Il cybercrime evolve, servono nuove competenze e formazione per affrontarlo
Il 2020 ha registrato un incremento del 40% degli attacchi informatici nei confronti delle imprese italiane rispetto al 2019: il dato, secondo recenti ricerche, è da attribuirsi alla diffusione del lavoro da remoto. Della questione se ne stanno occupando anche le istituzioni, tanto che a giugno 2021 è stato approvato dal Consiglio dei Ministri il Decreto legge (82/2021) che istituisce l’Agenzia nazionale per la cybersecurity: “Entro il 10 settembre 2021 è nominato il Direttore Generale della nuova struttura, istituita a tutela degli interessi nazionali nel campo della cybersicurezza”, è stato scritto nel documento.
I cybercriminali, infatti, continuano a trovare nuove soluzioni per mettere le mani sui dati degli utenti. Le più recenti ‘porte di accesso’, secondo autorevoli esperti, sono i QrCode, cioè quei codici quadrati scansionabili dallo smartphone impiegati in molti contesti (dall’accesso a eventi e luoghi pubblici, alla prenotazione di visite mediche, per la fatturazione elettronica, per sostituire i biglietti cartacei, ecc.). I criminali riescono a carpire informazioni e dati perché sfruttano tempestivamente le vulnerabilità dei server e le falle di configurazione per ottenere elevati ritorni sugli investimenti. A spiegarlo è il primo Threat Report 2021 di Eset, azienda internazionale di sviluppo software e servizi di sicurezza IT, che sintetizza le tendenze osservate nei primi mesi dell’anno e mette in evidenza i progressi nella ricerca sulla cybersecurity.
Eset ha recentemente lanciato in Italia un programma di canale avanzato per tutti i rivenditori che operano sul territorio, con l’obiettivo di perseguire crescita e formazione continue sul perfezionamento della cybersecurity. Nota in passato per l’ideazione dell’antivirus per computer Nod32, l’azienda ha ampliato l’offerta con altri prodotti e nel 2019 ha aperto una filiale diretta proprio in Italia, affidata al Country Manager Fabio Buccigrossi. L’obiettivo iniziale era sviluppare il mercato B2B: “Dopo una crescita costante in due anni, in cui lo staff è partito da due componenti fino ad arrivare alle 21 persone di oggi, questo nuovo programma vuole sistematizzare il lavoro dei partner e reseller italiani”, ha dichiarato di recente il manager durante la presentazione del progetto ribattezzato “Partner Program”. Il programma si concentra sullo sviluppo strategico del canale IT per espandere la rete di rivenditori, indirizzare il maggior numero di imprese e aumentare il market share in Italia. “Il modello commerciale implementato da Eset per la gamma B2B è totalmente indiretto”, ha chiarito Buccigrossi. “In Italia lavoriamo con oltre 2mila rivenditori e tre distributori (Allnet Italia, Esprinet e Icos) ai quali trasferiamo la conoscenza del nostro portfolio di soluzioni”.
L’antivirus classico non basta più
La strategia impostata da Eset prevede formazione commerciale e tecnica da erogare tramite un portale gratuito attraverso cui i partner possono usufruire dei servizi, ma pure partecipare a corsi mirati per ottenere le certificazioni sul livello di partnership (sono quattro, in ordine di rilevanza: Registered, Silver, Gold e Platinum), che è poi determinato anche dai risultati di business ottenuti dal rivenditore annualmente. A seconda dei livelli raggiunti, sono riconosciuti benefici e percorsi di formazione sia tecnica sia di prodotto e commerciale, oltre che gli strumenti per sviluppare nuove opportunità di vendita.
Nel percorso di rafforzamento del canale, il “Partner Program” rappresenta un tassello per massimizzare le competenze, dato che i distributori a valore rappresentano dei veri e propri competence center in grado di fornire una formazione tecnica e di prevendita. Lo ha spiegato Stefano Rossini, Distribution Manager di Eset Italia: “Il progetto fa sì che i rivenditori possano andare sul mercato con un brand e un prodotto maturo che copra tutti gli ambiti tecnologici della sicurezza, evoluto, perché l’antivirus da solo non basta più″.
Il programma di Eset Italia fa parte di un progetto globale che Buccigrossi ha contribuito a costruire grazie alla crescita della Business Unit italiana, che ha registrato per due anni consecutivi (2019 e 2020) un miglioramento delle performance (+25%), classificando il team primo nella crescita rispetto alle altre nazioni servite dall’azienda. “Questo programma si basa sui principi chiave di enablement ed execution”, ha continuato Buccigrossi. Con enablement si intendono vendite e incentivi, materiali e opportunità di marketing, formazione sulle più recenti soluzioni aziendali; l’execution è legata al supporto reciproco tra azienda e rivenditori.
Elisa Marasca è giornalista professionista e consulente di comunicazione. Laureata in Lettere Moderne all’Università di Pisa, ha conseguito il diploma post lauream presso la Scuola di Giornalismo Massimo Baldini dell’Università Luiss e ha poi ottenuto la laurea magistrale in Storia dell’arte presso l’Università di Urbino.
Nel suo percorso di giornalista si è occupata prevalentemente di temi ambientali, sociali, artistici e di innovazione tecnologica.
Da sempre interessata al mondo della comunicazione digital, ha lavorato anche come addetta stampa e social media manager di organizzazioni pubbliche e private nazionali e internazionali, soprattutto in ambito culturale.
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