Generazione z

Scendere a compromessi o accettare le grandi dimissioni?

La Great resignation ha raggiunto l’Italia. Il fenomeno – letteralmente “grandi dimissioni” – è nato negli Usa e nell’estate 2021 ha toccato il picco con 4,3 milioni di uscite volontarie nel solo mese di agosto. Ora la situazione si è stabilizzata: le dimissioni – secondo l’ultimo dato a disposizione – si aggirano intorno ai 4 milioni mensili, ma sebbene non ci si aspetti un peggioramento non ci sono neppure segni di ripresa. Anzi, la tendenza si è diffusa anche in Europa e dal secondo trimestre del 2021 è arrivata nel nostro Paese. 

A svelarlo sono i dati condivisi dal Ministero del Lavoro: tra aprile e giugno 2021 si sono registrate quasi 500mila cessazioni volontarie dei rapporti lavorativi (+85% rispetto al 2020). Il fenomeno – più diffuso nel Nord Italia – ha toccato soprattutto la fascia di età compresa tra i 25 e i 36 anni; Millennial e Generazione Z infatti sarebbero più sensibili alla cosiddetta Yolo economy (acronimo di You only live once, ‘si vive una volta sola’), filosofia lavorativa che esalta il valore del benessere personale oltre che la carriera e i risultati.  

A fronte di questa situazione, molte aziende hanno iniziato a cercare soluzioni per gestire le conseguenze delle dimissioni. Ma come evidenziato da uno studio di McKinsey & Company – leader mondiale di consulenza strategica – intitolato proprio ‘Great Attrition’ or ‘Great Attraction’? The choice is yours (Grande Attrito o Grande Attrazione, la scelta è tua), è da rilevare che le grandi dimissioni possono anche essere un’opportunità, per esempio per capire il motivo dei licenziamenti che – secondo gli esperti – garantirebbe un grosso vantaggio nella gara per attrarre e coltivare talenti.  

I giovani cercano aziende con gli stessi valori 

È con questo obiettivo che Alight Solutions – compagnia di esternalizzazione dei processi aziendali – ha diffuso i risultati di un’indagine su che cosa motivi i Millennial e Generazione Z nella scelta del posto di lavoro. Raccogliendo le opinioni e l’esperienza di professionisti del mondo HR, lo studio ha individuato quattro fattori determinanti nella selezione dell’impiego. 

Al primo posto si trova la cultura aziendale. Per le nuove generazioni infatti è fondamentale lavorare all’interno di una realtà che si allinei ai propri valori. Tra questi la formazione svolge un ruolo cruciale, tanto che rappresenta il secondo fattore dei quattro individuati: Millennial e Generazione Z cercano aziende che investano sulla loro crescita professionale e il 49% è disposto a lasciare l’organizzazione qualora non vi fosse la possibilità di fare carriera. Anche la trasparenza dei dati retributivi – richiesta dal 48,6% della Generazione Z nell’ambito delle politiche di Total Reward – è molto rilevante e occupa la terza posizione nell’indagine. 

Certo, non è un caso che la Great resignation sia esplosa proprio nel periodo della pandemia. Nel contesto della Yolo economy, la maggior parte dei giovani ha riconosciuto nello Smart working la possibilità di conciliare l’impegno lavorativo con la vita personale. Non stupisce dunque che il quarto e ultimo fattore che guida la scelta dell’impiego corrisponda alla possibilità di optare per modelli di lavoro ibridi – in cui il lavoro è diviso tra casa e ufficio – con il 64,8% degli intervistati che già nel 2020 si esprimeva a favore di questa opzione. 

Al di là dei punti trattati, lo studio ha dipinto un quadro in cui la maggior parte dei giovani è sottoposto a intense richieste lavorative: un quarto dei Millennial si dichiara convinto che per motivi fisici o psicologici sarà costretto ad abbandonare il lavoro. Anche i dati di McKinsey descrivono questa situazione, confermando come nei prossimi quattro-sei mesi il 40% dei lavoratori a livello mondiale è destinato a cambiare occupazione.  

Insomma, rispondere alle richieste dei giovani e prestare attenzione alle loro necessità potrebbe essere uno strumento efficace per affrontare la crisi. Starà poi alle organizzazioni, con la loro storia e la loro cultura, decidere se ‘scendere a compromessi’ con le nuove generazioni. Agli imprenditori (e agli HR) l’ardua sentenza. 

Millennial, Generazione Z, Great resignation, Yolo economy, Alight solutions

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