Museo d'impresa

Una notte al museo (d’impresa)

Impresa e cultura. Due mondi che sembrano distanti fra loro; eppure, lavorando in sinergia, possono generare valore (e bellezza). Nello scenario attuale, caratterizzato dall’intangibilità dei vissuti e dall’accesso istantaneo – e talvolta illusorio – a qualsiasi tipo di sapere, l’esperienza culturale può aiutare a orientarsi in un mondo sempre più rapido. Pare insolito, ma il mondo imprenditoriale lo ha capito da un pezzo: da tempo mostra infatti un interesse verso iniziative artistiche e culturali in grado di promuovere e sviluppare la conoscenza. A testimoniarlo sono i musei e gli archivi d’impresa, che appartengono ad aziende storiche – tra cui, per esempio, Barilla, Gruppo Campari, La Marzocco, Birra Peroni – e conservano il loro patrimonio culturale; ne salvaguardano la memoria e valorizzano le testimonianze di una capacità produttiva come motore di sviluppo sostenibile.

Oltre a racchiudere l’eredità artistica, i musei permettono di generare prosperità economica. Lo conferma uno studio realizzato da Banca Ifis dal titolo L’Economia della bellezza del 2019, che ha come scopo quello di quantificare il valore del patrimonio artistico italiano, realizzando una stima qualitativa della ‘produzione di bellezza’ da parte delle aziende: una ricchezza in grado di creare valore finanziario (per esempio, attirando visitatori da tutto il mondo). La ricerca ha stimato un apporto al Prodotto interno lordo (Pil), per il 2019, pari al 17% della cosiddetta “Economia della bellezza”, ovvero la ricerca di un percorso per raggiungere un’economia dinamica, dove utile ed etico si sostengono a vicenda e si diffonde un benessere equo e sostenibile. Si divide in tre componenti di valore principali: la fruizione diretta di arte, cultura e natura, che determina il 2% del Pil; la fruizione indiretta, legata all’uso da parte di turisti e residenti dei servizi a supporto, pari al 4%; infine, la produzione del cosiddetto Made in Italy design-driven (aziende che sono capaci di interpretare lo stile italiano) da parte di circa 341mila aziende, con un fatturato totale annuo di quasi 682 miliardi di euro, che contribuiscono all’11% del Pil (circa 200 miliardi di euro).

Tra i tanti archivi d’impresa, un esempio è quello di Galleria Campari, museo aziendale interattivo e multimediale, dedicato al rapporto tra il marchio della società attiva nella produzione di bevande alcoliche e analcoliche e la sua comunicazione attraverso l’arte e il design, la storia e l’evoluzione dei prodotti. Inaugurata nel 2010 per il 150esimo anniversario del brand, si trova all’interno della palazzina Liberty di Sesto San Giovanni (la prima fabbrica di Campari), realizzata nel 1904 da Davide Campari. Tra il 2007 e il 2009 il complesso industriale è stato trasformato, su progetto degli architetti Mario Botta e Giancarlo Marzorati, nella nuova sede di Campari Group e nel museo aziendale. La Galleria raccoglie oltre 3mila opere su carta, locandine originali dell’epoca della Belle époque (1871-1914), manifesti e grafiche pubblicitarie appartenenti al periodo tra l’inizio del Novecento agli Anni 90, caroselli e spot di registi e oggetti realizzati da affermati designer. Gran parte del patrimonio aziendale, inoltre, è stato digitalizzato e restituito sotto forma di installazioni interattive che dialogano con le numerose opere esposte in originale.

Storie di evoluzioni creative, economiche, sociali

Ogni azienda, del resto, ha la propria storia personale, spesso legata all’evoluzione economica, sociale e creativa del Paese. Canali di sintesi tra storia e innovazione, i musei permettono di documentare e raccontare proprio le vicissitudini delle aziende e il loro ineccepibile contributo per la crescita dell’Italia.

Dal Design alla Chimica, dalla Produzione di macchine per caffè alle Società sportive, dai giganti della gomma e della plastica all’Industria tessile, le narrazioni dei progetti imprenditoriali e dei loro protagonisti sono affidate a oggetti, documenti, immagini, fotografie, filmati. “Negli archivi delle imprese italiane è custodito e raccontato il patrimonio della sapienza manifatturiera e della qualità dei servizi, ancora oggi motore di sviluppo sostenibile e cardine d’una diffusa cultura economica, sociale e civile”, ha dichiarato Antonio Calabrò, Presidente di Museimpresa, l’Associazione Italiana che riunisce oltre 100 musei e archivi di grandi, medie e piccole aziende italiane, fondata a Milano nel 2001 per iniziativa di Assolombarda e Confindustria.

