Stipendi a carte scoperte
Chiedere la retribuzione annua lorda (Ral)? Non sarà più possibile, almeno nell’Unione europea. E per ogni annuncio di lavoro le aziende dovranno indicare il livello retributivo iniziale o la relativa fascia che verrà corrisposta al lavoratore per una determinata posizione. Sono alcune delle nuove regole decise da Bruxelles sulla trasparenza salariale, approvate giovedì 30 marzo 2023 dal Parlamento europeo in via definitiva (427 voti favorevoli, 79 contrari e 76 astensioni). Ora ogni Paese ha tempo tre anni per recepirla, così che la norma entri in vigore ufficialmente. E così, dopo la Direttiva sulla comunicazione di sostenibilità d’impresa (Ue 2022/2464), l’Ue è intervenuta nuovamente per ribadire l’importanza della trasparenza per le aziende, questa volta sul tema del salario, anche con l’intento di diminuire il gender pay gap che, secondo recenti dati dell’Ue si attesta ancora intorno al 13% nel Vecchio Continente.
Il primo fondamentale passaggio del documento approvato dai parlamentari europei si legge all’articolo 5, che esplicita l’obbligo di trasparenza sul salario (o sulla fascia di retribuzione). Questa informazione, inoltre, dovrà essere indicata sugli annunci di ricerca sulle piattaforme online e durante eventuali colloqui dal vivo. Inoltre, il datore di lavoro non potrà più domandare ai candidati l’entità della retribuzione corrisposta nell’impiego precedente.
Ma quale sarà l’impatto di queste decisioni sulle aziende e sul lavoro della Direzione del Personale? Diversi osservatori ritengono che un intervento così invasivo non sarà recepito favorevolmente dalle Risorse Umane. Questa è l’opinione di Gabriele Ghini, Managing Director di Transearch Italy, società specializzata in executive head hunting e autore del libro Diario di un cacciatore di teste (ESTE, 2020): “Molti head hunter non esplicitano la Ral per avere un vantaggio competitivo sui candidati. È un gioco di potere, conoscendo lo stipendio percepito nella posizione precedente si può impostare l’offerta su quello”.
Maggiori tutele per i lavoratori sulla retribuzione
La notizia della nuova norma Ue ha trovato numerosi esperti del settore HR favorevoli al cambiamento, considerato proprio come un importante passo avanti per assicurare le condizioni retributive più giuste: “Negli Stati Uniti e nel mondo anglosassone in generale, è da anni che c’è il divieto di chiedere lo stipendio precedente ai candidati ed è una dinamica oramai data per scontata; anche qui ci abitueremo a questa condizione e ci renderemo conto dei suoi benefici”, commenta Ghini.
Secondo il Managing Director di Transearch Italy, inoltre, vi è un ulteriore vantaggio nell’evoluzione della domanda che passerà da “quanto prendeva?” a “quanto si aspetta di prendere?”: “Con una formulazione più intelligente del quesito è possibile ricevere ulteriori informazioni utili a comprendere il grado di consapevolezza e la conoscenza del settore da parte del candidato”.
Per favorire la parità salariale tra uomo e donna, infine, la Direttiva Ue garantisce il “diritto di informazione” per i lavoratori. All’atto pratico, le persone avranno la possibilità di essere messi al corrente sulla retribuzione degli altri collaboratori che, all’interno della collaborazione, svolgono lo stesso lavoro o uno di pari valore. Per evitare eventuali ‘ritorsioni’ da parte del datore di lavoro, inoltre, l’articolo 7 della norma europea consente ai lavoratori di richiedere le seguenti informazioni tramite rappresentanti o un organismo per la parità.
Laureato in Comunicazione e Società presso l’Università degli Studi di Milano, Alessandro Gastaldi ha iniziato il suo percorso all’interno della stampa quasi per caso, già durante gli anni in facoltà. Dopo una prima esperienza nel mondo della cronaca locale, è entrato in ESTE dove si occupa di impresa, tecnologia e Risorse Umane, applicando una lettura sociologica ai temi e tentando, invano, di evitare quella politica. Dedica il suo tempo libero allo sport, alla musica e alla montagna.
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