Sostenibilità, l’Ue inchioda le aziende alla trasparenza
L’Unione europea non concede più sconti sulla sostenibilità. È datata lunedì 28 novembre 2022 la Direttiva sulla comunicazione societaria sulla sostenibilità, approvata, in forma definitiva, dal Consiglio dell’Unione europea, dopo un lungo iter burocratico iniziato a fine aprile 2021 quando la proposta era giunta sui tavoli dei policymaker europei, inserendosi poi nell’ambito giurisprudenziale legato al Green deal e al programma in materia di finanza sostenibile. Anche ai vertici dell’Europa è ormai chiaro che l’immagine aziendale influenza fortemente le scelte dei consumatori e per questo le istituzioni europee hanno deciso di sfruttare questa dinamica per orientare il futuro della Responsabilità sociale d’impresa (CSR). La Direttiva, infatti, impone alle aziende di comunicare informazioni sul modo in cui il loro modello aziendale incide sulla loro sostenibilità e su come i fattori esterni influenzano le loro attività.
La norma Ue modifica la Direttiva sulla comunicazione di informazioni di carattere non finanziario del 2014, ritenuta non più attuale rispetto al contesto odierno. A livello pratico, le società sono quindi chiamate a fornire comunicazione pubbliche più dettagliate in merito a importanti questioni come: diritti ambientali, diritti sociali, diritti umani e fattori di governance. La Direttiva, oltre a influire direttamente sulla brand reputation, immette nei circuiti dei mercati finanziari una grande quantità di informazioni che potrebbero influenzare le scelte degli investitori.
A commentare l’iniziativa è stato Jozef Síkela, Ministro dell’Industria e del Commercio della Repubblica Ceca, Paese che detiene attualmente la presidenza di turno dell’Ue, evidenziando come le imprese saranno spinte a prendersi maggiori responsabilità delle loro scelte poiché gli effetti di queste saranno esposte alla conoscenza del pubblico: “Le nuove norme renderanno un maggior numero di imprese responsabili del loro impatto sulla società e le guideranno verso un’economia a vantaggio delle persone e dell’ambiente. I dati sull’impronta ambientale e sociale saranno disponibili al pubblico, ossia di chiunque ne sia interessato”. Rispetto al tempo concesso dall’Ue perché le aziende rispettino le nuove norme, il politico ceco ha aggiunto: “I nuovi requisiti ampliati sono adattati alle varie dimensioni delle imprese e forniscono loro un periodo transitorio sufficiente per prepararsi”.
Anche le PMI si devono adeguare (ma con tempi meno stretti)
Ma chi è coinvolto dalla novità in arrivo da Bruxelles? Come ha spiegato lo stesso Síkela, la Direttiva non è previsto che coinvolga ogni tipo di società allo stesso modo e con le stesse tempistiche: i nuovi obblighi si applicheranno, innanzitutto, alle grandi imprese di interesse pubblico (quelle con più di 500 dipendenti); lo stesso avverrà per tutte le aziende con più di 250 persone e con un fatturato pari o superiore ai 40 milioni di euro; obblighi analoghi per le società quotate in mercati regolamenti (sono esenti li microimprese), che sono responsabili anche delle informazioni relative alle imprese figlie. Discorso diverso per le piccole e medie imprese (PMI): a queste è stato deciso di lasciare molto più tempo per adeguare le loro politiche sociali e ambientali; la norma, infatti, prevede una deroga che le esenterà dai vincoli europei fino al 2028.
La norma europea relativa alla comunicazione sulla sostenibilità rappresenta una novità importante anche a livello extra-comunitario. Le grandi multinazionali hanno sempre goduto del vuoto legislativo in riferimento ai loro business internazionali, fino al G20 del 2021 che ha rappresentato un momento di svolta con l’accordo per la tassazione di queste società (in particolare i colossi dell’ecommerce) che dal 2023, è stato deciso, saranno soggette a un’aliquota minima del 15% (vale per 136 Paesi). La stessa logica è quindi applicata nella nuova Direttiva: le imprese non europee che realizzano ricavi netti superiori ai 150 milioni di euro all’interno dell’Ue, dovranno a loro volta rispettare gli obblighi definiti da questa direttiva.
Laureato in Comunicazione e Società presso l’Università degli Studi di Milano, Alessandro Gastaldi ha iniziato il suo percorso all’interno della stampa quasi per caso, già durante gli anni in facoltà. Dopo una prima esperienza nel mondo della cronaca locale, è entrato in ESTE dove si occupa di impresa, tecnologia e Risorse Umane, applicando una lettura sociologica ai temi e tentando, invano, di evitare quella politica. Dedica il suo tempo libero allo sport, alla musica e alla montagna.
Unione europea, sostenibilità, comunicazione trasparente