Intelligenza Artificiale

La coscienza, il contrasto tra intelligenza umana e artificiale

Federico Faggin è un fisico, inventore e imprenditore assai noto, che ha avuto grande successo nella Silicon Valley, ed è anche pioniere nella ricerca scientifica sulla coscienza. Irriducibile. La coscienza, la vita, i computer e la nostra natura (Mondadori, 2022), il suo libro più recente, è una lettura imprescindibile per chi si occupa di management e organizzazione, perché chiarifica una serie di questioni molto attuali e che vengono spesso trattate con superficialità. Dal titolo stesso traspare una forte vena polemica in senso antiriduzionista e antimaterialista, che non risparmia gli stessi scienziati: “Molti ricercatori ritengono che la coscienza non sia necessaria per ottenere un comportamento intelligente. Per loro, una macchina può essere intelligente o addirittura più intelligente di qualsiasi essere umano, con o senza coscienza. Questa visione si basa su una definizione inadeguata dell’intelligenza”.

Invece, quando si parla di Intelligenza Artificiale (AI), collettiva e organizzativa, occorre essere consapevoli che si ragiona per analogia, su una realtà differente, perché l’intelligenza è una qualità della persona. A livello dell’esperienza personale, “privata” come dice Faggin, questa capacità offre la comprensione profonda delle situazioni, ma anche qualità come intuizione, immaginazione, creatività, ingegno, inventiva, visione e saggezza. C’è un passaggio del libro che sintetizza in termini chiarissimi il contrasto tra la pretesa intelligenza delle macchine, dei computer, e quella umana.

La macchina non può possedere le peculiarità dell’uomo

Nel testo Faggin offre un quadro molto ampio degli sviluppi scientifici non solo nel campo della meccanica quantistica, ma anche in altri come in quello della teoria dell’informazione e della biologia molecolare; collega queste acquisizioni della ricerca con suggestioni della letteratura, della poesia e dell’arte, convergenti nell’affermare la natura non deterministica della vita e lo spazio insopprimibile per coscienza e libero arbitrio. Nel corso della lettura ho trovato un’affinità inaspettata con la visione di Vasilij Grossman, espressa nel romanzo Vita e destino terminato nel lontano 1960.

A un certo punto del racconto, compare una digressione sul “progresso che crea macchine a immagine e somiglianza dell’essere umano”; qui l’autore, interrogandosi sulla possibile perfezione di questi congegni proiettata nel futuro, evoca una serie di aspetti esistenziali: “Un ricordo d’infanzia […] lacrime di felicità […] l’amore e la libertà […] la pietà per un cucciolo malato […] la diffidenza […] l’amore materno […] l’idea della morte […] la tristezza […] l’amicizia […] l’amore per i deboli […] una speranza improvvisa […] un’intuizione felice […] il cordoglio […] un’allegria immotivata […] un improvviso turbamento”.

Poi Grossman si dà una risposta, certo condizionata dallo stato delle tecnologie in quel momento, che potrebbe, forse, piacere a Faggin: “La macchina potrà riprodurre tutto! Ma per contenere una macchina che cresce di peso e dimensioni man mano che impara a riprodurre le peculiarità della mente e del cuore dell’uomo non basterebbe tutto lo spazio di questa Terra. Il nazismo ha sterminato decine di milioni di persone”. La frase conclusiva, che richiama le atrocità della guerra scatenata dal regime di Adolf Hitler incuriosisce, perché è immediatamente inserita a conclusione del ragionamento sul futuro delle macchine. Ma si tratta di una riflessione che si trova anche in Irriducibile, il quale ce ne offre, anzi, una chiave interpretativa più esplicita.

La complessità della realtà supera il tentativo di descriverla

Il contenuto del libro, naturalmente, va molto oltre queste premesse e offre una miriade di stimoli di ragionamento, intrecciando teoria e implicazioni pratiche, che toccano, per esempio, argomenti come la differenza tra computer e robot, le problematiche del cybercrime, il contributo dell’AI nel migliorare l’efficienza dell’apprendimento umano. Non c’è nulla di anti-tecnologico in Irriducibile. Il libro trasmette, invece, una tensione continua a inoltrarsi nella complessità di un “mondo reale che surclassa qualunque tentativo di una sua completa descrizione”, esortando a superare tutte le formule semplificatorie per promuovere una integrale valorizzazione, teorica e applicativa al tempo stesso, del potenziale della scienza.

 

L’articolo è pubblicato sul numero di Settembre-Ottobre 2022 di Sviluppo&Organizzazione, Per informazioni sull’acquisto di copie e abbonamenti scrivi a daniela.bobbiese@este.it (tel. 02.91434400)

Intelligenza artificiale, cybercrime, faggin, grossman, futuro delle macchine, irriducibile


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Gianfranco Rebora

Gianfranco Rebora è Direttore di Sviluppo&Organizzazione, la rivista edita dalla casa editrice ESTE e dedicata all'organizzazione aziendale. Rebora è Professore Emerito di Organizzazione e gestione delle risorse umane dell’Università Carlo Cattaneo – Liuc di Castellanza.

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