Giusto e decente, il lavoro secondo Papa Francesco
Da tempo, ormai, Papa Francesco ha deciso di schierarsi su temi chiave per lo sviluppo come il lavoro e l’economia. Dopo l’appello agli imprenditori di Confindustria – incontrati a inizio settembre 2022 in occasione dell’assemblea annuale dell’associazione degli industriali – il Pontefice ha promosso l’evento dal titolo Economy of Francesco, questa volta per lanciare il suo messaggio ai giovani. Da Assisi – sede dell’iniziativa – Jorge Bergoglio ha riunito economisti, imprenditori e ‘costruttori di cambiamenti’: davanti a circa mille partecipanti arrivati da tutto il mondo (120 i Paesi rappresentati), il Papa ha chiamato a raccolta le idee per ripensare un nuovo modello sociale ed economico a misura di essere umano, riprendendo i temi già affrontati con Confindustria, quando aveva definito gli imprenditori una componente essenziale per costruire il bene comune e lasciare un mondo migliore alle generazioni future (grande attenzione era stata posta anche contro ogni forma di sfruttamento e di negligenza nella sicurezza).
In particolare il Pontefice ha fatto un appello per realizzare “un’economia di pace” e trasformare “un’economia che uccide” in “un’economia della vita, in tutte le sue dimensioni”. Per la verità il nuovo intervento di Bergoglio non è inatteso. A spiegarlo a Parole di Management è Stefano Zamagni, Presidente della Pontifica Accademia delle Scienze Sociali: “Da anni il Papa ha, in più riprese, sottolineato l’importanza di una nuova visione economico-sociale e della necessità di valorizzare la dimensione espressiva del lavoro”.
Il lavoro umano, secondo Zamagni, possiede due dimensioni. Quella ‘acquisitiva’, che consente di entrare in possesso del potere d’acquisto con cui soddisfare i bisogni materiali, cui corrisponde il concetto di lavoro ‘giusto’, cioè retribuito, contrattualizzato, ecc. Poi c’è la dimensione ‘espressiva’, che permette all’essere umano di esprimere la propria personalità e il proprio potenziale di vita attraverso il lavoro; in questo caso si lega il concetto di lavoro ‘decente’, che permette cioè alla persona di sviluppare il proprio talento e sentirsi rilevante. “Un lavoro può essere giusto, ma non decente”, commenta Zamagni. “In Italia i sindacati finora si sono sempre occupati del lavoro giusto: tutele salariali, orari di lavoro, contrattazione… Tutti elementi importantissimi che devono rimanere. Però si è trascurato il concetto di decenza: d’ora in poi l’attenzione va fissata su questa seconda dimensione. Solo così il lavoro può diventare umano”. E a proposito di lavoro giusto, il Pontefice si era già espresso in passato contro ogni forma di sfruttamento e di negligenza nella sicurezza, in particolare dei migranti. In occasione dell’ultima festa dei lavoratori, il 1 maggio 2022, Bergoglio aveva auspicato un maggiore impegno affinché dovunque e per tutti il lavoro fosse dignitoso, ricordando gli operai morti facendo il loro mestiere.
Bisogna valorizzare entrambe le dimensioni del lavoro umano
La battaglia di oggi e del prossimo futuro, però, sarà sempre più centrata sul concetto di lavoro decente: è un campo, quest’ultimo, su cui la strada da fare è ancora molta. Basti pensare, per esempio, all’occupazione femminile: resistono ancora forti disparità di genere che spesso diventano ancora più evidenti alla nascita di un figlio. Nel 2021, giusto per citare un dato, in Italia le donne tra i 25 e i 49 anni risultano occupate nel 73,9% dei casi se non hanno figli, mentre lo sono nel 53,9% se hanno almeno un figlio di età inferiore ai sei anni (dati Istat 2022). “Le donne lavorano, sono pagate, hanno contratti e tutele, ma spesso non sono trattate in maniera decente perché l’organizzazione è pensata al maschile. Il lavoro dovrebbe essere come un vestito su misura, non può essere uguale per tutti se si vogliono liberare le energie vitali delle persone. Il Papa ha voluto richiamare l’attenzione su questi aspetti per guardare avanti”, spiega l’economista.
Inoltre, un lavoratore trattato in maniera decente sarà anche più produttivo. Come confermato dallo studio congiunto dell’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo) e della Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro (Eurofound) dal titolo “Working conditions in a global perspective (Le condizioni di lavoro in una prospettiva globale), c’è un legame diretto tra la produttività e il benessere dei lavoratori. La promozione e il mantenimento di buone condizioni di lavoro contribuiscono al successo delle imprese. Il Global Wellbeing Survey 2021, progettato e condotto da Aon, gruppo che opera nella consulenza dei rischi e delle risorse umane, in collaborazione con Ipsos, indica stress, ansia e burnout come i principali fattori che possono incidere negativamente sulle performance aziendali. “Se il lavoratore avrà autonomia, si sentirà valorizzato e avrà la possibilità di crescere, darà il meglio di sé senza bisogno di controllo e di comando”, ragiona Zamagni.
L’esperto ricorda come alla base del fenomeno della Great resignation ci siano proprio queste questioni. “Negli Stati Uniti negli ultimi tre anni ben 3 milioni di persone hanno abbandonato il lavoro. Avevano un posto sicuro, con stipendi e contratti. Avevano un lavoro giusto, ma non decente. Non volevano più vivere in quella condizione che permette di soddisfare le esigenze materiali, ma non consente la fioritura umana”, è la testi dell’esperto. Anche se, a proposito di grandi dimissioni, è stato dimostrato dagli esperti di Adapt – l’associazione senza scopo di lucro per gli studi internazionali e comparativi in materia di lavoro – che in realtà si è trattato di un cambio di posizione e non di fuoriuscita dal mercato per meglio bilanciare vita privata e vita lavorativa. Insomma, la Chiesa si è schierata a favore del lavoro. A patto che sia giusto e decente.
Giornalista professionista, Cecilia Cantadore ama raccontare storie di persone e imprese. Dopo la laurea magistrale in Culture e Linguaggi per la Comunicazione all’Università degli Studi di Milano è entrata nel mondo dell’editoria B2B e della stampa tecnica e professionale lavorando per riviste specializzate. Scrive di cultura aziendale, tecnologia, business e innovazione, declinando questi macro temi per le diverse testate cartacee e online con cui collabora come freelance. Dedica il suo tempo libero alla musica, ai viaggi e alle camminate in montagna.
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