ora inclusi anche i fattori che possono influenzare la salute mentale dei lavoratori. Gli ispettori del lavoro, insomma, inizieranno a valutare l’elemento psicologico come parte del loro esame sui rischi professionali e le aziende saranno chiamate a informare le autorità delle misure attuate per valutare l’impatto dello stress, dell’ansia e del disagio mentale sui propri lavoratori. Pena una sanzione.
Il nuovo criterio definisce in modo specifico i rischi psicosociali che si aggiungono all’esame cui sono sottoposte già oggi le aziende. Stabilisce, inoltre, che l’obbligo di valutare questi aspetti si estende a qualsiasi componente della forza lavoro, indipendentemente dal livello gerarchico, e anche al personale assunto tramite agenzie di lavoro interinale.
Finora l’esame di eventuali disturbi psicologici e danni alla salute mentale del personale era limitato a specifiche categorie professionali, come nel caso dei piloti di aereo. Adesso, invece, la valutazione si estenderà anche agli operatori di settori quali ospitalità, istruzione, commercio, salute e industria. L’obiettivo è rivedere, alla luce dell’impatto psicologico sui lavoratori, fattori come gli orari, il carico fisico, il diritto di disconnessione o l’instaurarsi di relazioni potenzialmente stressanti con i clienti o gli studenti, nel caso degli insegnanti.
Tra le altre cose, gli ispettori del lavoro devono valutare se l’azienda ha rilevato e cercato di porre rimedio a situazioni quali lo svolgimento di compiti ripetitivi, alienanti o spiacevoli per il lavoratore, il volume del carico di lavoro, se dovuto a eccesso o inadempienza, la possibilità di comunicare con altri livelli o dipartimenti e la risposta aziendale ai problemi manifestati dal dipendente e ai suoi bisogni di sviluppo professionale o personale.
Fonte: Business Insider España
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Giornalista professionista dal 2018, da 10 anni collabora con testate locali e nazionali, tra carta stampata, online e tivù. Ha scritto per il Giornale di Sicilia e la tivù locale Tgs, per Mediaset, CorCom – Corriere delle Comunicazioni e La Repubblica. Da marzo 2019 collabora con la casa editrice ESTE.
Negli anni si è occupata di cronaca, cultura, economia, digitale e innovazione. Nata a Palermo, è laureata in Giurisprudenza. Ha frequentato il Master in Giornalismo politico-economico e informazione multimediale alla Business School de Il Sole 24 Ore e la Scuola superiore di Giornalismo “Massimo Baldini” all’Università Luiss Guido Carli.
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