AI

Siamo tutti (in)esperti di AI

Oggi tutti –o quasi– parlano di Intelligenza Artificiale (AI). L’attenzione è cresciuta e si è progressivamente trasformata in un interesse di massa con l’apparire della sua ‘release pop’, ossia con le soluzioni messe a disposizione degli utenti finali. Le campagne di pubblicizzazione hanno fatto il resto, aumentandone la notorietà e dando uno slancio enorme al comparto. Basti pensare che in Italia, nel corso del 2022, il mercato AI ha raggiunto i 500 milioni di euro, crescendo del 32% rispetto all’anno precedente, che il 93% degli Italiani ‘conosce’ questa tecnologia (in base ai dati dell’Osservatorio Artificial Intelligence della School of Management del Politecnico di Milano) e che nel 2023, a livello mondiale, la spesa di Governi e imprese per l’AI supererà i 500 miliardi di dollari, secondo quanto stima il report VedrAI del 15 giugno 2023.

Tutto questo clamore sembrerebbe alimentato dalla percezione dell’AI come novità. Tuttavia, se andiamo a suoi albori, non essendo noi storici della Scienza, potremmo stupirci del fatto che questa disciplina non è certo una giovinetta al ballo delle debuttanti. Al contrario, è una signora che ha visto i suoi natali negli Anni 50. Se poi vogliamo insistere, possiamo intercettare i tratti fondamentali della sua gestazione risalendo addirittura al 1936, quando il matematico Alan Turing scrisse Sui numeri computabili, con un’applicazione al problema dell’Entscheidungsproblem (dal tedesco che significa “problema decisionale”) e il successivo, famoso, Macchine calcolatrici e intelligenza del 1950. Infine, possiamo fare quasi uno ‘scavo archeologico’ e –solo per citare qualche esempio– giungere fino a Wilhelm Schickard (1623), pioniere nella costruzione di dispositivi capaci di fare calcoli matematici in automatico, a Blaise Pascal (1642) che mise a punto un meccanismo per eseguire operazioni con il riporto e a Gottfried Wilhelm von Leibniz (1674) che sviluppò una macchina in grado di realizzare addizioni, sottrazioni e moltiplicazioni in modo iterativo.

È un errore demandare agli esperti

Nonostante questo campo d’interesse abbia una storia non breve, che ne giustificherebbe un’opinione consolidata, se chiediamo ‘all’uomo della strada’ cosa intenda per AI, probabilmente verremmo catapultati in una vera e propria Arca di Noè –in cui ogni animale ‘fa il suo verso’–, e rischieremmo di comprendere poco o nulla. Il problema di avere riferimenti chiari su cosa sia l’AI può essere facilmente risolto, interrogando coloro che se ne occupano tutti i giorni. C’è un grande numero di professionisti che dedica la propria attenzione all’AI in modo scientifico, avendo un’idea precisa dell’argomento. In questa sede, invece, vorrei tornare sul ‘sentire comune’, poiché la tecnologia non è solo per esperti, ma è, o dovrebbe essere, patrimonio di tutta l’umanità. Le rappresentazioni che ne diamo e la responsabilità sull’uso che ne facciamo non possono essere ‘scaricate’ sugli esperti. Certo, uno specialista ci può aiutare a cogliere meglio in cosa consista questa nuova frontiera tecnologica, ma è indispensabile che ogni persona divenga consapevole delle scelte che compie, nel momento in cui entra in relazione o utilizza una soluzione di questo tipo.

L’articolo integrale è pubblicato sul numero di Ottobre 2023 di Persone&Conoscenze.
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Intelligenza artificiale, ai, Alan Turing


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Mauro De Martini

Consulente e formatore, gestione risorse umane e comportamenti organizzativi. È inoltre autore del libro Note di formazione (Edizioni ESTE, 2021).


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