La pandemia ha ridato impulso al movimento contro il lavoro
A due anni dall’inizio della pandemia, i dipendenti e le dipendenti di tutto il mondo sono stanchi. Secondo quanto riferito dall’emittente britannica Bbc, un deterioramento della salute mentale e il burnout sono comuni, in particolare tra i lavoratori a basso salario e tra quelli impiegati nei settori considerati essenziali. Questo prolungato periodo di incertezza ha indotto molti a riesaminare il ruolo svolto dai propri datori di lavoro nel peggiorare le cose, e un numero record di lavoratori sta lasciando il suo posto in cerca di opzioni migliori. Negli Stati Uniti, per esempio, ad agosto 2021 erano 4,3 milioni gli americani che avevano abbandonato volontariamente la loro azienda, secondo quanto riportato dalla stessa Bbc. Ma c’è chi va oltre, chiedendosi se il loro lavoro abbia un senso o se lo abbia il sistema economico che lo supporta. Queste persone fanno parte del cosiddetto ‘movimento anti-lavoro’.
L’anti-lavoro ha radici nella critica economica anarchica e socialista del Novecento, e sostiene che la maggior parte dei lavori di oggi non siano necessari poiché non fanno altro che rendere le persone schiave del loro salario e le privano del pieno valore del loro lavoro e della loro vita. Secondo i sostenitori del movimento, la soluzione è organizzarsi autonomamente e lavorare solo quando necessario, uscendo dall’ottica di farlo a lungo per accumulare capitali o beni in eccesso.
Il movimento si ispira al filosofo anarchico Bob Black
Questa idea alcuni anni fa era, fa notare la Bbc, radicale e marginale, mentre con l’irruzione della pandemia il movimento è cresciuto più velocemente anche al di fuori di questi circoli politici. Ruota per la maggior parte intorno al forum r/antiwork che ha trovato ospitalità sulla piattaforma di discussione Reddit, e per quanto la comunità riconosca ancora la sua radice nell’azione diretta, con l’accrescere della sua popolarità si è ammorbidito e ampliato diventando anche uno spazio di dibattito sulle condizioni di lavoro. Scorrendo il forum si trovano racconti di esperienze personali, buone pratiche di trasformazioni di luoghi di lavoro in origine ostili, sostegno a scioperi in corso, confronti sull’organizzazione del lavoro e su come le persone possono cercare di tutelarsi.
“Abbiamo un numero di iscritti in costante crescita, compreso tra 20mila e 60mila follower a settimana”, ha raccontato Doreen Ford, moderatrice del forum r/antiwork, che a febbraio 2022, conta circa 1,7 milioni di iscritti. Il nome scelto dal canale attinge a più fonti: una di queste è il filosofo anarchico Bob Black, che invoca un movimento per un rifiuto del lavoro consapevole e non solamente viscerale suggerendo, nel suo saggio del 1985 L’abolizione del lavoro, che le persone dovrebbero fare solo il minimo necessario e dedicare a sé stesse il resto del tempo. L’ostilità del movimento dalle domande frequenti del forum non sembra essere nei confronti del lavoro in sé, ma del lavoro al servizio del profitto così come è strutturato oggi.
Il problemi del mondo del lavoro hanno radici antiche
Su r/antiwork gli utenti condividono storie di abusi sul lavoro, chiedono consigli su come negoziare una retribuzione migliore o pubblicano aggiornamenti sul mondo del lavoro. La community fornisce anche consigli di lettura e podcast sul movimento e la maggior parte delle interazioni avviene tra lavoratori di ogni genere e di ogni tipologia di occupazione con base negli Stati Uniti, sebbene vi sia una buona rappresentanza globale. Molte persone vi si sono avvicinate a partire dall’inizio della pandemia.
“Con il Covid c’è stata un’interruzione del lavoro come lo conoscevamo. In momenti come questo, le persone hanno tempo per riflettere. Per anni il lavoro è stato degradante per tantissimi, che hanno iniziato a vedere le cose in maniera diversa”, ha commentato Tom Juravitch, Professore di Labor Studies dell’Università del Massachusetts. Per quanto la pandemia sia stata un importante acceleratore, il movimento così com’è oggi affonda le radici in problematicità del mondo del lavoro che dal punto di vista della Direttrice di Labor Education Research alla Cornell University Kate Bronfenbrenner risalgono a parecchio tempo addietro. “I lavoratori hanno avuto una soglia di sopportazione incredibile nel tollerare gli abusi dei datori di lavoro. Ma quando quegli abusi sono arrivati al punto di mettere a rischio le loro vite, mentre l’azienda realizzava enormi profitti, hanno superato il limite”, ha spiegato Bronfenbrenner. In risposta a questa presa di coscienza c’è chi si è messo alla ricerca di impieghi che garantissero condizioni migliori, chi ha scelto di mettersi in proprio e chi ha abbracciato l’anti-lavoro.
Torna l’eco degli Anni 70
È ancora troppo presto per dire se questa comunità online potrebbe avere un impatto misurabile sui diritti dei lavoratori. È improbabile, fa notare la Bbc, che il mondo del lavoro cambi radicalmente dall’oggi al domani, ma stiamo comunque vivendo un cambiamento senza precedenti e se l’anti-lavoro e i suoi cugini ideologici continuano a guadagnare numeri, questo potrebbe portare dirigenti – e forse anche politici – a ulteriori passi avanti, oltre alle concessioni che già le aziende stanno mettendo in campo, davanti al timore dei licenziamenti volontari di vasta scala e dell’assenza di manodopera.
Anche i movimenti sindacali del passato, come quelli che hanno affollato gli Anni 70, suggeriscono che i momenti di opportunità possono portare a trasformazioni, anche se tali cambiamenti possono essere di breve durata o relativi. Un buon esempio, dal punto di vista di Juravitch, è il movimento nato nel 2011 per denunciare gli abusi del capitalismo finanziario Occupy Wall Street, che ha trasmesso le sue istanze ad altri tipi di correnti.
Fonte: Bbc
Laureata in Filosofia, Erica Manniello è giornalista professionista dal 2016, dopo aver svolto il praticantato giornalistico presso la Scuola superiore di Giornalismo “Massimo Baldini” all’Università Luiss Guido Carli. Ha lavorato come Responsabile Comunicazione e come giornalista freelance collaborando con testate come Internazionale, Redattore Sociale, Rockol, Grazia e Rolling Stone Italia, alternando l’interesse per la musica a quello per il sociale. Le fanno battere il cuore i lunghi viaggi in macchina, i concerti sotto palco, i quartieri dimenticati e la pizza con il gorgonzola.
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