Riscoprirsi umani
È un mito biblico quello scelto da Padre Benanti, membro del Comitato sull’Intelligenza Artificiale (AI) delle Nazioni Unite e consigliere di Papa Francesco sui temi dell’AI e dell’etica della tecnologia, nel suo ultimo libro Il crollo di Babele (Edizioni San Paolo, 2024), per descrivere i primi 20 anni del nuovo millennio. Padre Benanti è stato anche intervistato sul nostro numero Marzo/Aprile 2024 di Mit Sloan Management Review Italia.
Per chi non se lo ricordasse, a Babele gli uomini volevano costruire una torre in grado di toccare il Cielo, in grado di farli diventare Dio, ma sono stati puniti per la loro superbia con la distruzione dell’opera e con la moltiplicazione dei linguaggi. Incapaci di comprendersi, gli uomini hanno abbandonato il progetto. Eppure, la torre di Babele è stata ricostruita, perché grazie al digitale si è aperto uno spazio in cui tutti parlano la stessa lingua. Ma, come nella Bibbia, è crollata: stiamo per assistere alla nuova dispersione dei linguaggi e delle esperienze.
“La torre di Babele è la metafora più idonea per descrivere lo sviluppo del nuovo millennio. Nel primo decennio, quindi dal 2000 al 2010, grazie alle piattaforme digitali, abbiamo, infatti, vissuto il sogno di creare una realtà interconnessa dove tutti potevano parlare e conoscersi”, ha spiegato Padre Benanti in una intervista rilasciata a Il Sole 24Ore. Ma dopo il sogno del primo decennio, è arrivato il crollo nel secondo (2010-2020), dove si sono visti i limiti delle tecnologie, per esempio la diffusione di fake news e l’esaltazione dell’Io. Ora, nel 2024, siamo a metà del terzo decennio: un limbo potenziale dove si è ancora in tempo per decidere come utilizzare il potere delle intelligenze computazionali.
Serve un confronto non mediato dall’AI
La svolta tra il decennio della costruzione e quello della distruzione è individuata nel libro con le Primavere Arabe, sia perché i social network sono stati promotori di messaggi di liberazione – quindi la convinzione che il digitale supportasse la democrazia – sia perché le piattaforme sono approdate sullo smartphone. Un equilibrio fragile prima del crollo. “Nel 2012 ci siamo resi conto che le piattaforme sono diventate la nuova economia, pensiamo all’entrata di Facebook in borsa. Si sono aperti nuovi spazi di monetizzazione dei dati degli utenti”, analizza l’autore.
Un libro che tratta di tecnologie, non si può esimere dall’analizzare l’ultima rivoluzione dell’Intelligenza Artificiale (AI), che apre riflessioni sul “post umano’” “Ogni giorno si vive una sfida linguistica tra la macchina che si umanizza di più, grazie alla comprensione del linguaggio naturale, e l’uomo che si ‘macchinizza’. Pensiamo, per esempio alle neuroscienze e agli impianti neuronali che trattano gli uomini come macchine interfacciabili, ma anche influenzabili”, riflette Padre Benanti. Nel “post umano” serve comprendere cosa significa essere umani, cioè cosa ci rende fragili.
Se il problema è il “post umano”, l’unica strada da percorrere per trovare un equilibrio è riscoprire il valore dell’umanità, intesa anche come socialità non mediata da uno schermo. “Dobbiamo ridare luogo alle matrici fondanti dell’Occidente, quindi alla piazza dove le persone possono confrontarsi e trovare un accordo non manipolato da algoritmi, ma fondato dalla comunione della coscienza. Solo in questo modo potremo attraversare il terzo decennio e tutelare i valori della pace e della solidarietà”, è il messaggio l’autore.
Alessia Stucchi è giornalista pubblicista. Laureata in Lettere Moderne in triennale e in Sviluppo Economico e Relazioni Internazionali in magistrale. Nel 2023 ha vinto il Premio America Giovani della Fondazione Italia Usa che le ha permesso di conseguire il master Leadership per le relazioni internazionali e il made in Italy. Nel tempo libero si dedica alle camminate, alla lettura e alle serie tivù in costume.