Welfare, se l’azienda paga acqua, gas e luce
La misura non è strutturale e vale ‘solo’ per il 2022 (in realtà il limite è metà gennaio 2023, per via dell’attuazione legata ai voucher, come deciso dall’Agenzia delle Entrate). Ma intanto è una piccola rivoluzione per il welfare aziendale che si ritrova improvvisamente il tetto dei fringe benefit più che raddoppiato: il nuovo limite è ora di 600 euro, che si sommano ai 200 euro destinati ai buoni benzina.
Nell’articolo 12 del decreto legge Aiuti bis (115/2022) è stato deciso l’innalzamento delle soglie di deducibilità dei beni e servizi che non concorrono a formare il reddito: dai ben noti 258,23 euro, il limite è ora salito a 600 euro. C’è da ammettere che nel passato recente, più di una volta, si è assistito al raddoppio della soglia per i fringe benefit; tuttavia questa volta la vera novità, al di là della temporaneità della misura – pensata proprio come ‘aiuto’ a fronte del particolare momento economico che stiamo vivendo – riguarda la possibilità di far rientrare nei beni non imponibili ai fini fiscali, le somme erogate, o rimborsate dai datori di lavoro, per il pagamento delle utenze domestiche del servizio idrico integrato, dell’energia elettrica e del gas naturale.
In sintesi, le misure decise del decreto prevedono che i datori di lavoro possano erogare fino a 800 euro di fringe benefit non imponibili (200 euro però devono essere destinati alle spese per il carburante) per ogni dipendente, a prescindere dal reddito percepito (le spese per le utenze devono comunque essere giustificate).
Una misura che sostiene il lavoro agile
Oltre a essere una misura temporanea che ha l’obiettivo di contrastare le difficoltà economiche legate allo scenario attuale (non a caso il provvedimento rientra nel decreto legge definito “Aiuti”), per molti esperti è un’opportunità per rilanciare il lavoro agile. Dal 1 settembre 2022, lo Smart working è tornato a essere regolato dalla Legge 81 del 2017 e ha ‘pensionato’ il modello agevolato applicato durante la pandemia, nel quale non serviva depositare alcun contratto tra datore di lavoro e dipendente. Molte aziende sono così tornate al lavoro in presenza, mentre altre hanno proseguito con una modalità ibrida (una parte del tempo in lavoro agile e il resto in ufficio).
È noto, poi, che per tanti il lavoro agile vuol dire lavorare da casa. Ecco allora che l’iniziativa governativa che permette di inserire tra i fringe benefit le utenze domestiche potrebbe rappresentare un forte incentivo destinato alle imprese per proseguire con lo Smart working, anche solo a intermittenza. Fino a oggi, infatti, non era semplice la partecipazione del datore di lavoro alla gestione delle spese personali dei dipendenti, soprattutto a causa della nebulosità normativa che complicava lo scenario e questo potrebbe aver rappresentato un incentivo al ritorno al modello di lavoro pre pandemico.
Ora, però, il decreto legge Aiuti bis ha sgomberato il campo dall’incertezza, facendo rientrare chiaramente tra i fringe benefit il rimborso delle utenze domestiche. Per gli esperti potrebbe essere un primo passo per il rinforzo del welfare aziendale che, ancora una volta, si conferma un importante strumento di benessere per i dipendenti, oltre che un valido alleato per il sostegno al reddito. Certo, siamo di fronte a una norma transitoria e non strutturale: l’auspicio è che nel 2023 la modifica sia confermata come definitiva, anche per consentire alle aziende di organizzare il lavoro con una visione più a lungo termine.
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