Le email ci rendono infelici
I cosiddetti “lavoratori della conoscenza” comunicano costantemente: le loro giornate sono definite da una raffica incessante di messaggi in arrivo e conversazioni digitali che proiettano chiunque in uno stato di costante e ansioso chiacchiericcio in cui nessuno può disconnettersi. Cal Newport, Professore di Computer Science alla Georgetown University, giornalista e saggista, riflette proprio sul ruolo delicato dei flussi di comunicazione in un’epoca in cui siamo soggetti a un’overdose comunicativa. Per il docente, il principale imputato sono le email: “Da utile strumento di condivisione sono diventate tiranniche monopoliste delle nostre giornate di lavoro”.
Questa e altre considerazioni sulla tecnologia e la comunicazione si leggono nel libro Un mondo senza mail. Ripensare il lavoro nell’epoca del sovraccarico lavorativo (ROI Edizioni, 2021), nel quale Newport immagina un nuovo modo di lavorare in cui ciascuno, concentrato su poche cose, riduce gli oneri e il processo comunicativo si semplifica e ottimizza.
È necessario un posto di lavoro in cui i compiti siano identificati
L’autore – che si definisce “un minimalista digitale” perché non possiede profili social – inizia il racconto sottolineando il veloce passaggio temporale dal momento in cui le email sembravano all’avanguardia, allo stato attuale della giornata lavorativa in cui il flusso di lavoro della mente è messo a dura prova, con drammatiche conseguenze sulla produttività e dunque anche sulla crescita economica complessiva.
Il messaggio di Newport è che gli esseri umani semplicemente non sono impostati per la costante comunicazione digitale. Quest’analisi è compiuta nella prima parte del saggio, dove i messaggi di posta elettronica sono sottoposti a un vero e proprio ‘processo’. La conclusione? Le email ci rendono infelici. “Come molti nel mio settore, sono affascinato dalle potenzialità del futuro tecnologico. Ma sono convinto anche che non riusciremo a sbloccare questo potenziale fino a quando non ci sforzeremo di assumere il controllo della nostra vita digitale”, è la tesi dell’autore.
Attingendo alla sua esperienza di reporter, nella seconda parte del libro Newport espone una serie di principi e istruzioni concrete per salvare il nostro approccio al lavoro: per esempio è necessario un posto di lavoro in cui i compiti siano identificati, assegnati e rivisti; in questo modo ogni persona lavora su meno cose (ma le fa meglio) e si riduce il peso sempre crescente dei compiti, soprattutto quelli amministrativi. Soprattutto, Newport prospetta un mondo in cui le caselle di posta e i canali di chat non siano più centrali per lo svolgimento del lavoro. Il testo è infatti nato con l’obiettivo di fornire un piano per una prossima rivoluzione dell’uso della tecnologia.
Elisa Marasca è giornalista professionista e consulente di comunicazione. Laureata in Lettere Moderne all’Università di Pisa, ha conseguito il diploma post lauream presso la Scuola di Giornalismo Massimo Baldini dell’Università Luiss e ha poi ottenuto la laurea magistrale in Storia dell’arte presso l’Università di Urbino.
Nel suo percorso di giornalista si è occupata prevalentemente di temi ambientali, sociali, artistici e di innovazione tecnologica.
Da sempre interessata al mondo della comunicazione digital, ha lavorato anche come addetta stampa e social media manager di organizzazioni pubbliche e private nazionali e internazionali, soprattutto in ambito culturale.
Cal Newport, Un mondo senza mail, sovraccarico lavorativo