L’organizzazione si impegna per aggregare nuovi soggetti della cultura d’impresa, incidere sui processi di formazione e mantenere viva la varietà e la qualità del tessuto industriale e imprenditoriale italiano. “Sono proprio le raccolte d’arte a lavorare sulla custodia della memoria come leva di consapevolezza storica e di rilancio dei valori delle imprese. In questi luoghi è raccontata la storia passata, senza nostalgie, ma come motore di trasformazione”, ha continuato Calabrò.

Documenti tecnici, amministrativi, commerciali, materiali iconografici, prodotti e macchinari conservati sono i segni materiali che documentano la straordinaria evoluzione di tante manifatture italiane dal XX secolo a oggi, espressione delle valenze etiche ed estetiche dell’impresa e della capacità di innovazione, che dal passato si trasmette al presente. “L’identità delle aziende italiane dimostra che si può innovare senza mai perdere di vista la tradizione; anzi, utilizzandola come leva di cambiamento e di competitività”, è il pensiero del Presidente di Museimpresa. La forza dell’associazione è rappresentata dalla diffusione sui territori di tante realtà più meno connesse che hanno espresso una qualità produttiva che merita conservazione, valorizzazione e diffusione.

Un museo al minuto, le lancette che scandiscono il tempo delle imprese

A simboleggiare la custodia dell’arte imprenditoriale è l’installazione permanente #unmuseoalminuto, progettata da Neo [Narrative environments operas], gruppo che progetta e realizza ambienti artistici narrativi: a partire da metà febbraio 2022 i visitatori la possono ammirare all’ingresso dell’Adi design museum di Milano. “L’opera ci restituisce il ‘cuore’ delle nostre imprese, il loro saper fare, le idee e le innovazioni che rendono il Made in Italy un brand nazionale amato per la sua qualità e bellezza”, ha sottolineato Alessandro Scarabelli, Direttore Generale di Assolombarda.

Si tratta di un grande orologio a pendolo digitale posto nel Museo di storia del design per celebrare la creatività e il saper fare delle imprese italiane. La realtà oggi gira a velocità esorbitanti, ma l’installazione tenta di dare un senso ai momenti che scorrono: metafora della stratificazione nel tempo della cultura d’impresa, con lo scandire delle lancette racconta oltre 110 musei e archivi aziendali che conservano, tutelano e raccontano le azioni, l’innovazione, la creatività e il design italiano. “L’impresa è cultura e i suoi valori, che da sempre ispirano la nostra tradizione, ancora oggi possono insegnarci come affrontare le sfide del presente e come progettare il futuro; ancor più in un contesto come quello che stiamo vivendo di profonda trasformazione economica e sociale. Il ‘fare impresa e farlo bene’ propri del nostro tessuto produttivo sono elementi essenziali per trasformare le aziende in un motore di cambiamento positivo con lo scopo di contribuire allo sviluppo del nostro territorio”, ha detto Scarabelli.

Sul quadrante del grande orologio, ogni museo è rappresentato da un’immagine identitaria che si alterna, ogni minuto, a quelle di altri archivi, tramite il movimento della lancetta dei secondi che compone ogni volta un quadro diverso. Il pendolo, con la sua scansione ritmica, è la rappresentazione simbolica di passato, presente, futuro, e rappresenta la capacità delle aziende di guardare alla propria storia, di operare nel tempo presente e di volgere lo sguardo al futuro.

Sui canali social di Assolombarda e Museimpresa sono approfonditi i contenuti dell’iniziativa. Ogni settimana sul profilo Instagram di Museimpresa sono raccontate le storie degli archivi e musei che partecipano, pubblicando l’immagine del loro quadrante. L’obiettivo è quello di far conoscere al grande pubblico il patrimonio custodito e avvicinare anche i più giovani. L’Italia è cultura e impresa. Diffondere storie tramite l’arte è un invito all’incontro tra sapere e bellezza.

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Federica Biffi

Laureata magistrale in Comunicazione, Informazione, editoria, classe di laurea in Informazione e sistemi editoriali, Federica Biffi ha seguito corsi di storytelling, scrittura, narrazione. È appassionata di cinema e si interessa a tematiche riguardanti la sostenibilità, l'uguaglianza, l'inclusion e la diversity, anche in ambito digital e social, contribuendo a contenuti in siti web. Ha lavorato nell'ambito della comunicazione e collabora con la casa editrice ESTE come editor e redattrice.

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