Discipline scientifiche e genere: riconoscere i paradossi
Dicono che la parità di genere sia solo una questione di tempo. Ma è davvero così? Dati alla mano, Camilla Gaiaschi, sociologa e ricercatrice Marie Skłodowska-Curie all’Università di Losanna e docente di Pari opportunità e carriere scientifiche all’Università degli Studi di Milano, risponde nel libro Doppio Standard. Donne e carriere scientifiche nell’Italia contemporanea (Carocci editore, 2022). Nel testo l’autrice alza il velo sulle ragioni strutturali e sui meccanismi – spesso invisibili – alla base delle disuguaglianze di genere nel lavoro e nella scienza, sul loro continuo riprodursi, sulle resistenze che provocano e sui paradossi che le accompagnano. Lo fa partendo proprio dall’espressione “doppio standard”, che si usa quando si applicano criteri di valutazione diversi nei confronti di persone che si trovano nella stessa situazione o hanno le stesse caratteristiche. In ottica di genere, e guardando al mondo del lavoro, è il metro di giudizio – generalmente più severo – utilizzato nei confronti delle donne quando si tratta di valutarle. Che produce svantaggi nel reclutamento, nella promozione e nella retribuzione.
Il libro racchiude i risultati di almeno otto anni di ricerche sulle disuguaglianze di genere nel mondo del lavoro, della scienza e della ricerca, partendo da un contesto internazionale per poi focalizzarsi sull’Italia. Da una parte, inquadrando il nostro Paese all’interno del contesto europeo in prospettiva comparata e, dall’altra, soffermandosi su quattro casi studio nei settori dell’Accademia, delle Scienze biologiche e delle carriere medico-chirurgiche. Un lavoro che intende inserirsi nel più ampio dibattito sul genere e le discipline STEM (Science, Technology, Engineering and Mathemathics), ma aggiungendo alla fine la M di Medicina. Il nuovo acronimo STEMM esplicita quindi uno spostamento di focus dalle Scienze fisiche e dall’Ingegneria – che hanno ricevuto e ricevono molta attenzione da parte delle istituzioni a causa dello scarso numero di donne presenti – alle cosiddette “Scienze della vita” che includono, oltre la Medicina, la Biologia e le sue applicazioni.
Una lente per leggere l’occupazione femminile nel mondo scientifico
L’interesse verso le traiettorie di carriera ha spinto l’autrice a raccogliere numerosi dati, sia di tipo quantitativo sia di tipo qualitativo, nelle professioni medico-chirurgiche e in quelle accademiche, con un approfondimento nel campo delle Bioscienze. “Ho così scoperto, per esempio, che il settore privato non è più iniquo di quello pubblico. O che la maternità non incide in maniera significativa sulle carriere scientifiche, mentre le implicazioni per le donne delle riforme neoliberali dell’Accademia italiana sono molto più sfumate e complesse rispetto a quanto un’ampia letteratura di studi ha fin qui suggerito”, scrive Gaiaschi. Comparando poi la situazione italiana a quella europea, l’autrice è giunta a ulteriori conclusioni, tra cui il fatto che i Paesi più egualitari non sono necessariamente quelli che hanno il più elevato numero di donne nelle posizioni apicali o nelle STEMM, e che la ‘femminilizzazione’ di alcune occupazioni (come quelle nelle bioscienze) è più spesso il risultato di una fuoriuscita della forza lavoro maschile, non di un miglioramento delle opportunità.
L’obiettivo del libro è fornire un quadro il più ricco possibile delle ragioni e dei meccanismi che rendono il mercato del lavoro in generale, e quello scientifico in particolare, ancora poco equo nei confronti delle donne, anche laddove non ce ne sono così poche. “Al contempo, lo scopo è quello di farlo senza cadere nel già detto e dibattuto, facendo luce su inaspettati paradossi che rappresentano spazi non previsti di uguaglianza. La consapevolezza di questi meccanismi è il primo passo per attuare il cambiamento verso una società di lavoro più equi”, scrive l’autrice.
Elisa Marasca è giornalista professionista e consulente di comunicazione. Laureata in Lettere Moderne all’Università di Pisa, ha conseguito il diploma post lauream presso la Scuola di Giornalismo Massimo Baldini dell’Università Luiss e ha poi ottenuto la laurea magistrale in Storia dell’arte presso l’Università di Urbino.
Nel suo percorso di giornalista si è occupata prevalentemente di temi ambientali, sociali, artistici e di innovazione tecnologica.
Da sempre interessata al mondo della comunicazione digital, ha lavorato anche come addetta stampa e social media manager di organizzazioni pubbliche e private nazionali e internazionali, soprattutto in ambito culturale.
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