Innovazione

Per l’innovazione 4.0 serve una visione di insieme

Per sfruttare davvero l’occasione del 4.0 occorre fare gioco di squadra. Le normative che si sono succedute sul fronte della trasformazione in senso digitale delle imprese – Piano Impresa 4.0 poi diventato Industria 4.0 e, da ultimo, Transizione 4.0 – hanno sempre avuto l’obiettivo di far compiere un passo in avanti al sistema produttivo italiano, spingendo nell’ottica di produzioni e processi interconnessi, in grado di dialogare a più livelli con componenti fisici o materiali di produzione.

Il Legislatore ha puntato a svecchiare le modalità di produzione delle imprese italiane tramite il rinnovamento e il cambiamento degli impianti produttivi, sia in ambito produzione beni sia in ambito produzione servizi. Le diverse norme hanno incentivato quattro grandi filoni di attività: l’acquisto di beni strumentali, materiali o immateriali, ad alto valore aggiunto; l’attività di ricerca e sviluppo, innovazione e design, per agevolare l’acquisizione di conoscenze nuove rispetto all’ambito del sapere tecnico-scientifico o del comparto di mercato; la formazione 4.0 finalizzata all’accrescimento delle tecnologie abilitanti, che a partire dal 2020 non richiede più un previo accordo sindacale; infine, il cosiddetto patent box, regime opzionale che consente la detassazione dei redditi d’impresa derivanti dallo sfruttamento di software, brevetti, disegni e modelli detenuti dall’azienda.

Quattro filoni che, seppur distinti, sono strettamente legati fra loro. A fronte di un investimento in beni strumentali a forte valore aggiunto non può, infatti, che seguire una nuova acquisizione di conoscenze da parte del personale con una formazione ad hoc. Allo stesso modo, l’introduzione di una tecnologia nuova o migliorata rispetto all’intero comparto mercato o ambito del sapere (investimento in ricerca) o rispetto all’attività fino ad allora svolta dalla singola azienda (investimento in innovazione) può far emerge l’esigenza di acquistare beni strumentali nuovi.

La parola d’ordine è sinergia tra le diverse misure

Per approcciare una trasformazione in ottica 4.0 la strategia più efficiente è, quindi, quella di adottare una visione di insieme. “L’errore più comune è ragionare su queste misure come compartimenti stagni”, conferma Marco Claudio Colombo, Innovation Manager Industria 4.0 di Crsl – Centro ricerche e studi dei laghi, centro di trasferimento tecnologico 4.0 nato nel 2017. “Il concetto di 4.0 sta entrando a poco a poco nel Dna e nel linguaggio di imprese, professionisti e parti sociali. Per lungo tempo le normative sono state appannaggio esclusivo di alcuni operatori del settore e ciò ha determinato una specializzazione eccessiva, una divisione quasi granulare dell’attività 4.0”. Le attività di formazione, a lungo ‘Cenerentola’ del Piano 4.0, non erano allineate con l’acquisto di beni strumentali o con gli investimenti in processi di ricerca e sviluppo. “Scontiamo il difetto di aver trattato tutta Industria 4.0 come un unico grande tema, ma la parola d’ordine è la sinergia tra le diverse misure”.

Un utilizzo efficace delle misure di Industria 4.0 richiede, dunque, un cambio di passo: unire competenze diverse, specifiche per i diversi filoni, consente di fare sistema e approfittare di tutte le agevolazioni. Il momento attuale, tra l’altro, sembra dei più propizi. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) attribuisce un’importanza significativa alla materia Industria 4.0: soltanto per gli investimenti legati ai beni strumentali ad alto valore aggiunto, sono circa 18 miliardi i fondi messi a disposizione nel periodo 2021-26. “Mai in 40 anni di leggi di bilancio abbiamo avuto un’estensione di incentivi legati all’innovazione di questa portata”, ha sottolineato Colombo.

Il gioco di squadra porta risultati. Ne è la prova la sinergia trovata tra Zucchetti, gruppo specializzato in soluzioni software, hardware e servizi per aziende, e Crsl. Le due realtà hanno saputo fare gioco di squadra, unendo soluzioni e competenze tecnico-scientifiche per portare innovazione nelle aziende italiane. Due i casi affrontati insieme finora: un’azienda di Roma che opera nel settore degli appalti pubblici e privati e un produttore di vini di Pavia. In entrambi i contesti, la collaborazione tra le due realtà ha portato le aziende a investire in hardware e software che hanno consentito di ottenere non solo un beneficio di natura economica, ma anche un cambiamento dei processi, in chiave di innovazione digitale e transizione ecologica.

Ridurre la complessità e allearsi per il cambiamento

La normativa, se ben applicata, dà i suoi frutti. “L’incentivo non va inteso come una regalia di Stato, ma dev’essere un seme per attivare l’innovazione dentro le imprese. Soltanto se si produce un reale cambio di mindset si riesce a ottenere una vera innovazione di processi”, è l’opinione di Paolo Susani, Direttore Commerciale di Zucchetti. “Nel nostro caso nell’ambito della Smart factory siamo convinti che tutta la digitalizzazione passi da una serie di soluzioni adatte alle aziende, soluzioni che si basano sui dati e sull’interoperabilità degli strumenti grazie a Internet of Things, Intelligenza Artificiale e Machine learning, per attuare la migliore collaborazione possibile tra uomo e macchina”.

Il trend è positivo e segna una crescita soprattutto nell’ambito Industria 4.0 e Manufacturing. Secondo Susani, però, è tempo di ridurre le complessità per ampliare l’accesso agli incentivi 4.0 a tutte le aziende che potrebbero beneficiarne. Bisogna, insomma, semplificare, grazie a soluzioni che vanno a efficientare il digital manufacturing e migliorano la gestione di produzione, consumi energetici, gestione del personale, welfare,controllo accessi e sicurezza. “Le soluzioni che mettiamo a disposizione sono tutte soluzioni integrate che vanno a coprire le esigenze delle imprese. Il Gruppo Zucchetti fa acquisizioni non per un qualche disegno industriale, ma perché persegue l’obiettivo di creare una fabbrica intelligente”, spiega Susani.

Ormai nove vendite su dieci hanno come oggetto non la singola soluzione, ma una visione completa di ciò che significa fare impresa 4.0. Anche il ruolo di software house come Zucchetti è mutato: ciò che ricercano le aziende non è un venditore di soluzioni, ma un alleato per attuare un cambiamento nei processi. “Nel 2020 molte aziende sono state costrette a digitalizzarsi”, ricorda Susani. “Questo è il momento per fare una scelta che non guardi solo all’immediato, ma che punti a una crescita della produttività a lungo termine”.

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Giorgia Pacino

Articolo a cura di

Giornalista professionista dal 2018, da 10 anni collabora con testate locali e nazionali, tra carta stampata, online e tivù. Ha scritto per il Giornale di Sicilia e la tivù locale Tgs, per Mediaset, CorCom - Corriere delle Comunicazioni e La Repubblica. Da marzo 2019 collabora con la casa editrice ESTE. Negli anni si è occupata di cronaca, cultura, economia, digitale e innovazione. Nata a Palermo, è laureata in Giurisprudenza. Ha frequentato il Master in Giornalismo politico-economico e informazione multimediale alla Business School de Il Sole 24 Ore e la Scuola superiore di Giornalismo “Massimo Baldini” all’Università Luiss Guido Carli.

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