Il futuro? I giovani non possono permetterselo

Gli stipendi ‘fermi’ a 30 anni fa, la crisi climatica, una situazione geopolitica precaria: la ragazza in lacrime mentre dialoga con il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin al Giffoni Film Festival è la portavoce di una generazione disillusa, incapace di guardare al futuro e, allo stesso tempo, consapevole del proprio malessere, come evidenzia la survey annuale di Deloitte Global GenZ and Millennial, condotta su un campione di oltre 22mila persone in 44 Paesi del mondo e su oltre 800 giovani in Italia.

Nel nostro Paese il costo della vita è la preoccupazione numero uno per quasi la metà dei Millennial (46%) e per il 38% della GenZ intervistata, riflettendo l’impatto dell’inflazione e delle condizioni economiche attuali. In seconda posizione, ma non meno rilevante, rimane la questione climatica, che dovrebbe essere la priorità da affrontare secondo il 37% dei Millennial italiani e il 34% della GenZ.

In linea con la media globale, il 50% della GenZ e il 47% dei Millennial vive di stipendio in stipendio e teme di non riuscire ad arrivare alla fine del mese. Inoltre, sono elevati i livelli di preoccupazione per l’impatto che la stagnazione economica sta avendo su di loro, incidendo sulla possibilità di creare una famiglia e di acquistare una casa: il 71% dei Millennial e il 63% della GenZ nel nostro Paese pensa infatti che sarà molto difficile o impossibile metter su famiglia (contro il 47% e il 50% della media globale). Significativamente più elevati della media globale anche i timori sulla casa: il 71% della GenZ e il 73% dei Millennial pensa che sarà impossibile comprarne una nel prossimo anno se lo scenario economico non migliora. Da segnalare, inoltre, che per fare fronte alla instabilità economica, il 37% della GenZ e il 23% dei Millennial in Italia ha almeno un secondo lavoro con cui cerca di integrare la prima fonte di reddito.

Gratificare (anche) attraverso lo stipendio

Anche le generazioni più giovani esigono una retribuzione dignitosa e benefit competitivi, ma non per questo trascurano gli altri elementi che concorrono alla qualità dell’esperienza professionale. “Come ogni anno la nostra Survey ci consegna uno spaccato molto significativo sulle aspettative e sulle preoccupazioni dei nostri giovani. Dai dati emerge con chiarezza che Millennial e GenZ hanno subito duramente l’impatto dell’inflazione scatenata da pandemia e guerra”, ha commentato Fabio Pompei, CEO di Deloitte Italia.

La retribuzione è un fattore tenuto in grande considerazione da Millennial e Generazione Z; tuttavia, i datori di lavoro non devono cadere nell’errore di concentrarsi unicamente sullo stipendio. Come conferma il report FragilItalia I giovani generazione Z e il lavoro, elaborato da Area Studi Legacoop e Ipsos, tra gli aspetti più importanti per definire il lavoro ideale, la GenZ individua, oltre al trattamento economico (44%), la disponibilità di tempo libero e la flessibilità dell’orario (33%), seguita dall’autonomia (31%).

Il lavoro non è tutto

Le preoccupazioni sul proprio futuro economico e sul benessere della propria famiglia incide molto sulla salute mentale delle generazioni più giovani: nel primo caso ne sono preoccupati il 45% della GenZ e il 47% dei Millennial, nel secondo, invece, il 38% della GenZ e 41% dei Millennial. “Anche sul fronte del lavoro si consolidano trend molto significativi. Flessibilità, salute mentale, attenzione all’impatto ambientale e sociale sono sempre più importanti per GenZ e Millennial alla ricerca di un lavoro. Molti giovani, inoltre, hanno messo in discussione la gerarchia di valori che dà senso alla loro vita: in Italia sette intervistati su 10 affermano che famiglia e amici sono più importanti della carriera. Un dato che si riflette nella grande importanza attribuita al work-life balance e al lavoro ibrido, ormai considerato new normal”, prosegue il CEO di Deloitte Italia.

Per garantire un migliore work-life balance il 38% dei Millennial e 39% della GenZ vorrebbe la settimana lavorativa da quattro giorni. Allo stesso tempo, il 32% dei Millennial e il 28% della GenZ insiste sull’importanza di garantire la possibilità di lavorare da remoto. In generale, il 73% della GenZ e il 78% dei Millennial in Italia dichiara che la salute mentale è un aspetto rilevante nella scelta di un nuovo datore di lavoro.

Inoltre, come detto, la preoccupazione per lo stato di salute del pianeta rimane una delle principali fonti di ansia per le giovani generazioni. E questo fenomeno in Italia raggiunge livelli significativi: il 63% dei giovani della Generazione Z italiani (rispetto al 60% della media globale) afferma di essere stato preoccupato o in ansia per il clima nell’ultimo mese. Un livello simile è riscontrabile tra i Millennial: il 64% degli italiani, in confronto al 57% della media globale, ha nutrito preoccupazioni per il cambiamento climatico. Per contribuire alla sostenibilità ambientale, i giovani italiani adottano comportamenti diffusi, come evitare l’abbigliamento fast fashion (35% per la GenZ e 33% per i Millennial), verificare la sostenibilità dei prodotti acquistati (25% per la GenZ e 21% per i Millennial), rendere la propria casa più ecologica (29% per la GenZ e 26% per i Millennial) e abbracciare una dieta vegetariana o vegana (17% per la GenZ e 19% per i Millennial).

Millennial, Deloitte, Generazione Z, preoccupazioni finanziarie, caro vita


Martina Midolo

Martina Midolo

Classe 1996, Martina Midolo è giornalista pubblicista e si occupa di social media. Scrive di cronaca locale e, con ESTE, ha potuto approfondire il mondo della cultura d’impresa: nel raccontare di business, welfare e tecnologie punta a far emergere l’aspetto umano e culturale del lavoro.

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