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Digit’Ed, formazione continua per la competitività

“Le persone devono tornare al centro”. Non è più un mantra vuoto, ma la realtà con cui oggi fanno i conti le aziende. Se ne è parlato a Roma a inizio ottobre 2024 al “Digit’Ed Fast Forward”, l’evento annuale che riunisce amministratori delegati, CEO e manager HR, promosso dall’azienda di formazione nata dall’acquisizione di Nextalia di Intesa Sanpaolo e di Altaformazione e diventata in circa due anni il principale polo formativo per persone e aziende.

Fulcro dei vari dibattiti è stata l’importanza della formazione, aspetto talvolta trascurato quando è una “leva per rendere le aziende più competitive”, come ha spiegato Gianandrea De Bernardis, Presidente di Digit’Ed. Eppure per l’Italia questo aspetto non è ancora chiaro, visto che siamo indietro nel raggiungimento dei target sulla formazione: “Pur essendo la seconda economia manufatturiera, nell’indice elaborato da Boston Consulting Group occupiamo la 34esima posizione per maturità delle competenze sul lavoro”, ha ricordato nel suo intervento il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo D’Urso.

E tutto questo, adesso che l’innovazione tecnologica accelera con la corsa dell’Intelligenza Artificiale (AI), è diventato un’emergenza. Pur essendo gli effetti della AI in Italia “ancora marginali, si creano continuamente gap formativi e la risposta non può essere il recruiting” ha osservato De Bernardis. Con le nuove risorse si incide solo marginalmente; invece per rendere produttive e competitive le aziende si deve investire in progetti formativi di ampio respiro e di lungo termine”. Quel lifelong learning, in sostanza, più volte tornato tema di discussione all’evento.

Formare le risorse che già sono in azienda

Anche a voler assumere nuove risorse poi, le difficoltà non mancano. Il calo del tasso delle nascite è ormai inesorabile, così come l’invecchiamento della popolazione. Sulla strada da intraprendere, le opinioni dei manager intervenuti alla tavola rotonda promossa da Digit’Ed pare andassero nella stessa direzione; le parole d’ordine sono state: upskilling e reskilling. Fabrizio Palermo, Amministratore Delegato di Acea, ha spiegato: “Meglio non prendere dall’esterno, ma formare chi è già dentro, tenendo conto di come tutte le mansioni ripetitive saranno sostituite dall’AI. Si crea valore investendo sulle persone e formandole diventano fattori fondamentali”. La sua stessa esperienza parla da sé: “Quando sono entrato in Fincantieri nel 2005 l’azienda era fallita. La quotazione in Borsa del 2014 è arrivata proprio grazie alla formazione dei lavoratori e lo stesso è accaduto in Cassa Depositi e Prestiti, che è adesso il ‘braccio armato’ del Governo”.

Senza contare, come ripetono i manager, che le competenze ricercate dalle aziende spesso non si trovano. “Per noi che ci occupiamo di tecnologia il problema è moltiplicato all’ennesima potenza”, è stata la riflessione di Maximo Ibarra, Amministratore Delegato di Engineering Group. “Abbiamo una Accademy interna e prendiamo ragazzi senza formazione, anche con percorsi che non hanno a che fare con la tecnologia”. Il nodo è perfino attrare i giovani: “Per questo cerchiamo di coinvolgerli in progetti interessanti, per esempio che hanno a che fare con la responsabilità sociale”.

Trovare il posto giusto a tutte le persone

L’impatto delle nuove tecnologie non deve neppure tradursi in una riduzione dell’organico. “Una volta quando si facevano le ristrutturazioni eravamo costretti a sacrifici importanti”, ha evidenziato Nicoletta Luppi, Amministratrice Delegata di MSD Italia. “Ne abbiamo appena fatta una nella divisione Human Health e la traccia da seguire è stata quella di rimappare la formazione affinché tutti possano occupare nuove posizioni; si può fare se si lavora in modo intelligente”. E non è detto che si debba restare per sempre nello stesso ‘reparto’: “Io stessa prima di arrivare al mio ruolo sono passata per diverse mansioni”.

Inoltre è bene precisare che l’arrivo del nuovo non significa abbandonare il vecchio. L’avanzare della tecnologia non vuol dire che la formazione debba andare solo nel senso del digitale o dell’automazione: “Un bullone sarà sempre un bullone”, ha rimarcato Stefano Donnarumma, Amministratore Delegato e Direttore Generale del Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane. “Un tecnico specialista nella nostra organizzazione diventa operativo dopo circa un anno. Sono le tempistiche di addestramento, in un percorso di formazione legato alla tradizione, che insegna a conoscere il mestiere e a non mettere a repentaglio la propria vita”. Discorso diverso per il mindset: qui sì l’innovazione più all’avanguardia si applica, con l’intento di adeguarsi al mercato e migliorare il servizio offerto dalle migliaia di dipendenti incaricati della gestione dei passeggeri.

Alcune aziende stanno già dando il buon esempio e per questo sono state premiate da Digit’Ed. Nell’ambito della “Corporate Venues e Sustainability”, il premio è stato assegnato a Edison. Elena Guarnone, Head of Sustainability di Edison, ha descritto il progetto vincitore come “una piattaforma di engagement sul tema della sostenibilità, con 646 ore di formazione, contest e gamification per coinvolgere il più possibile”. Per la categoria “HR empowerment”, il riconoscimento è andato a Ferrovie dello Stato Italiane per il “percorso di upskilling con cui è stato ridisegnato il sistema dei talent basandoci sulle caratteristiche dei singoli”, ha spiegato Simonetta Serafini, Responsabile Management di Fsi. Il premio per la categorie Management & Innovation è andato a un’azienda assicurativa per un progetto formativo focalizzato sulle competenze digitali, con l’obiettivo di trasformare il modo di pensare e i comportamenti agiti delle persone. Infine per la categoria Health & Safety il premio è andato a un’importante azienda operante nella cantieristica navale per un’iniziativa formativa rivolta ai responsabili della sicurezza.

Formazione competenze, lifelong learning, Digit'Ed


Ilaria Mariotti

Ilaria Mariotti

Giornalista professionista, classe 1981, di Roma. Fin da piccola ha avuto il pallino del giornalismo. Raccontare i fatti che accadevano, quale mestiere poteva essere più bello di così? Laureata in Giurisprudenza alla Sapienza nel 2006 con un Erasmus a Madrid. Nel 2009 ha conseguito il master in Editoria, giornalismo e management culturale, di nuovo alla Sapienza. Nel mentre gli stage (Associated Press, Agi e Adnkronos) e i primi articoli per i giornali, quasi sempre online. All’inizio si è occupata di cultura e spettacoli, con il tempo è passata a temi economici, soprattutto legati al mondo del lavoro. Che è il settore di cui si occupa principalmente anche oggi.

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