La compassione nella cultura organizzativa
La compassione è vitale nella cultura organizzativa odierna. Tuttavia, un malinteso comune è che essa consista solo nell’affrontare e alleviare la sofferenza di coloro che cercano in un leader risposte e guida, ma renderla parte integrante della leadership va ben oltre la semplice espressione di gentilezza, empatia e buona volontà. È il punto di vista di Irma Becerra, Presidente della Statunitense Marymount University, che ha affidato al magazine Forbes le sue riflessioni su quanto preziosa questa caratteristica sia per i leader di oggi e di domani.
Una leadership compassionevole richiede risposte positive a sfide complesse che garantiscano che l’organizzazione mantenga la rotta, riconoscendo anche l’imperativo morale di alleviare la sofferenza degli altri. A livello organizzativo, una leadership compassionevole pone l’accento sugli ordini del giorno, prende decisioni critiche anche se impopolari e porta avanti con saggezza la propria organizzazione nella direzione di un successo sostenibile. Quest’ultimo, per Becerra, implica anche l’onere di difendere coloro che si trovano in una situazione di svantaggio. L’obiettivo può essere raggiunto in primo luogo lavorando con i team per garantire equità attraverso passaggi verificabili, ma anche sfruttando la propria posizione di potere per rispondere alle ingiustizie e aprire la strada a un continuo progresso sul tema.
Contrattualizzare un collaboratore è un esempio pratico di compassione
La pandemia ha reso necessario per molti lavorare a distanza e questo è avvenuto anche in ambito universitario. In quel tipo di contesto Becerra si è resa conto che molti servizi che ai dipendenti venivano garantiti anche a distanza ai collaboratori senza contratto non erano invece dovuti, con tutte le conseguenze del caso. Becerra ha fatto pressione perché anche questi ultimi venissero contrattualizzati e, dopo mesi di pianificazione, i nuovi dipendenti universitari sono arrivati ad avere tutti i vantaggi dei colleghi, tra cui benefici pensionistici e istruzione gratuita per sé e per la propria famiglia. È in questo modo che dovrebbero muoversi anche le aziende private, specie nei Paesi in cui la legislazione permette più agilmente di perseguire una strada di questo tipo. Questo è dal suo punto di vista un esempio pratico di comportamenti orientati alla comprensione della sofferenza altrui utilizzando risorse collettive a beneficio di tutti, invertendo le politiche ingiuste e aumentando la coscienza di uno specifico problema di chi sta intorno a noi. Promuovere attivamente la compassione sul posto di lavoro ha, per Becerra, un evidente effetto a catena che porta le realtà più dure ad ammorbidirsi e i fardelli più pesanti ad alleggerirsi.
Essere leader è però complicato e implica prendere decisioni difficili: la compassione non può andare a discapito del successo e gli sforzi in questa direzione dovrebbero quanto più possibile rientrare negli obiettivi di business. Altrimenti il rischio è che gli effetti negativi di tale attitudine superino quelli positivi. E che in tempi di crisi non sia più chiara una direzione da seguire, un aspetto che per un leader è molto pericoloso trascurare.
Fonte: Forbes
Laureata in Filosofia, Erica Manniello è giornalista professionista dal 2016, dopo aver svolto il praticantato giornalistico presso la Scuola superiore di Giornalismo “Massimo Baldini” all’Università Luiss Guido Carli. Ha lavorato come Responsabile Comunicazione e come giornalista freelance collaborando con testate come Internazionale, Redattore Sociale, Rockol, Grazia e Rolling Stone Italia, alternando l’interesse per la musica a quello per il sociale. Le fanno battere il cuore i lunghi viaggi in macchina, i concerti sotto palco, i quartieri dimenticati e la pizza con il gorgonzola.
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