Il mondo della Finanza non vuole il lavoro ibrido
Quasi un anno dopo che l’Amministratore Delegato della banca d’affari statunitense Goldman Sachs David Solomon ha definito il lavoro da casa “un’aberrazione”, la sua public company è ancora fedele alla linea. L’aspettativa del gruppo bancario è che il personale sia destinato a tornare a lavorare in ufficio, secondo quanto riferito dalla testata specializzata nell’ambito finanziario Bloomberg, citando una fonte che ha chiesto che la sua identità non venisse rivelata.
Le politiche delle altre banche sono più sfumate. JPMorgan Chase & Co. si aspetta che il personale con sede nel Regno Unito torni in ufficio almeno per alcuni giorni alla settimana. Citigroup ha piani simili. Standard Chartered e HSBC Holdings stanno adottando accordi di lavoro ibridi. Ma nonostante la consapevolezza che i modelli ibridi siano pronti a dominare anche i prossimi anni sia diffusa tra le più diverse realtà lavorative, una parte del mondo della finanza sembra essere più restio al cambiamento.
Più di due terzi dei lavoratori (il 68%) preferisce un modello di lavoro ibrido secondo l’ultimo sondaggio trimestrale della no profit Future Forum condotto coinvolgendo quasi 11mila lavoratori della conoscenza in Australia, Francia, Germania, Regno Unito e Stati Uniti. Delle persone intervistate solo il 30% attualmente lavora dall’ufficio tutti i giorni. È sempre lo studio citato a indicare che il 95% del campione ha dichiarato di desiderare flessibilità per quanto riguarda gli orari di lavoro.
Il possibile impatto sulla motivazione dei lavoratori
La Finanza, però, è un settore che sulla linea di Goldman Sachs potrebbe tentare, e in parte riuscire, a imporre un significativo ritorno in ufficio. Lo pensa Julia Hobsbawm, autrice di The nowhere office: reinventing work and the workplace of the future (Hachette UK, 2022), che crede anche che allo stesso tempo Gran Bretagna e Stati Uniti stiano attraversando un profondo cambiamento culturale rispetto all’atteggiamento verso il lavoro. E per quanto riguarda i dirigenti questo impone un attento ascolto delle esigenze sollevate dalla forza lavoro.
Secondo Claire McCartney, Consulente presso l’associazione britannica Chartered Institute of personnel and development, insistere sul ritorno in ufficio, per esempio, rischia di portare a conseguenze sgradite. “Se le organizzazioni costringono le persone a tornare in ufficio senza una chiara motivazione, questo può avere un impatto sulla motivazione dei lavoratori ed è probabile che alla fine porti le persone ad andarsene”, ha commentato.
Tutti gli altri settori stanno invece facendo i conti con il lavoro ibrido con meno ostilità. In Germania, Volkswagen, per esempio, sta cogliendo l’occasione per reinventare il modo di lavorare all’interno della casa automobilistica pianificando la massima flessibilità anche post pandemia, oltre a prevedere una formazione specifica sulle trasformazioni in atto per dirigenti e manager. Anche il fornitore di servizi sanitari Bupa si sta concentrando sui manager, incoraggiandoli – anche attraverso momenti di formazione – a fissare obiettivi chiari e misurare le prestazioni. “Onestamente, il tipo di capacità di cui stiamo fornendo i nostri manager ora probabilmente avremmo dovuto coltivarlo da sempre”, ha affermato Julie Stephens, Director di Wellbeing, Health & Safety di Bupa.
Il lavoro ibrido mette in pericolo l’affiliazione e la sopravvivenza di molte attività
Per quanto riguarda invece l’adeguamento degli uffici ai nuovi modelli ibridi la multinazionale americana di banche di investimento e società di servizi finanziari Citigroup sta spendendo oltre 119 milioni di euro per rinnovare il suo grattacielo londinese di Canary Wharf, concentrandosi sull’efficienza energetica e sugli spazi di lavoro condivisi, completi di giardini invernali. Alcuni vanno oltre la riprogettazione degli edifici come le società Fintech Revolut ed Eigen Technologies, impegnate in soluzioni che permettano al personale di lavorare a tempo pieno da qualsiasi luogo. Per non perdere i momenti di condivisione, Eigen incoraggia i dipendenti a partecipare a eventi come degustazioni di vino e formaggio in ufficio e tiene sessioni di pianificazione in hotel di lusso fuori Londra.
Il cambiamento potrebbe causare però delle vittime. L’avvocato Vincent Keaveny, Lord Sindaco di Londra (ovvero della corporazione della Città di Londra, che si differenzia dall’area molto più estesa che governa invece il Primo cittadino di Londra, ruolo attualmente ricoperto da Sadiq Aman Khan) ha espresso forte preoccupazione per caffè, ristoranti, dentisti, medici e palestre del distretto finanziario della capitale britannica. “Abbiamo bisogno che le persone tornino a supportare quelle attività”, ha dichiarato. Ci sono poi alcuni lavoratori che riferiscono un senso di deriva e confusione.
“La struttura delle giornate lavorative ha bisogno di essere definita, ma ha senso che accada luogo per luogo”, ha commentato Hobsbawm, la cui teoria espressa nella pubblicazione The nowhere office mette in discussione la cultura del lavoro dell’essere sempre attivi che già prima dell’avvento della pandemia dominava l’economia della conoscenza e non solo. Qualsiasi scelta organizzativa si decida di adottare il monito di Hobsbawm per le aziende è tenere gli occhi aperti sulla realtà, non perdere il contatto con ciò che ci accade intorno. Sforzarsi, insomma, di guardare oltre le proprie esigenze e di ascoltare con attenzione i segnali che arrivano dall’esterno.
Fonte: Bloomberg
Laureata in Filosofia, Erica Manniello è giornalista professionista dal 2016, dopo aver svolto il praticantato giornalistico presso la Scuola superiore di Giornalismo “Massimo Baldini” all’Università Luiss Guido Carli. Ha lavorato come Responsabile Comunicazione e come giornalista freelance collaborando con testate come Internazionale, Redattore Sociale, Rockol, Grazia e Rolling Stone Italia, alternando l’interesse per la musica a quello per il sociale. Le fanno battere il cuore i lunghi viaggi in macchina, i concerti sotto palco, i quartieri dimenticati e la pizza con il gorgonzola.
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