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Aggiornare le competenze in un mondo in cambiamento

L’apprendimento di nuove competenze per rimanere competitivi è pubblicizzato da più parti come il modo per i lavoratori per proteggere il proprio posto nel mondo della forza lavoro. Anche l’organizzazione non governativa World economic forum ha di recente dichiarato – ha riportato la Bbc – che il miglioramento delle conoscenze è fondamentale per la ripresa economica post Covid e che potrebbe portare il Prodotto interno lordo (Pil) globale a crescere di oltre 6 trilioni di dollari e creare 5,3 milioni di nuovi posti di lavoro entro il 2030. Anche i lavoratori ne sono consapevoli: il 40%, secondo una ricerca citata dall’emittente britannica, teme che la propria attività diventi obsoleta nei prossimi cinque anni.  

Il messaggio è chiaro: la realtà lavorativa sta cambiando rapidamente e servono rinnovate competenze per un nuovo mondo. Ma per molte persone l’upskilling è una dimensione misteriosa. Questo secondo un rapporto dello scorso anno della società di consulenza statunitense McKinsey & Company che ha esaminato il tema: “Per tutti i livelli di istruzione e reddito quello che abbiamo visto è che oltre la metà delle persone desidera migliorare la sua formazione, ma la consapevolezza di che cosa fare esattamente è uno dei maggiori ostacoli”, ha affermato Kweilin Ellingrud, Direttore del think tank McKinsey global institute (Mgl). 

Fortunatamente, secondo gli esperti, chiunque può affinare le sue capacità con l’obiettivo di diventare un lavoratore più efficace, di rimanere competitivo e, potenzialmente, di farsi notare. Il motivo, però, per cui il miglioramento delle competenze sta suscitando così tanto interesse è perché stanno cambiando rapidamente: come mostrano, per esempio, i recenti dati di LinkedIn, dal 2015 esse sono cambiate di circa il 25% e si prevede che entro il 2027 questo numero dovrebbe raddoppiare. 

Guardare dentro di sé e intorno a sé 

L’aggiornamento delle competenze può includerne di difficili (come utilizzare determinati software) o di trasversali (come la capacità di ascolto o quella di fornire feedback costruttivi). “Può essere qualsiasi cosa che aiuti i lavoratori a svolgere meglio il proprio lavoro”, ha affermato a questo proposito Barath Roy Michel, Project Manager dell’Humber College Institute of Technology & Advanced Learning di Toronto. Allo stesso tempo, un ruolo importante è svolto dalla consapevolezza non solo delle proprie competenze, ma anche delle tendenze nel proprio settore. Per chi lavora con petrolio e gas, per esempio, potrebbe non essere una cattiva idea saperne di più sull’energia green e sui veicoli elettrici. Nel marketing o nei media ciò potrebbe invece significare dedicare più tempo al social network basato sui video TikTok. 

La buona notizia è che ci sono molte opzioni per affinare le proprie abilità anche online, inclusi video su YouTube e programmi di apprendimento di LinkedIn. E se per tutti i lavoratori il know how tecnologico e le capacità di comunicazione possono giocare un ruolo importante, molte persone potrebbero aver bisogno di riorganizzare le proprie competenze in modo più completo. Si tratta di coloro che devono affrontare sfide più urgenti ed esistenziali poiché gli enormi cambiamenti nella forza lavoro mettono a rischio i loro posti. Per loro, migliorare le competenze non è un lusso che potrebbe trasformarsi in vantaggio, ma una necessità.  

Secondo i dati di McKinsey & Company, 17 milioni di lavoratori statunitensi sono infatti destinati a vedere i loro posti di lavoro meno richiesti entro il prossimo decennio; l’80% di queste persone potrebbe aver bisogno di riqualificarsi del tutto, non solo di perfezionarsi. In generale, non c’è un solo lavoratore, che sia un CEO o un operaio, che possa permettersi nei prossimi cinque o 10 anni di non aggiornare le proprie competenze in qualche modo.

competenze, formazione, HR, ripresa economica


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Erica Manniello

Laureata in Filosofia, Erica Manniello è giornalista professionista dal 2016, dopo aver svolto il praticantato giornalistico presso la Scuola superiore di Giornalismo “Massimo Baldini” all’Università Luiss Guido Carli. Ha lavorato come Responsabile Comunicazione e come giornalista freelance collaborando con testate come Internazionale, Redattore Sociale, Rockol, Grazia e Rolling Stone Italia, alternando l’interesse per la musica a quello per il sociale. Le fanno battere il cuore i lunghi viaggi in macchina, i concerti sotto palco, i quartieri dimenticati e la pizza con il gorgonzola.

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