Il Milan tra media company e interessi di pochi stakeholder
Altro giro di valzer al Milan: è recente l’ingresso di un nuovo fondo nella proprietà. Non cambia molto rispetto al passato. Il club rossonero è sempre in mano a operatori del mercato finanziario interessati a speculare, spremendo sempre più valore dal brand, tanto che la nuova proprietà ha svelato che il piano è trasformare la società in una media company. Il valore, infatti, sta nel merchandising e negli eventi (non importa se sportivi o meno). E innanzitutto nei rendimenti delle attività immobiliari connesse al nuovo stadio.
Fa nulla l’assurda impostazione del business immobiliare: il Sindaco di Milano Giuseppe Sala ha alzato le mani dichiarando di aver “fatto il possibile”, ma “le squadre vogliono l’impianto nuovo”. Le due società – Milan e Inter – sono in competizione tra di loro e hanno proprietà di caratteristiche differenti: non è chiaro come possono gestire efficacemente il nuovo asset condiviso…
Una questione che va oltre lo sport
Due commenti sembrano opportuni. Il primo: lo sport conta sempre meno. I tifosi sono ridotti a clienti, consumatori, o meglio ‘utenti’. L’assalto al loro portafoglio è sempre più aggressivo, la loro voce in capitolo sempre più debole. Si ha anche l’impressione che i risultati sportivi siano una fastidiosa variabile non assoggettabile al controllo, forse anche dannosi. Il valore di mercato dei calciatori dipende dalle prestazioni individuali, non dal risultato di squadra. Lo Scudetto – e tutti gli obiettivi sportivi – provoca la molesta conseguenza di premi da pagare. Forse, a essere maliziosi, il tardivo rinnovo del contratto di Paolo Maldini, ex capitano del Milan e oggi Direttore dell’area tecnica rossonera, potrebbe dipendere anche da questo: non ha centrato l’obiettivo (aziendale), avendo provocato, con la conquista dello scudetto, un aumento di costi.
Il secondo commento riguarda la figura di Paolo Scaroni. Manager di lungo corso, uomo di fiducia di fondi di investimento. A quanto pare ha assolto bene il mandato della precedente proprietà del Milan: il fondo Elliott, specializzato nell’acquisto di debiti a basso prezzo, emessi da debitori in difficoltà (Stati nazionali o singole imprese, non importa, sono oggetto entrambi di uguale speculazione). Non è detto che i servigi di Scaroni non vadano bene anche a Redbird.
A che cosa è interessata Redbird? A mantenere le promesse fatte ad acquirenti dei propri prodotti finanziari. I tifosi del Milan, gli appassionati di calcio, Milano, e l’immagine del nostro Paese contano ben poco. Non è una novità. E spiace doverlo ribadire. Il manager – nonostante tutti i ragionamenti che talvolta gli si sente fare sul rispetto degli interessi dei diversi stakeholder – è all’esclusivo servizio della proprietà.
Articolo a cura di
GuastafEste
Milan, Paolo Scaroni, Maldini, Redbird