A Natale regala un welfare (vero)
Il Decreto Omnibus, varato dal Governo a ottobre 2024, ha introdotto un bonus una tantum fino a 100 euro a supporto dei lavoratori dipendenti con determinate condizioni economiche e familiari, che verrà erogato insieme alla tredicesima mensilità. Il bonus è, infatti, meglio conosciuto come Bonus Natale, e rientra tra alcune iniziative volte a migliorare la situazione economica dei lavoratori italiani che, come noto, sono al fanalino di coda in Europa quando si parla di stipendi.
Un intervento legislativo, senza alcun dubbio, può avere un impatto positivo nel promuovere il benessere dei lavoratori. Tuttavia, per generare un effetto reale e duraturo, è cruciale che le aziende adottino politiche di welfare aziendale strutturate, integrate e sostenibili. Queste iniziative, orientate a supportare concretamente la qualità della vita dei dipendenti, possono tradursi in significativi vantaggi strategici per l’organizzazione. In particolare, favoriscono un rafforzamento dell’Employer branding, accrescendo l’attrattività dell’azienda come datore di lavoro, e migliorano la capacità di trattenere i talenti, un aspetto sempre più critico in un contesto lavorativo caratterizzato da dinamiche di mercato in rapida evoluzione e da una competizione globale per le risorse migliori.
Quando si parla di attrattività e capacità di trattenere i collaboratori, uno degli aspetti principali che cattura l’attenzione è sicuramente lo stipendio. Molti tendono a valutare una proposta lavorativa basandosi quasi esclusivamente su questo fattore, poiché è la forma più tangibile di retribuzione. Tuttavia, negli ultimi anni, è sempre più evidente come lo stipendio, pur essendo importante, non sia l’unico elemento che conta. I benefit offerti dalle aziende stanno assumendo un ruolo cruciale nel determinare la soddisfazione e il benessere dei dipendenti. Tra questi, buoni pasto, ferie aggiuntive, flessibilità oraria, assicurazioni sanitarie e molte altre agevolazioni giocano un ruolo determinante.
I desideri e le esigenze dei lavoratori italiani
Nel suo ultimo studio People at Work 2024: a Global Workforce View, l’ADP Research Institute ha rilevato come il 52,7% degli italiani intervistati (circa 2mila) ritenga che lo stipendio sia la motivazione più importante nel lavoro. Il 53,7% dichiara, poi, di avere avuto un aumento nell’ultimo anno (una crescita dall’1 al 15%), mentre un 56% si aspetta di riceverlo nei prossimi 12 mesi. Per quanto riguarda le risposte in merito ai benefit desiderati, i buoni acquisto sembrano la soluzione più gradita dai lavoratori italiani (42%), a seguire un bonus una tantum per contrastare l’inflazione (35%) e il desiderio di un incentivo straordinario come, per esempio, ferie aggiuntive (32%).
Se lo stipendio resta infatti un fattore chiave, la soddisfazione lavorativa e la qualità della vita professionale dipendono sempre di più dai benefit che un’azienda è in grado di offrire. Un pacchetto di benefit ben strutturato può fare la differenza tra un lavoratore soddisfatto e motivato e uno che vede il proprio lavoro come un semplice obbligo. Potremmo quindi affermare che l’adozione di benefit o di soluzioni alternative all’aumento di stipendio portano a un miglioramento del benessere del dipendente, aumentano la sua fidelizzazione riconoscendogli un maggiore valore, creano un miglior equilibrio vita-lavoro. Un’azienda che investe nel benessere dei propri dipendenti viene percepita come responsabile, inclusiva e attenta ai bisogni delle persone. Questo contribuisce a costruire un’immagine positiva verso l’esterno, migliorando la reputazione del brand e aumentando l’attrattiva nei confronti di nuovi talenti e clienti.
Gianfranco Raia è CFO di ADP per il Sud Europa
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