Malpagati e insoddisfatti
Il denaro non è tutto, se si tratta di appagamento sul lavoro. L’Osservatorio JobPricing, in collaborazione con InfoJobs per il nono anno consecutivo, ha condotto un’indagine sulla soddisfazione salariale in Italia. Oltre 4mila lavoratori hanno partecipato a una survey online focalizzata su sei aspetti principali (equità, competitività, performance e retribuzione, trasparenza, fiducia e comprensione, meritocrazia) e, nonostante un lieve aumento nella soddisfazione generale (attestata a 4 su 10), persiste un’insoddisfazione marcata, soprattutto tra coloro che ricevono solo una retribuzione fissa. Questo sottolinea l’importanza per le aziende di adottare un approccio più ampio alla retribuzione, includendo benefit, incentivi variabili e altri elementi dei modelli di Total reward.
“Anche quest’anno emerge con chiarezza che la soddisfazione sul lavoro non è unicamente determinata dal denaro, confermando un trend osservato fin dall’edizione del 2015. Sebbene la retribuzione fissa rivesta un ruolo significativo, il Salary satisfaction report dimostra inequivocabilmente che sono gli elementi intangibili a fare la differenza. Rapporto con colleghi e superiori, equilibrio tra lavoro e vita personale e opportunità di sviluppo e formazione sono fattori cruciali che influenzano positivamente il livello di soddisfazione di lavoratrici e lavoratori”, ha commentato Nicole Boccardini, Senior Consultant di JobPricing. “Quanto emerso non fa altro che sottolineare l’importanza di un approccio completo alla remunerazione, abbracciando il concetto di Total reward, che considera sia gli aspetti monetari sia quelli non monetari per favorire il benessere complessivo di lavoratrici e lavoratori”.
Mancano trasparenza e meritocrazia
In un panorama in cui l’inflazione continua a ridurre il potere d’acquisto, nonostante un aumento medio delle retribuzioni dell’1,8%, più della metà dei partecipanti segnala che la propria azienda non ha implementato interventi per sostenere i salari. Questa discrepanza tra aspettative dei lavoratori e politiche retributive aziendali accentua la sensazione di insicurezza e insoddisfazione, sottolineando la crescente richiesta di trasparenza, equità e riconoscimento del merito. Il report evidenzia infatti un forte dissenso riguardo alla mancanza di meritocrazia nelle pratiche aziendali. Con un indice di soddisfazione sulla meritocrazia a soli 3,4 su 10, emerge una diffusa insoddisfazione verso i criteri di riconoscimento e promozione interni. Questo compromette la comprensione e l’accettazione delle politiche retributive, aggravando la percezione di ingiustizia.
Analizzando il genere, le donne risultano mediamente più insoddisfatte degli uomini su tutte le dimensioni esaminate, sollevando preoccupazioni sull’equità e la meritocrazia che richiedono interventi mirati da parte delle aziende per promuovere un ambiente lavorativo inclusivo e paritario.
“Promuovere un equilibrio tra vita lavorativa e personale è cruciale non solo per il benessere individuale, ma anche per il successo globale delle organizzazioni. Non da ultimo, è evidente che le differenze di genere continuano a influenzare la soddisfazione salariale, con le lavoratrici generalmente più insoddisfatte degli uomini. Questo sottolinea l’importanza di implementare politiche retributive equilibrate e trasparenti per promuovere l’equità di genere nei luoghi di lavoro”, ha aggiunto Boccardini.
Guardando al futuro, la fiducia espressa da circa la metà dei partecipanti riguardo a un miglioramento delle prospettive lavorative nel 2024 è un segnale positivo, sebbene le aspettative salariali rimangano moderate. Questo dualismo riflette la complessità del panorama lavorativo attuale, dove il desiderio di un ambiente lavorativo migliorato convive con la consapevolezza delle sfide economiche persistenti. L’indagine invita a rivalutare le strategie retributive, creando le basi per un dialogo costruttivo tra lavoratori e datori di lavoro, al fine di promuovere un ambiente lavorativo equo, inclusivo e motivante.
Classe 1996, Martina Midolo è giornalista pubblicista e si occupa di social media. Scrive di cronaca locale e, con ESTE, ha potuto approfondire il mondo della cultura d’impresa: nel raccontare di business, welfare e tecnologie punta a far emergere l’aspetto umano e culturale del lavoro.
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