Predicare bene e razzolare… benefit
La sostenibilità è, a tutti gli effetti, una leva strategica per la creazione di valore condiviso (l’insieme delle politiche e delle pratiche operative che rafforzano la competitività di un’azienda, migliorando nello stesso tempo le condizioni economiche e sociali della comunità in cui essa opera; Porter, 2011) su cui si basa, sempre più, parte notevole del capitale reputazionale dell’impresa. Tale nuovo approccio è basato su un rapporto di dipendenza reciproca tra la competitività delle imprese e il benessere delle comunità in cui operano.
Il ‘nuovo’ capitalismo pone al centro i temi legati ai criteri Environment, Social e Governance (ESG), il corporate purpose e l’ampliamento dell’interesse sociale oltre i soli shareholder, abbracciando la stakeholder governance, al fine di declinare l’impegno a generare valore nel lungo termine nei confronti di un ampio pane l di stakeholder (clienti, lavoratori, fornitori, comunità e soci). Oggi, dopo la pubblicazione dello Statement on the purpose of corporation, pubblicato dalla Business roundtable (Brt) nell’agosto 2019, il corporate purpose, o meglio il ‘senso’ dell’impresa inteso come ragione d’essere, è definito dal World economic forum e dalla British Academy come quello di “trovare soluzioni ai problemi delle persone e del pianeta in modo proficuo” e non di “trarre profitto causando problemi” perché “prima del profitto, l’impresa deve sostenere le persone, le organizzazioni, la società civile e le istituzioni nell’affrontare le sfide odierne, evitando o minimizzando allo stesso tempo i problemi che le stesse potrebbero causare e renderle più resilienti”.
In altre parole, l’impresa deve operare al di là di un a mera finalità lucrativa ma in una prospettiva stakeholder-centrica per la creazione di valore nel lungo periodo. Si allarga, pertanto, ai temi ambientali e sociali la prospettiva oggetto di considerazione degli amministratori nel perseguire l’interesse sociale nei confronti di una pluralità di stakeholder rilevanti (creditori, consumatori, lavoratori e l’intera comunità in cui opera l’impresa, oltre i soci).
La globalizzazione, i cambiamenti demografici, le disuguaglianze sociali, il cambiamento climatico e la digitalizzazione mettono sempre più in discussione i tradizionali modelli di business. Inoltre, le pressioni esterne derivanti dalle istituzioni nazionali e internazionali, dai consumatori, dai clienti e dagli investitori richiedono alle organizzazioni un commitment nell’adozione di pratiche aziendali sostenibili ed etiche.
Il tema strategico della sostenibilità è strettamente collegato alla gestione dei rischi aziendali che gli organi di Vertice e i manager sono chiamati a comprendere, monitorare e saper comunicare, sia all’interno sia all’esterno, con maggior responsabilità. Innanzitutto, al Board viene richiesto di identificare e comunicare in modo trasparente gli scopi dell’impresa, il sense of purpose, e ciò delinea distintività, chiarezza nel mercato e verso gli investitori.
Rilevante è anche la responsabilità degli organi di Vertice e del management di integrare i fattori ESG nella cultura e nell’organizzazione aziendale permeando gli assetti di governo, i processi e i modelli di business. La composizione dei Board, la gestione delle risorse umane e le politiche di remunerazione, l’auditing, il Risk management, il reporting e la comunicazione devono garantire che le interrelazioni tra le imprese e i propri stakeholder siano sempre più efficaci e che la sostenibilità diventi una visione strategica fisiologica e naturale, permei il modo di fare impresa da divenire normalità: esattamente ciò che è nel nelle intenzioni e distingue le Società benefit, in cui profitto per i soci e creazione di valore nel lungo periodo per tutti gli stakeholder sono obiettivi tra loro complementari e paritari.
Creare valore condiviso. Un paradigma rigenerativo
Le imprese benefit, integrando la sostenibilità in termini di beneficio comune nelle proprie strategie di business, riescono a creare maggior valore nel lungo periodo, a garantire rendimenti azionari più elevati, a ridurre tutti i rischi aziendali (inclusi quelli reputazionali), migliorare i rating creditizi e attrarre finanza.
Oggi la sfida più grande della storia dell’umanità è quella di far evolvere paradigmi economici estrattivi in paradigmi rigenerativi a vantaggio delle persone e della biosfera, poiché non è più ammissibile che le imprese, con la propria attività economica, utilizzino più valore economico, ambientale e sociale di quanto siano in grado di crearne, concentrandolo nella disponibilità di pochi e impoverendo il contesto sociale e ambientale in cui operano.
Con un paradigma rigenerativo le imprese sono orientate a creare valore condiviso nella società e a rigenerare la biosfera trovando il loro nuovo break event point in una triplice prospettiva: economico-finanziario, sociale e ambientale.
Le imprese hanno la possibilità di farsi agenti di cambiamento verso un modello innovativo di fare impresa. Nel nostro ordinamento giuridico, oggi, ciò è possibile poiché nel 2016 l’Italia è diventato il primo Stato sovrano al mondo a introdurre lo status giuridico di Società benefit (sulla scia del modello statunitense della Benefit corporation) che permette di riconoscere le imprese con scopo duale: quelle che intendono perseguire, oltre al profitto, finalità di impatto positivo su società e ambiente.
Integrando una o più finalità di benefico comune all’interno dell’atto costitutivo, lo scopo sociale originario si amplia diventando duplice: di lucro (for profit) e di beneficio comune (for benefit), quest’ultimo restando complementare ma paritario rispetto a quello lucrativo.
Da ciò ne consegue la modifica della governance interna, dell’assetto di poteri, doveri e responsabilità della società e degli amministratori. Non da ultimo, la società benefit rappresenta un modello di democrazia partecipativa, poiché mette al centro le persone e in generale privilegia lo stakeholder engagement.
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